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I Paradisi
Dove andrai

Con appena due anni di attività, la band dei lombardi I Paradisi giungono al debutto con un album costruito con sorprendente maturità, quella che arriva di solito a chi ha già incamerato un bel pacchetto d’esperienza. Eppure, nonostante la giovane età, la band ci consegnano 10 “paradisi” sonori da far invidia a navigati combi che sono ancora alla ricerca del loro strutturale perché. “Dove andrai” non è scritto col punto interrogativo ma vuole essere, piuttosto, un punto d’osservazione, una sospensione colloquiale come dire: Dove andrai….lo sai tu. Invece, le domande serie ed esistenziali sono reperibili nello zibaldone delle liriche, strutturate in forma cantautorale con fascinose spruzzate beat sixties e seventies. Tendenzialmente, c’è una linea-guida nell’itinerario dell’album, che traccia l’asse di demarcazione sul quesito umano fino a dove riesca ad affondare la sondina interrogativa nella propria anima, per introspezioni chiarificatrici sul proprio agire ed eliminare così le scorie di pensieri disgreganti. I Paradisi hanno sempre l’asso nella manica per deliziarci con un genere coraggiosamente anacronistico: di gran lunga meglio del Rap che potevano scegliere per tendenza anagrafica e (Deo gratias!), non l’hanno fatto . Di fatto, questa band è l’eredità dei precedenti Paradisi Noir, ma han tolto il “nero” perché ora il percorso è chiaro nella testa del quartetto: nuove visioni concettuali e differenziazione stilistica: ambo vincente uscito sulla ruota di Milano. La rassegna di “Dove andrai” è capace di esporre sonorità di stampo cinematografico, come “Un brutto sogno” e “Bocca sporca” , con l’incedere aerobico alla 007 e che filano via gustose con due commenti predominanti e distinti di chitarra elettrica e tastiera, per poi unirsi in un bell’assolo strumentale.

C’è anche la lodevole ostentazione psicho-beat ’60 in “Come un vampiro” e nella galoppante “Ali di cera” , con marcate venature rock e che non concede attimi di tregua. Ottima la title-track , dalla delicata intro in terra La Crus per poi sviluppare dinamicità che stimola appetiti Nomadi. Il vocalist Cristian D’Oria ha la particolarità di sviluppare passione senza strafare e sa anche fondere il canto con la narrazione in “Siamo complici”, dal flusso tranquillo e atmosfera immaginifica. Per chiudere il discorso, si concedono lo sfizio di tributare i Doors con la cover di “Strange Days”, arrangiata con voce riverberata e leggermente in delay: tipico mood vissuto in stagione psichedelica. Onore a I Paradisi che han creduto in uno stile un po’ demodè, attualizzandolo con disinvolta bravura e dimostrando, ai benpensanti, che in questa corrente musicale, al di là della viziosa nomea di spinelli e acidi che fu, oggi ci sono band come I Paradisi che con “Dove andrai”, se ne infischiano di fumo evanescente ma puntano a concretizzare tanto buon arrosto.

 

 

 

Year : 2016

 

Label : Autoprodotto

 

Genere : Alt-rock, psichedelica, cantautorato

 

 

 

TRACKLIST:

 

 

 

1 – Un brutto sogno

 

2 – Come un vampiro

 

3 – Bugie

 

4 – Voli via

 

5 – Ali di cera

 

6 – Dove andrai

 

7 – Bocca sporca

 

8 – Siamo complici

 

9 – Lacrima

 

10-Strange days

 

 

 

FORMAZIONE :

 

 

 

Cristian d’Oria : voce, pianoforte, hammond, fender rhodes, cori

 

Henrico Pantano : Batteria, percussioni, cori

 

Valerio Paronzini : basso. Cori

 

Andrea Mottadelli :chitarre, hammond, fender rhodes, cori

 


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