Home Recensioni Album Black Sabbath - The End

Black Sabbath
The End

Escono con The End, i mitologici Black Sabbath, un Ep dal titolo assai emblematico contenente quattro inediti e altrettante tracce live. Proprio come nell'ultimo "13", la storica band inglese incorpora in studio il batterista dei Rage Against the Machine, Brad Wilk, mentre nelle esibizioni live, riprese nel corso di alcune uscite in Nuova Zelanda e in Canada (tra il 2013 ed il 2014), la formazione risulta integrata dal batterista di Ozzy, Tommy Clufetos, e dal tastierista Adam Wakeman, figlio del più celebre Rick (il quale, peraltro, aveva collaborato con i quattro membri originali negli anni '70, suonando nell'album Sabbath Bloody Sabbath).
Questa uscita discografica non è certamente il modo migliore per chiudere una carriera di oltre quattro decadi, per due motivi: gli inediti, innanzitutto, provenienti dalle sessions di "13", suonano esattamente per quello che sono: una seconda scelta, seppur dignitosa.
Si elevano certamente "Take me home", in possesso di un riff superlativo - sebbene un tantino autoreferenziale - che trae innegabile ispirazione dai prolifici anni '70, e "Cry all night", certamente la composizione di maggiore pregio, così tremendamente evocativa, potente e variegata. Nei restanti brani, la fanno da padrone atmosfere crepuscolari e indubbiamente vicine allo stoner, genere, tra i tanti profusi, di cui i nostri possono essere considerati sorta di nobili padri putativi: ritmi cadenzati, riff essenziali, accordi pesanti, melodie affidate prevalentemente alla voce, e un ruolo assolutamente preponderante concesso, non a caso, alla sezione ritmica, soprattutto al potente basso di Butler.
I pezzi live, perfettamente divisi tra vecchio e nuovo repertorio, sono tutti carichi di un'incredibile energia decadente che fa tralasciare la pur evidente fatica che il leggendario frontman compie nel portare a termine le parti vocali.
In ogni caso, l'impronta di questi mostri sacri resta ancora così caratteristica da rendere The End un'appendice interessante della loro pluridecennale produzione: niente di particolarmente innovativo, tutto eccezionalmente suggestivo.
Resta purtroppo da constatare, e si arriva all'altro motivo di delusione, che la formazione priva di uno dei fondatori - peraltro divisa tra due incarnazioni, l'odierna e quella di un paio di anni fa, quasi a sintetizzare una carriera fin troppo caratterizzata da ingressi e defezioni - non celebra nel modo migliore la storia ultraquarantennale di un combo che, mai come altri, è stato capace di influenzare almeno tre generazioni di musicisti.
Il tristemente escluso Bill Ward meritava senza dubbio attenzioni e considerazioni migliori di quelle che gli sono state impietosamente riservate.  
In concomitanza con l'uscita di questo Ep, i Black Sabbath iniziano il loro nuovo tour, che li terrà impegnati ancora a lungo tra America e Australia-Nuova Zelanda e li porterà in Europa dal 1° Giugno prossimo. La sola tappa italiana è quella dell'Arena di Verona del 13 Giugno, una data che si preannuncia imperdibile per i fan nostrani della band.



Ozzy Osbourne: voce
Tony Iommi: chitarra ritmica, cori
Geezer Butler: basso
Brad Wilk (studio), Tommy Clufetos (live): batteria
Adam Wakeman: tastiere

Anno: 2016
Label: Universal
Genere: Metal

Tracklist:
01. Season of the Dead
02. Cry All Night
03. Take me Home
04. Isolated man
05. God is dead? (live)
06. Under the Sun (live)
07. End of the Beginning (live)
08. Age of Reason (live)

Banner

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.