Chiunque stia cercando un album rock, oppure un album dal respiro cantautorale, rimarrà in parte deluso dal primo lavoro del giovane vicentino Paolo Cecchin - Nel mio mondo, prodotto da Matteo Franzan, Stefano Florio, Ronny Bellotto, e pubblicato dall’etichetta Pitta Records.
Come spesso succede ultimamente, anche in questo lavoro pop si sente in modo nitido l’ultima tendenza centrifuga che sembra imporsi senza incontrare resistenza sulla propria strada: l’inutilità di una dizione non eccelsa o teatrale (per carità, non siamo mica agli albori del bel canto nostrano), ma quantomeno italiana, lascia il posto alla fastidiosa presenza del “te” (e del “me”) aperto, nordista, e magari anche figo e di tendenza. Sarà forse colpa della lunga onda dei Dari o dei Lost (Franzan e Florio sono gli stessi produttori di Cecchin e dei secondi), invasori del mercato musicale pre-adolescenziale o forse l’aspetto è stato bypassato con un tacito accordo nazionale? Di chiunque sia la “responsabilità”, siamo sicuri che questa non sia una battaglia atemporale e fine a sé stessa. A proposito di battaglie, Nel Mio Mondo scatena anche quella antica tra forma e sostanza; non ce ne voglia il buon Cecchin se ci sentiamo di assegnare la vittoria, purtroppo, alla prima. Il lavoro è infatti ben confezionato: tutto sta esattamente dove, e suona esattamente come, ce lo saremmo aspettati; non manca qualche spunto interessante (la traccia iniziale "Non Mi Importa", i riff di "La Sola Ed Unica", "Happy Hour", "Spero", "La Mia Anima Resterà") ma gli equilibri e la pulizia del suono finiscono per dare un aspetto inscatolato a canzoni potenzialmente più libere e crude di come suonano nel disco. Brani che mancano di dinamicità – la batteria digitale è come un uomo col parrucchino – insieme alla semplicità dei testi, che diventa spesso banalità quando non si sanno usare ridondanze e ripetizioni, sono aspetti che vanno ad incidere sul peso specifico di Nel mio mondo. Un album pop che strizza l’occhio al rock, e che in alcuni momenti forse li strizza entrambi fino a non veder più il suo obiettivo iniziale. La scelta di inserire due cover ("Milano e Vincenzo", "La Nostra Relazione") in un album d’esordio non ci sembra francamente azzeccata, soprattutto quando non si assiste ad una reinterpretazione originale. Un lavoro “bello di sera”: il problema è che adesso è mattina e nel letto, accanto a noi, abbiamo una creatura un po’ familiare, un po’ irriconoscibile. 60/100
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Paolo Cecchin: Chitarra elettrica, acustica, piano elettrico, batteria, timpani, caxixi, cabasa, shaker, cembalo, wood blocks e cymbals Anno: 2010 |