Home Recensioni Album Gamma Ray - Land Of The Free II

Gamma Ray
Land Of The Free II

Questo disco racchiude quanto di meglio i fan dei Gamma Ray potessero desiderare. L’album, che è una degna prosecuzione dell’ormai datato Land Of The Free I (uscito nel 1995), è un lavoro ispirato sotto ogni punto di vista. Era da tempo che non si ascoltava qualcosa di concepito da Kay Hansen e soci senza che sembrasse qualcosa di già sentito, ultimamente era come se il leggendario guitarman si stesse limitando a grattare dal fondo del barile. Stavolta c’è un’ispirazione di fondo che traspare praticamente in ogni angolo dell’album. Proprio Into The Storm, primo singolo estratto dal disco, è un degno assaggio di quanto avrete modo di sentire nei brani successivi, ovvero brani di potente heavy/power suonati da una band in forma strepitosa. Dieci anni fa questo disco sarebbe stato un masterpiece presente nelle case di ogni metallaro, giovane e non. Oggi, nonostante la corrente power non goda più del vigore di un tempo, ci sono comunque ottime ragioni di ritenere che questo disco sarà amato in ogni caso da una moltitudine di metalheads in giro per il mondo.
From The Ashes è uno di quei brani di heavy classico che sarebbe potuto tranquillamente uscire negli anni ottanta senza sfigurare.
Dopo un breve intro si arriva a To Mother Hearth, indubbiamente il brano meno bello del disco. Questo è caratterizzato da una prova strumentale di pregevole fattura da parte della band da una parte e purtroppo, da un ritornello dai toni dolci e nostalgici proposti in un modo che rasenta quasi il ridicolo. Quel genere di slanci audaci che spesso attecchiscono sull’audience per un breve periodo ma che a lungo andare finiscono col rendere il disco meno interessante di quanto potrebbe essere.
Fortunatamente ci pensa la successiva Rain, orecchiabile, convinta e coinvolgente a risollevare le sorti del disco. Verso la metà c’è anche uno stacco in cui Kay si lancia in un breve momento di pathos, talmente elevato da mettere i brividi ed interrotto successivamente da un’accelerazione che riporta esplosivamente il brano alla velocità originale.
Leaving Hell è una di quelle canzoni che fanno gridare alla reunion degli Helloween. Sarebbe un sogno sentire brani come questi eseguiti dal grande Michael Kiske e purtroppo temo che resterà tale.
Empress è invece il brano più particolare (anche il più bello?) del disco. Questo riesce a trasmettere un che di positivo pur proponendo un ritornello caratterizzato da una voce gretta e mostruosa. Un brano unico e destinato ad essere ricordato a lungo, forse per sempre. Una sorta di nuova Doctor Stein che gode di luce propria, capace di entrare subito nella testa dell’ascoltatore e di restarci.
When The World è un ottimo brano che non toglie ne aggiunge nulla allo stile dei Gamma Ray e che verso la fine impazzisce con una cavalcata che accompagna un coro gelido e apocalittico prima e un bellissimo assolo di Henjo Richter poi; il finale è tutto affidato al ritornello del brano e ad un grintosissimo Kay Hansen.
Si passa così a Opportunity, brano monumentale che nel giro di un minuto e mezza vi conquisterà tenendovi col fiato sospeso. Incredibile come dalla strofa al bridge al ritornello tutto sia così fastosamente riuscito. Verso la metà, il brano dura oltre sette minuti, c’è una digressione spettacolare durante la quale viene mutuato il giro di accordi dalla maideniana “The Clairvoyant”. Loro possono permettersi di fare anche questo.
Real World è semplicemente un brano che da solo vale il prezzo del disco: tirato e coinvolgente dall’inizio alla fine, cosi come lo è anche la successiva Hear Me Calling. Entrambe posseggono dei ritornelli destinati a portale al delirio le masse che si annideranno sotto il palco durante i loro concerti. Incredibilmente giungiamo all’ultimo brano.
Si sa che quando i dischi sono così belli i fan vorrebbero che non finissero mai. I Gamma Ray devono aver preso alla lettera questa felice massima e hanno pensato bene di chiudere con Insurrection, brano della durata di undici minuti e mezzo. Difficilmente sentirete dire che la durata abbia una qualche influenza su quello che sarà il livello di attenzione da parte dell’ascoltatore. Il ritmo è talmente elevato e incalzante che non si presta al regalare sbadigli. Una degna conclusione di un grandissimo disco. Da avere.

80/100


Kai Hansen: Voce, chitarra
Henjo Richter: Chitarra, tastiere
Dirk Schlächter: Basso
Dan Zimmermann: Batteria

Anno: 2007
Label: SPV/Audioglobe
Genere: Power Metal

Tracklist:
01. Into The Storm
02. From The Ashes
03. Rising Again
04. To Mother Earth
05. Rain
06. Leaving Hell
07. Empress
08. When The World
09. Opportunity
10. Real World
11. Hear Me Calling
12. Insurrection

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