I sardi AD VITAM si presentano con questo demo su cd di ben 6 pezzi, non avevo notizia di questa band e devo dire di essere rimasto abbastanza bene impressionato perché vista la giovane età e la zona di provenienza (non proprio il massimo per crescere in questo settore musicale) non è facile trovare una così chiara dimostrazione di intenti. Loro si rifanno ad un certo tipo di death metal imponente ed epico di matrice nordica, dove trova spazio la melodia soprattutto delineata dalla presenza quasi costante delle tastiere e di arrangiamenti 'trionfali', ma anche parzialmente articolati e massicci. ...il sound è buono e per trovarci di fronte ad un ep di debutto devo dire che ci siamo davvero, il sestetto dimostra padronanza ed una certa dose di convinzione, cosa che non guasta mai quando ci si affaccia nel mondo underground; gli Ad Vitam sono formati da ben sei componenti che mettono su queste sei tracce tutte bene arrangiate con una certa razionalità di fondo, e che seppure semplici e dirette nel contesto sono condite da varie stratificazioni e riffing imponente, oltre al già citato background tastieristico che si attiene al feeling del momento musicale impreziosendolo o semplicemente accentuandolo in svariate occasioni ed aiutando all'economia del pezzo che senza forse risulterebbe, in alcuni sporadici casi, un poco troppo scarno e magari ripetitivo.E tutti i componenti risultano fondamentali alla buna riuscita finale di questo Edge Of Memory: batteria puntuale e senza infamie, chitarre come asce che tirano fuori kilometri di riff nella migliore tradizione scandinava seppure senza quel tocco heavy evidente, il basso giusto e mai fuori dalle righe, le tastiere che sfruttano tutto il corollario di possibilità e suoni, dai synth al piano ed infine il frontman Mattia che incarna la parte del leader death melodico con una buona impostazione vocale e varie sovra incisioni corali che non guastano affatto, oltre ad avere una buonissima pronuncia. Quindi, dicevamo che di melodic death metal scandinavo si parla senza neppure la minima ombra di quel death metal emozionale che a me personalmente rompe non poco, e più vichingo che americano per intenderci seppur con ovvi margini di miglioramento da colmare, un sound fatto di rabbia e fierezza, imponenza e un tocco di ruvida praticità con l'uso di arrangiamenti facili e diretti, atmosfere non troppo rarefatte e influenze calibrate per quello che era il target prefissato. L'EP "Edge of Memory" è però molto interessante per il lavoro concettuale che si cela al suo interno, una sorta di excursus nel dualismo imperfetto tra uomo in quanto essere naturale e la deità, in un passaggio filosofico non molto semplice da capire per i più, ma che riassume in brevi termini un dogma che può essere colmato con al razionalità senza perder di vista quel poco di immaginazione che spesso ha colmato questo 'vuoto'. Il libretto interno del disco da le linee principali di ogni brano contenuto nel cd e in un certo senso invoglia al migliore ed attento ascolto del platter, spero che molti come me si impegnino nel farlo, non è da tutti avere una certa visione delle cose seppure 'immaginifica' e di natura puramente artistica. Riparlando di musica i brani sono tutti buoni, qualcuno più di altri ma sin dalla introduttiva si denota un approccio certamente sinfonico sferrando dei colpi maestosi ed 'afferrando' l'ascoltatoore in un mare di rabbia primordiale e prode fulgore che in "Myth Longer Time" è palese. Come detto prima a mio parere prevale la maestosità e quindi l'accento epico sul melodico ma è solo una mia opinione, sono ancora certo che le atmosfere oscure e per certi versi imprevedibili, siano state pianificate e che questo non sia un disco fatto di getto, ma creato con la testa, dove le chitarre elettriche quasi non hanno un ruolo di prime donne come accade nel death melodico facendo più da sponda e le cavalcate vengono inspessite dalla onnipresenza delle tastiere come nel terzo brano "Groan of Life" dove erge imperiale la vena epico pagana del sound.Qui la batteria trema dietro le fortissime ritmiche ossessive e imperiture. "Maximus Pollex Infestus" non accenna a dare punti di riferimenti precisi e suona più 'blacky' delle altre, il suono molto dark si fa ferale e dagli arrangiamenti ancora più pertinenti se vogliamo, in un certo senso nello sviluppo del brano si percepiscono delle vere e proprie trame death, unica nota negativa, se così si vuole dire, è il momento in cui vengono utilizzati dei campionamenti tratti dal film il 'Gladiatore' ma questa è solo una mia 'civetteria' estetica.In definitiva brano lungo ma davvero incisivo, specie nella parte finale che ci regala una nuova atmosfera. "Last Man, Be Damned" è un brano unico diviso in due parti in cui si tratta del medesimo contesto, un brano impregnato di aggressività incalzante e di spirito impavido con un riffing assestato su tempi medi e ritmiche voluttuose e stavolta davvero melodiche, caratteristica questa che si palesa più che nel corso dell'intero disco, specie nella prima parte di queste due tracce, mentre nella seconda il brano si dilata e continua con una epica vena tutto sommato sognante e disillusa. Edge of memory degli Ad Vitam dimostra chiaramente che c'è qualcosa di interessante e potenzialità in questo progetto con una forte dote caratteriale e una identità che si sta definendo con importanti capisaldi concettuali che spesso vengono erroneamente lasciate al caso. Il sound imponente di questo debutto credo che non dispiacerà affatto ai neofiti con la prospettiva di arrivare ad un pubblico più ampio. Ottimo direi, aspetto di sentire le evoluzioni del sound ed uno stile più maturo e personale. 70/100
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Mattia "Vigor" Amadori: voce Anno: 2014 |