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Court
Frost Of Watermelon

Strana band quella dei Court: esordio nel 1993 con “And you’ll follow...” di altissimo spessore, seguito tre anni più tardi da “Distances” ( a parere di chi scrive non pienamente riuscito) e poi più nulla a livello discografico per oltre due lustri, finché nella primavera del 2007 il gradito ritorno con questo “Frost of Watermelon”. Conoscevo i due precedenti lavori del gruppo e li avevo visti anche dal vivo quindi, anche se non impressionato dalla copertina del cd (sarà che non mi piace l’anguria?), mi sono avvicinato con una certa curiosità a questa terza fatica per verificare la crescita stilistica (che doveva per forza esserci stata dopo oltre 10 anni!!) della formazione varesina.
E crescita c’è stata! Eccome!
E questa evoluzione è avvertibile in ognuno dei musicisti che fra l’altro rappresentano i 4/5 della line-up originale( solo Marco Stobel non ne faceva parte).
La prova vocale di Paolo Lucchina è di alto livello in ognuna delle tracce del cd, così come gli apporti del basso e della batteria suonati rispettivamente da Luigi Bonacina e da Francesco Vedani.

Di gran classe la chiatarra ora elettrica, ora classica, ora 12 corde di Marco Strobel ma concedetemelo, addirittura superiore è la personalità onnipresente di Mosè Nodari, che oltre a muoversi con ammirevole naturalezza alla 6 corde, al mellotron e all’oboe, è anche convincente nella performance vocale nell’intimistica “Wet of sky”.
Ma sono tanti i gioielli presenti nella raccolta.
Dall’iniziale “Limbo” vagamente genesisiana e con un bellissimo oboe, alla hardeggiante “Men I Met”, si passa poi al tipico Court-sound di “Walking and talking” in cui a momenti acustici e folkeggianti subentrano altri più rock, in un connubio senz’altro molto interessante.
L’originalità è probabilmente la nota che caratterizza questo lavoro: è vero affiorano talvolta spunti riconducibili ai Jethro Tull di “Heavy horses” o “Songs from the wood” o ancora agli Strawbs di “Just a collection...” ma si tratta di brevi flash che non vanno ad inficiare più di tanto quello che è il suono tipico della band.
Altro brano di notevole levatura è lo strumentale “Bridge to Maya” basato sul fraseggio della 12 corde, nella parte iniziale, in cui si inserisce il flauto, prima di un breve solo dell’elettrica ed un finale da ballata folk con tanto di mandolino. Splendido.
Prima della suite finale menzione particolare per un altro brano DOC: “Flat stones”. Incedere lento con flauto, chitarra classica, oboe, mellotron, una perfetta interpretazione vocale, un finale delicato fra i più belli sentiti ultimamente.

In un album di siffatta levatura poteva forse mancare la suite? Certo che no!
Mad and child” con i suoi 24 minuti racchiude e chiude come meglio non si poteva il cd: alternanza sopraffina di episodi “furiosi” e altri di “compostezza” e “rilassatezza” dove ogni componente “colora” con il proprio strumento un quadro a più mani la cui somma sono i COURT

85/100


Paolo Lucchina: Voce
Mosé Nodari: Chitarre, oboe, recorders
Marco Strobel: Chitarre,mandolino
Luigi Bonacina: Basso (dal 1990 fino al termine delle registrazioni di "Frost of Watermelon", Marzo 2007)
Jacopo Favrin: Basso
Francesco "linea" Vedani: Batteria, flauto

Anno: 2007
Label: BTF
Genere: Progressive Rock

Tracklist:
01. Limbo
02. Men I met
03. Walking and talking
04. When I lose
05. Past days
06. Wet of sky
07. My world
08. Bridge to Maya
09. Synaptic Ghost
10. Sun beyond time
11. Flat stones
12. Mad and child

Sul web:
Court
Court @MySpace

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