Li avevamo lasciati con l’EP d’esordio Non bravi, ma belli…, un lavoro che riscontrò un modesto successo tanto che questi tre ragazzi ferraresi si sono cimentati in un azzardato sequel fatto da ottime chitarre ma anche da un estremo utilizzo di elettronica.
Tre Tigri Contro Triobrio non dovrebbe essere l’album che plasma la band, ma un lavoro che ne assicura la bravura. In parte questo si riscontra, in parte invece viene sopraffatto da pezzi portati all’estremo anche se tutte le canzoni hanno un intro molto piacevole la cui fluidità viene mantenuta si per tutto l’album, ma molto spesso compaiono note acri e un personaggio astratto che insiste sulla durezza dei brani. “30 Febbraio” ne è un esempio: la comparsa del vero e proprio ritmo ritarda, mentre il ruolo di “prima donna” lo fa un incessante sound che tamburella senza mai iniziare. Si riscalda a fatica, ma quando finalmente riesce ad avviarsi le aspettative si alzano. Il testo è estremamente piacevole, sarcastico e maledettamente ironico. Ovvio che il 30 Febbraio non esiste, meno ovvio invece è lo stato in cui spesso ci si ritrova, a fare la parte dell’animale in gabbia nel circo della società. “Giorni Felici” risulta nel complesso stonata, anche se quel barlume di chitarra che supporta il testo Distese di fiori, in prati sconfinati fa presagire un cambiamento di rotta che purtroppo non avverrà. Se in “Aveva ragione tuo padre” si poteva eliminare il sottofondo elettronico acuto che in certi frangenti tende a disturbare, in “Resta Qui” c’è poco da fare, piacevole e scorrevole, equilibrata in tutte le sue parti “Sciami” è una vera e propria sorpresa. Il ritmo si disorienta, si movimenta, diventa pienamente Rock, ma è una strada breve e si ritorna sulla principale con “Non si può”; un tributo a Bugo Bugatti è la rivisitazione di “Io mi rompo i coglioni” mentre falsetti a gogo che passeggiano su un sottobosco di Techno/Dance chiudono l’album con “Fai male quando vieni”. Senza dubbio questo è un lavoro che in un modo o nell’altro il ritmo lo trova, ma che viene scosso in alcuni frangenti dall’eccessivo utilizzo di campionatori ed elettronica. 60/100
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Max Buriani: Voce e chitarra Anno: 2010 |