Home Recensioni Album William Elliot Withmore - Animals In The dark

William Elliot Withmore
Animals In The dark

Animals In The Dark. Non poteva esserci titolo più appropriato per la quinta fatica di questo ragazzo dalla voce densa e insopprimibile che scava nei meandri degli stati americani più patriottici e folkloristici. William Elliot Whitmore a primo impatto sembra un uomo sulla quarantina, burbero e severo, dai toni alla Bruce Springsteen ma più enigmatici e incisivi. Sorpresa delle sorprese è ritrovarsi davanti un belloccio di trent’anni con tatuaggi vistosi, canottiera bianca e sguardo da foto segnaletica che denuncia un America che attraversa uno dei periodi più difficili degli ultimi cinquant’anni.
Insomma una vera e propria creatura della notte, che trascorre le sue tenebre in qualche locale malfamato di periferia, cercando di passare inosservato e mutando in forme docili e pacate il proprio istinto di ribellione. E’ quello che accade nelle dieci tracce di questo Animals In The Dark, album caratterizzato dal classico stile folk dove chitarra leggera e banjo sono letteralmente in contrasto con la voce strappata dalla terra americana di Whitmore.

L’album si apre con “Mutiny”, una fiera marcia militare che poteva divenire un inno nazionale del ’68. Un brano provocatorio sia nelle parole che nella melodia, un brano che sembra essere messo lì per caso completamente in contrasto con le restanti nove tracce, ma che in realtà dimostra quanta America l’autore abbia voluto incastrare in questo album. A continuare la fatica iniziale di una napoleonica Mutinity ci pensa “Old Devils”, singolo lancio dell’album caratterizzato da un ritmo cavallerizzo che incalza secondo dopo secondo fino all’esplosione finale degna delle più belle corse nel deserto.
Melodie alla Pat Garret & Billy The Kid sono contenute in “Lifetime Underground” e in “Johnny Law” tracce intrise dal fantasma del country, Johnny Cash, ma la vera chicca dell’album è “Who Stole The Soul” per quanto possa essere semplice ed essenziale entra nel limbo del sentimento.
Sono gli archi, che si precipitano a soccorrere la voce dolorante dell’autore, a provocare scariche emotive non indifferenti che navigano libere e solcano le vette di una melodia raffinata e pulita.
Toni dalle vene più commerciali e sentiti si trovano in “There’s Hope For You” che anticipa una “Hard Times” a mio avviso meno trascinatrice e largamente discutibile, concludendo il tutto sotto un’armoniosa “A Good Day To Die” che sembra preannunciare le volontà istintive di quell’animale imprigionato nelle scure tenebre americane.

Whitmore è riuscito finalmente a liberarsi da quelle prigioni e grazie al cielo lo ha fatto donandoci un album intriso di tradizione ma rivoluzionata da melodie folk, accentuate dalla fierezza vocale di questo ragazzo che di sicuro non va perso di vista.

80/100


William Elliot Withmore: Voce e chitarre

Anno: 2009
Label: Anti
Genere: Alternative Country/Folk

Tracklist:
01. Mutiny
02. Who Stole The Soul
03. Johnny Law
04. Old Devils
05. Hell Or High Water
06. Theres Hope For You
07. Hard Times
08. Lifetime Underground
09. Let The Rain Come In
10. A Good Day To Die

Sul web:
William Elliot Withmore
William Elliot Withmore @MySpace

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