Questo disco ricade nella casistica degli album costruiti con un modo stratificato, il metodo é quello degli album sinfonico orchestrali di matrice metal estrema, e in questo caso con forti tinte folk e pagane, tuttavia non si tratta del solito 'puzzle' underground senza capo né coda, al contrario ci troviamo di fronte ad un disco pimpante e certo non scevro di parti interessanti. Il fautore di tutto ciò è per l'appunto Munruthel ex Nokturnal Mortum e partecipante a vari gruppi in ambito black/folk e ambient-dark in alcune nazioni dell'Est ed oggi alle prese con un progetto solista dove si ritrova a suonare tutti gli strumenti e comporre tutte le musiche. In questo suo quinto album completo abbiamo un nuovo spazio offerto alle ambientazioni epiche e maggiori respiri melodici con l'apporto di arie folkeggianti, sul versante black metal invece si delinea la strada segnata dagli ormai sciolti Emperor e specialmente Dimmu Borgir per l'uso delle tastiere e di qualche divagazione heavy metal riscontrabile negli assoli. Si parte con l'intro tutta strumentale di "Ardent Dance of War’s God" dall'andamento serio e imponente per poi lasciare lo spazio alla song "Rolls of Thunder from Fiery Skies" ed alla successiva fiera ed epica title track "CREEDamage", dove Munruthel si destreggia tra varie tonalità vocali,pompose aggressioni e interspazi folk melodici. Si capisce da questa prima porzione di disco di quale ambito musicale si parli ed il reale valore della proposta, con un leggero decadimento in "The Mown Dawns Lie On The Ground" che tende un poco ad abbassare la tensione e il livello del disco, cantata anche in lingua madre (femminile) e con un incedere sinfonico a tratti ed evocativo in altri, ma su uno standard non del tutto convincente. Invece si riaccende la fiamma con "The Age Of Heroes", dove gli arrangiamenti sinfonici e le ritmiche Folk lasciano lo spazio ad un atmosferico e spirituale ambient apocalittico straripante di fiera pienezza e sincera attitudine, una nostalgica song in cui i synth e il ritmo tribale la fanno da padrone tra i soffocati bisbiglii narranti della voce di Munruthel... La one man band Munruthel si cimenta poi con la cover degli immancabili Bathory, padri indiscussi di tutte queste 'scorie' musicali odierne, una cover poco coverizzata a dire il vero dal titolo "The Lake" presa dal magnifico disco Blood On Ice ed arrangiata per questa versione in modo un pò meno distorto e con un feeling più moderno. Gli aggettivi non si sprecano e quindi non voglio aggiungere altro al fatto che ci siano delle idee davvero azzeccate in questo album, le atmosfere che “CREEDamage” proferisce sono quelle di un disco vario e non sempre completo, anche la song "The Eyes of Abyss" lo conferma, vorrebbe essere sia estrema che epica con accenni folktearali, ma risulta forse troppo pretenziosa e 'scollata' nelle sue parti... Il full-length in questione è un altro mattoncino verso la totale maturità di Munruthel che forse dovrebbe concentrarsi di più sull'aspetto 'evil' e pagano della proposta e brillare di luce propria lasciando da parte gli slanci power metal e le ardite scorribande nel folk tradizionale per delle luci più soffuse e fosche, il prossimo disco credo dovrà essere marchiato a fuoco e raccontare non tanto di tradizioni passate ma della fierezza della cultura pagana soffocata dal giogo 'liberista' della cultura moderna. Infatti le sorti del disco si risollevano in "Carpathians’ Shield" dove il marchio impresso dal black metal prende più forma nonostante il violino sintetico del suo momento di atmosfera classica. Il disco riusce ad emozionare il tanto che basta anche nel proseguo proponendo aspetti ricadenti nel dark-ambient atmosferiico delle finali tre strumentali divise in atti denominate "Krada" (parte I,II e III) che credo si riferisca alla runa del fuoco e della purificazione della battaglia e del fuoco, trattasi di soundtrack particolari che non potranno certo essere considerate di riempimento nonostante l’interpretazione alquanto 'easy' per certi versi drammatica nonostante le varie esplosioni elettrico-distorte con l'intenso uso delle chitarre e batteria. A Munruthel va anche riconosciuto il fatto che questo sia un disco in totale solitudine e che la creatività non sarà certo finita con questo act, emozioni e classe ci sono devono solo essere bene incanalate.Inserire il resto della recensione 70/100
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Munruthel: Voce, tutti gli strumenti Anno: 2012 |