Piuttosto che appartenere alla compagine metal, sottogenere doom, come viene un po’ troppo arditamente rappresentato nei comunicati stampa, Matrice, esordio discografico della cantante Stefania Pedretti - già in forza a OvO e Allun, qui presente con lo pseudonimo di "?Alos” (non è un errore di battitura, si scrive proprio con il punto interrogativo iniziale) - è collocabile nella sconfinata categoria della musica sperimentale, anzi, a dirla tutta, della sperimentazione incidentale indefinitamente sonorizzata. Agli inizi degli anni 2000 dà vita a spettacoli ove sono miscelati musica sperimentale e video/art, poi rappresentati in Italia, Europa, Stati Uniti, Canada, Messico e Israele. Articoli e recensioni sui suoi atipici progetti visivi sono apparsi su svariati magazine, tra i quali XL di Repubblica, Rolling Stone, Rumore, Elegy, Il Venerdì di Repubblica. Questa sua fatica discografica è di difficilissimo ascolto. Completamente priva di sonorità dure - cosa che, lo si ribadisce per chiarezza, la rende totalmente estranea al metal - si concretizza in un amalgama di esternazioni noise e sonorizzazioni tormentanti, manifestate tanto dagli strumenti musicali, quanto dalle voci. Queste ultime, sempre disturbate e disturbanti, si palesano sottoforma di sussurri gridati, come se una persona urlasse mantenendo il tono perennemente sottovoce, con chiara vocazione mefistofelica (il nome della label - Cheap Satanism Rec - dovrebbe in tal senso fornire un indirizzo chiaro ed inequivocabile). Gli esiti sono inquietanti, angoscianti, martorianti. Questo spettro sonoro – che sarebbe perfetto come colonna sonora del film “The Blair Witch Project” (che la cantante sembra anche richiamare a livello iconografico, attese le inquietanti immagini della copertina e del retro, entrambe ambientate in un bosco cavernoso) – ospita ben quattro delle cinque tracce contenute nel cd. Fa eccezione “Matrice”, pezzo che dona il titolo all’intero disco, unico brano musicale propriamente detto dell’intero lavoro: nell’arco dei suoi quasi 11 minuti, si sviluppa un minaccioso crescendo con cadenze magnetiche ed industriali sul quale si spalma la voce della cantante, sempre espressa nei termini inquietanti sopra descritti. Disco ultrasettoriale, consigliato agli amanti della sonorizzazione sperimentale di stampo minimalista. 50/100 |
?Alos: vocals, guitar, cello, objects
|