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Ida Elena
My World Music

Io detestavo il mio professore d’italiano. Avevo sedici anni e amavo scrivere, di tutto, ovunque, indisciplinatamente e con un pizzico di presunzione, come molti dei miei coetanei. Detestavo il mio professore d’italiano perché continuava a farmi leggere, “mentre” io volevo scrivere. Perché volevo scrivere e non capivo che scrivere stesse alla deglutizione quanto leggere alla masticazione. Bene, detto questo, se il mio istinto letterario fosse bastato alla letteratura allora la voce della romana Ida Elena, splendida, basterebbe alla musica. Ma si sa che di istinti letterari e voci splendide ne è pieno il mondo e che per rendere un semplice disco un Disco (con la “d” maiuscola), un’ espressione artistica degna di essere considerata tale e distinta in mezzo ad altre milioni, gli aspetti di cui prendersi cura o quantomeno da prendere in considerazione sarebbero molteplici.

Se la copertina di My World Music somiglia tanto a una di quelle foto tenute nella libreria immagini in una cartella nominata “gita” nel proprio computer le cose possono essere due: o non siamo davanti a un Disco, la cui copertina, come pelle, si plasma solitamente con una certa coerenza sull’opera come per proteggerla, o siamo davanti a una donna bellissima dentro che ci farà innamorare dimenticandoci dell’aspetto fisico (e non mi riferisco certo a Ida, ma alla grafica del packaging). Ma in questo caso la povertà estetica purtroppo non fa che dichiarare una certa mancanza di produzione confermata già dal primo ascolto che, nell’era della home recording, non è certo una questione economica quanto di gusto.

Prima di ricorrere alla scelta di una sezione ritmica le sfumature da poter considerare per colorare un disco dalle sonorità acustiche e che, per giunta, richiama attraverso il titolo la World Music, la stessa che invece di sezioni ritmiche originali o alternative pullula, sarebbero potute essere molte, ma nei 12 brani che lo compongono la sezione ritmica è, invece, del tutto assente e gli arrangiamenti si appoggiano così a una distesa di chitarre acustiche ben suonate ma deboli a sostenere, più o meno da sole, l’intero album, al punto da confonderlo con un semplice demo improvvisato in un pomeriggio di noia. Arrivando infine al cuore pulsante, alla vera sostanza dell’opera composta dai testi, l’impressione è che la donna di cui parlavamo prima adesso si sia ricoperta di accessori fuorimoda e mal coordinati , col rischio di distogliere l’attenzione da quel che di innegabilmente buono c’è, ovvero il timbro vocale. E’ necessario vestire un pensiero di diverse lingue per renderlo efficace? O è forse, qualche volta, un tentativo di coprirlo o volerlo rendere più interessante col rischio di fare il suo contrario?

E’ vero che il gusto è un’inclinazione soggettiva di vedere ed apprezzare le cose come è vero che, purtroppo o per fortuna, non esiste una ragione quando si confrontano i sapori. Io non pretendo certo di averla, come credo che nessuno ne sia il detentore assoluto. Non credo che esista, l’assoluto. Ma, come ogni giudizio soggettivo che si rispetti, può assumere importanza solo attraverso la conoscenza ed il confronto in un determinato ambito. Ringrazio oggi il mio professore d’italiano, tanto detestato come si detesta la verità, per avermi fatto ingoiare centinaia di libri, molti dei quali ancora oggi non del tutto graditi, che forse non mi hanno insegnato a scrivere, né son serviti a farmi capire quanto ancora m’importi di dare un contributo letterario, ma certamente mi hanno reso consapevole del contesto.

40/100


Ida Elena: Voce e chitarra

Anno: 2011
Label: Autoprodotto
Genere: World Music/Pop

Tracklist:
01. La felicità è una piccola cosa
02. Città
03. Venice Tears
04. Credere
05. Cançao Do Mar
06. Il sole sorgerà
07. Notti nel deserto
08. Life is just a song you write
09. Ritmo di Vita
10. She moves through the fair
11. Il mondo siamo noi
12. La Quercia

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