Potenza di internet. Gironzolando tra siti specializzati rimango colpito da una copertina che rappresenta un tendone da circo investito dai fulmini in una notte tempestosa e con due occhi di fuoco che osservano dall’alto la violenza della natura.
Malgrado l’impressione mi portasse a pensare ad un gruppo heavy metal, il nome del gruppo che si legge , Shadow circus, mi pareva di averlo già sentito in ambito progressive. Il fatto che il primo brano dell’album si intitoli “Ouverture” scioglie gli ultimi dubbi. Sentiamo un po’… Le sonorità, appena più moderne, ci riportano subito alla mente l’intro di 2112 dei Rush appena spruzzate da inserti “pomp”. Ce n’è a sufficienza per approfondire. On A Dark And Stormy Night (terzo lavoro del gruppo americano) è un concept ispirato dal romanzo fantasy A Wrinkle in time” ( “Nelle pieghe del tempo” in italiano) di Madeleine L’Engle (pubblicato nel 1962) che narra le vicende della piccola Meg Murry che viaggia attraverso le galassie in compagnia di 3 eccentriche signore e che riesce, dopo molte peripezie, a salvare il fratello Charles imprigionato su un pianeta sperduto nel cosmo. Ma riprendiamo il cammino. Detto della splendida “Ouverture”, in cui chitarre e tastiere si rincorrono a perdifiato, enfatiche e magniloquenti, con “Daddy’s gone” iniziamo ad apprezzare la bella voce di David Bobick, ora delicata ora aggressiva e perfetta per il sound della band. Una ballata “pomp” e financo radiofonica di ottima fattura. L’inizio più delicato di “Whosit, Whatsit & Which” è solo una fugace impressione, presto contraddetta da sferzanti riff di chitarre e tastiere debordanti. Una versione americana di “The Final Experiment” di Ayreon potrebbe essere la definizione corretta o quasi per capire che aria tira in casa Shadow circus. Dai connotati fortemente estetizzanti l’intro di “Make Way For The Big Show” ( diciamo gli Styx di Dennis De Young) che poi cresce nella sua componente heavy pomp (sempre Styx, ma quelli di James Young…) “Tesseract” è un macigno ed arcigno rock con gran lavoro ritmico (Jason Brower, batteria e Matt Masek, basso) e dell’elettrica di John Fontana ( e si capisce il perché…il brano è interamente firmato da quest’ultimo). Una bella cavalcata strumentale non di dimentico della lezione del duo Portnoy/Petrucci. “Uriel” per contro è introdotta da esili note di pianoforte e violoncello per poi confluire in un solido rock con pregevole “solo” di tastiere annesso. “Camazotz” è quasi un divertissement bluseggiante nella prima parte prima che lo hammond esploda in tutta la sua potenza purpleiana/heepiana. Un pregevole arpeggio di chitarra introduce “Ixchel” in cui anche pianoforte e violoncello si ritagliano momenti importanti e soffusi a dimostrazione di come il gruppo non solo di maglio sappia lavorare. “The bBttle of Charles Wallace” è l’epico e voluttuoso finale che riprende temi già proposti nell’”Ouverture” ed in “Daddy’s Gone” e chiude un lavoro piacevolissimo e sorprendente. “Era una notte buia e tempestosa…” 80/100
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David Bobick: Voce Anno: 2012 |