Già “Storm” da la possibilità di capire la direzione intrapresa dai Lost Moon, con il rifferama maturato da Stefano che si presenta anche vocalmente migliorato rispetto al debutto. “Flying With…” è invece un blues intriso di hard rock dove spicca un assolo di chitarra a metà pezzo tanto lungo quanto notevole e dove nei solchi emerge anche una certa passione per sonorità più sabbattiane. Gli 8 minuti abbondanti dell’ipnotica “Going To Neptune” sono un trip continuo tra slanci psichedelici e liquide dilatazioni sonore degne dei Monster Magnet di Tab…25 (non a caso una delle band più amate dai 4 beneventani); “Return To…” si presenta invece come una sorta di spartiacque acustico, intriso di tribalismi vari e con una prestazione vocale calda e passionale esaltata da una produzione attenta ed efficacissima, che dona una grande internazionalità a tutto il prodotto risultando mai troppo pomposa o patinata. “Floating High” è una ninna nanna con archi sintetici molto rilassata e delicata; non proprio il miglior episodio del lotto, dove l’acidità e la propensione alla ruvidità la fanno da padrone, ma i suoi 5 minuti scarsi possono essere anche letti (visto che è esattamente situata nella parte centrale della raccolta) come attimi di respiro, dopo aver lottato col muro sonoro granitico fino ad allora imbastito. Non a caso, le tracce che compongono la seconda parte riprendono il discorso interrotto solo due pezzi prima: con “Nature In Black” che avanza cupo e pulsante, con un duello esaltante tra basso, batteria e percussioni che denotano anche una certa tecnica oltre che ad uno stile compositivo abbastanza unico nel panorama italiano e la title track, una cavalcata travolgente che non offre momenti di tregua lungo i 6 minuti della sua durata. In conclusione, questo King Of Dogs è un ventaglio completamente aperto su tutte le sfaccettature del rock: dallo stoner di chiaro stampo californiano e desertico, all’hard rock psichedelico settantiano arrivando ad un metal distante dai canoni attuali e delineato da punte di acidità inverosimili. I Lost Moon così hanno sciolto il loro cane pronto a regnare sulla scena alternativa italiana, dimostrandosi un ensemble di chiaro e cristallino talento, sfornando un disco non proprio per tutti e con qualche pezzo che risente della piena mancanza di originalità ma che riesce a mantenere viva l’attenzione nei confronti dell’ascoltatore per tutti i 50 minuti grazie ai vari stili toccati nell’album. Promossi. 80/100
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Stefano Paolucci: Voce e chitarra Anno: 2007 |