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Storm Corrosion
Storm Corrosion

Un lavoro atteso da un po’ di tempo questo nuovo incontro tra Steven Wilson dei Porcupine Tree e Mikael Akerfeldt degli Opeth. Storm Corrosion è un progetto che sicuramente farà discutere, ma a mio avviso è il perfetto incontro di due menti geniali.

Se vi aspettate un incrocio tra le due band di cui fanno capo i due rispettivi musicisti, questo non è musica che fa per voi, ma leviamoci dalla mente per un attimo queste due favolose bands, qui la parola progressive è forse usata a sproposito anche dal sottoscritto e di metal assolutamente nessun accenno. Storm Corrosion è un CD a sé, è musica per la mente, musica che và ascoltata con molta attenzione, lasciandosi andare in un vortice musicale diverso da quello che abbiamo ascoltato fino ad ora da questi due nomi.

Storm Corrosion porta le nostre menti in contatto con  quelle di Wilson ed Akerfeldt e per una volta tanto, cerchiamo di accettare le loro ampie vedute. “Drag Ropes” ha un inizio quasi da musica da camera con testiere che rievocano archi e poi la voce di Akerfeldt, dal tocco malinconico e poi ancora arpeggi chitarristici ipnotici, un affresco di mellotron e spettacolari intrecci  vocali degni dei migliori Gentle Giant ed ancora tastiere maestose ed avvolgenti per quello che definisco il vero capolavoro del’incontro di questi due geniali artisti. Il difficile cammino di questo progetto prosegue con “Storm Corrosion”, brano molto malinconico dal delicato arpeggio acustico di chitarra e dove soffuse melodie ci portano a chiudere gli occhi e viaggiare lontano e nel bel mezzo leggere percussioni tribali e momenti d’avanguardia e sperimentali, fino a ritornare a quegli arpeggi acustici e dolci ed in lontananza si sente anche un timido flauto. Con “Hag” si passa verso la musica ambient e si sentono melodie sicuramente partorite dalla mente di Steve Wilson ed ancora una volta il magnifico suono del mellotron ci fa intraprendere un viaggio a ritroso nei magnifici seventies e specialmente in quel fantastico mondo a nome King Crimson e libero sfogo viene dato anche al drum work di Gavin Harrison e “Happy” ci riporta alcune melodie ipnotiche e sperimentali. Splendido il finale con “Lock Howl”, unico brano completamente strumentale, dove ci si avventura verso un sound vicino ai Pink Floyd, ma il brano poi si evolve e si ramifica in momenti drammatici e più ritmati ed altri sempre ambient e sperimentali e con fantastiche orchestrazioni, quasi una colonna sonora e con “Ljudet Innan” dove ancora una volta sonorità ambient ci cullano ed il sound progredisce verso un progressive molto vicino ai momenti più melodici dei Porcupine Tree.

Questo incontro finirà qui? A sentire le parole di Steven Wilson che dichiara che questo progetto è la fine di una trilogia iniziata con Grace For Downing dallo stesso Wilson e passata per Heritage degli Opeth, non è facile capire se ci sarà un futuro. Io spero di sì se il risultato sarà simile a questo, ovvero musica di rara bellezza.

90/100


Steven Wilson: Voce, chitarre e tastiere
Mikael Akerfeldt: Voce, Chitarre e tastiere

Guests:
Gavin Harrison: Batteria e percussioni.
London Session Orchestra

Anno: 2012
Label: Roadrunner Records/Warner Music
Genere: Progressive Rock/Ambient

Tracklist:
01. Drag Ropes
02. Storm Corrosion
03. Hag
04. Happy
05. Lock Howl
06. Ljudet Innan

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