AAAARRRGGGHHH! Gli Altri sono un quintetto di origine savonese il quale, dopo un primo EP uscito nel 2011 si cimenta con il debutto di lunga durata di ben otto tracce dal titolo che fa pensare e riflettere, Fondamenta, strutture, argini. Loro sono una band giovane che gioca le sue carte tra un noise, metal rock impostato sul post hardcore, con punte di punk all'italiana ma anche alla frangia più oltranzista del punk/hardcore più tradizionale, almeno se ne sentono le tracce e l'impostazione di base. Gli otto brani del set sono tutti cantati in italiano, il disco è supportato da una serie di collaborazioni come Roberto Ceruti degli Affranti e cooprodotto da un gruppone di etichette che non sono stato ad elencare. A partire dal booklet, un digipak, e dall'artwork, davvero notevole sia artisticamente che per la cura dei particolari, tutto è studiato nei minimi dettagli per combaciare con il messaggio di un bellissimo titolo, Fondamenta, Strutture, Argini, il quale vorrebbe sottolineare il senso di denuncia e vuoto di una società e delle persone che la abitano senza avere prospettive di evoluzione positive... I brani di questo disco de Gli Altri sono tutti colorati di grigio e fottutamente claustrofobici, effetto questo accentuato dagli innesti noise e post rock, dove il quintetto savonese ben si muove tra chitarroni, refrain e chitarre classiche, ma soprattutto Gli Altri si dimostrano abili nel creare brani che pur non perdendo la loro rabbia primordiale sono tutti sentiti, personali, graffianti e potenzialmente paranoici, senso questo che non fa altro che condannare quella linearità di fondo, la monotonia assillante della civiltà e del paesaggio urbano nostrano che il gruppo credo detesti. Fondamenta, Strutture, Argini è un signor disco, fa vibrare i timpani e scuote le menti più assopite e intorpidite dal marasma quotidiano e imposto, è un album concettuale, appunto, come dichiara lo slogan sul dischetto : “la mutazione degli spazi, del territorio, dei modi di pensare e di vivere, l’individualismo”, e mi compiaccio di poterlo ascoltare, le sue geometrie concentriche, ridondanti ma anche spigolose con una musicalità anche ruvida, testi facili che colpiscono al cuore, detengono in loro l'immediatezza propria del punk e del hardcore ma non corrono il rischio di ricadere nel calderone made in Italy (ogni tanto palloso a mio modo di vedere) e si illuminano di luce propria evitando di essere troppo 'emocore', quindi li salvo dal brutto voto e anzi li premio per la loro immediatezza, esigenza importante per i gruppi giovani che si cimentano con queste sonorità personali si, decadenti ma specchio di una intera generazione. I nostri quindi si caricano alle spalle i loro personali modi di vedere e vivere il presente e la vita, trasportando in musica un grande bagaglio di emozioni e simbolismi e facendoli propri, il tutto condito con l'hardcore, soprattutto questo è ciò che mi viene in mente, le vocals in parte lo dimostrano, ma ci sono anche momenti più riflessivi e deliri parlati a la Massimo Volume e/o simili, ci sono momenti arrembanti, ma ciò che mi colpisce sono gli effetti e la miriade di varie soluzioni che scavano anche in altri generi (molti di più di quelli a cui ho accennato), il pezzo leader di questa variegata somma di generi e influenze è la song "Cera" per me il pezzo più completo e ricercato degli otto, quello che più mi ha colpito. Ma qui troverete anche il caos rumoristico con aperture a dissonanze noise, muri sonoro a la shoegaze e impavide 'oniricizzazioni' e mastodontiche dosi di riffage e refrains sofferenti dalle distorsioni deliranti. La solitudine, la sofferenza, quel senso di panico che spesso pervade una generazione costretta a vivere una realtà che non vorrebbe bene viene orchestrata dal gruppo, e quella stabile ma brutta architettura che raccontano nei loro testi crolla sotto i colpi inferti, crolla e si ripiega in se stesso quel senso di sofferenza ed inquietudine delirante. Cd da avere se siete dentro la scena moderna hardcore punk / post rock ma non solo, fate bene attenzione. prodotto indie davvero da maneggiare con cura, attenzione potrebbe causare danni collaterali come la voglia di uscire dalla monotonia con la violenza e uscire così da una situazione di claustrofobia sociale... 66/100
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Gabriele Lugaro: voce, chitarra Anno: 2013 |