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Iron Maiden
A Matter Of Life And Death

Dici Iron Maiden e dici Heavy Metal, in qualunque parte del mondo, con chiunque ascolti musica ed è un nome che mette d'accordo tutti anche all'interno dello stesso variegato e multicolore mondo Metal, dici Iron Maiden e dici Heavy Metal, una icona, un simbolo, il gruppo più famoso, capace di chiamare a raccolta in ogni loro show migliaia di fan in qualsiasi posto, ed è per questo che ogni loro nuova uscita è sempre attesa ed è per questo che ogni loro nuovo lavoro divide sistematicamente in due i fan, chi li osanna e chi li critica più o meno aspramente. E' uscito da pochi giorni "A Matter of Life and Death" ed è quindi logico che si riaprano le danze, iniziano i dibattiti ed in fondo è giusto che sia così ma una cosa è innegabile gli Iron Maiden sono il gruppo che più di tutti ha dato al genere Metal in generale, è stato il gruppo ispiratore di molti delle band che oggi sono il traino del movimento e di questo sempre ci si dovrà ricordare.

"A Matter of Life and Death", se non sbaglio i conti il 14° lavoro in studio ed il 3° dopo la "seconda giovinezza" di Dickinson e soci, il 3° dopo "Brave new World" e "Dance of Death" un album indubbiamente targato Iron Maiden ed un album che paradossalmente continua, tassello dopo tassello a riproporre imperterrito ed immutabile lo stesso sound, e che al tempo stesso esplora nuovi orizzonti musicali, certo molto piccoli e molto "vicini" senza mai allontanarsi troppo dalla "via maestra", troviamo quindi canzoni mediamente più lunghe del solito e più articolate ed elaborate nel songwriting con qualche vena Prog che fa capolino tra una nota e l'altra.
In buona sostanza "A Matter of Life and Death" è un disco che si ascolta volentieri, che piace anche, le canzoni sono per la maggior parte adeguatamente potenti e convincenti, il bagaglio tecnico è sempre quello di musicisti di ottimo livello ma la domanda è:
"ce n'era veramente bisogno ?", c'era effettivamente bisogno, per il gruppo, di un nuovo lavoro che poco o nulla aggiunge a quanto di grande è stato fatto in passato ? un lavoro che come ho detto è nel complesso dignitoso, più che sufficiente ma un lavoro che a conti fatti può far sembrare che un altro passo verso l'oblio sia stato percorso, senza aggiungere nessun punto in più al valore già grande della band.

Forse il continuare a cercare paragoni con i primi 5 album, piuttosto che gli ultimi o forse l'aspettativa di un nuovo "Powerslave" o di un nuovo "The Number of the Beast" in chiave più "moderna", ci fanno sempre sperare nel nuovo disco come quello della consacrazione a mito definitivo ma in realtà, i Maiden nel mito ci sono già e come spesso avviene per i miti nella loro fase calante ci troviamo di fronte ad una band che probabilmente si sente appagata, che non ha più gli stimoli adeguati e che ormai solo dal vivo, fortunatamente per noi, riesce ancora ad esaltarsi e divertirsi come un tempo.

Ma allora questo "A Matter of Life and Death" ?
Bene, si parte con "Different World" e si parte forte, una buona cavalcata corale dai riff tipicamente maideniani.
Ci riporta ai tempi di "Brave new World" la seconda canzone "These Colours don't Run" dai momenti epici ma che non suscita nessuna emozione particolare. Il primo vero sussulto in positivo lo si ha con la successiva "Brighter than a Thousand Suns", con una grande prova di Bruce Dickinson e del trio alle chitarre capaci di picchiare con riff abbastanza atipici per il sound dei Maiden ed al contempo di alternare arpeggi e scale molto più progressive, in complesso uno dei pezzi più heavy e più riusciti dell'intero album, a mio parere il migliore e di sicuro una delle canzoni meno maideniane del lotto.
Molto particolare ed interessante è invece "The Pilgrim" che come "ambientazione" ci riporta a sonorità orientali, anch'esso un pezzo capace di suscitare una buona dose di curiosità all'ascolto. "The Longest Day" invece sembra uscire direttamente da "Dance of Death", onestamente troppo lunga, troppo uguale e ripetitiva per lasciare il segno. Una onesta ballad sul vecchio stile di "Children of the damned" ma certo senza paragoni è "Out of the Shadow".
"The Reincarnation of Benjamin Bregg" è il primo singolo estratto da "A Matter of Life and Death", con riff molto più tendenti all'hard rock anni '70 che non all'heavy metal, anch'esso peraltro troppo lungo e dalla costruzione complessa ed articolata, forse talvolta anche un pò troppo prolissa, di certo non il pezzo ideale per poter addirittura assurgere a singolo, primo elemento promozionale dell'intero album.
Una lunga suite di ben oltre 9 minuti è "For the Greater Good of God" che subito riporta ad un altra "famosa" suite dei Maiden, "The Sign of the Cross"
Altro pezzo relativamente lungo, 7 minuti, è "Lord of Light" pezzo che scivola via abbastanza noiosamente senza mai riuscire ad attirare l'attenzione.
Si chiude con "The Legacy" e questa volta si, possiamo parlare di pezzo decisamente atipico per i Maiden, un gioco di armonie vocali e inserti acustici su una struttura dai suoni epici e dai nervosi cambi di ritmo.

Quindi alla fine un disco che comunque va rispettato perchè gli Iron Maiden meritano questo rispetto, un disco che brutto di sicuro non è ma che di certo non entrerà nella storia della band, un disco che paradossalmente porta gli inglesi in zone per loro nuove della musica pur restando fermamente ancorato agli stilemi del gruppo, specialmente dell'ultimo periodo, un disco che comunque bisogna ascoltare perchè nel bene e nel male è sempre un fottutissimo disco dei Maiden.

65/100


Bruce Dickinson: Voce
Dave Murray: Chitarra
Janick Gers: Chitarra
Adrian Smith: Chitarra, voce
Steve Harris: Basso, voce
Nicko McBrain: Batteria

Anno: 2006
Label: EMI
Genere: Heavy Metal

Tracklist:
01. Different World
02. These Colours Don't Run
03. Brighter Than a Thousand Sun
04. The Pilgrim
05. The Longest Day
06. Out of the Shadows
07. The Reincarnation of Benjamin Breeg
08. For the Greater Good of God
09. Lord of Light
10. The Legacy

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