- A&B - Signor Sassolini benvenuto, per noi è un piacere averla ospite su A&B. Da qualche mese è sul mercato il suo nuovo progetto S.M.S. dal titolo Da qui a domani, che l’ha visto collaborare con alcuni dei migliori artisti dell'underground italiano. Cosa può raccontarci sul processo creativo del disco? - Miro Sassolini - Da qui a domani è un concept album e racconta la storia di Leonard, di “colui che è forte come un leone”. Parla d’amore e di vita. Racconta il tempo. Tratteggia l’eros. Dice il perdersi, il trovarsi. Il disco è costituito da dodici canzoni ed è stato realizzato con un metodo compositivo sperimentale e innovativo - che potremmo definire opposto rispetto a quello tradizionale - finalizzato a restituire centralità al corpo melodico, ovvero al nesso parola-voce. Io plasmo la parola di Monica Matticoli, la trasformo in melodia, creo il canto. Nasce un corpo inscindibile, che possiamo chiamare parola cantata o, come amiamo dire, nasce il “corpo” parola-voce. La sensibilità di Cristiano Santini e Federico Bologna “veste” poi quel corpo mediante l’inserimento della musica. l nostri brani nascono dunque “al contrario”: dalla scrittura creiamo la melodia e solo dopo “aggiungiamo” la musica. Il progetto musicale cercato da Santini e Bologna per il disco ha maglie larghissime: se da un lato tesse una trama decisa, riconoscibile e solida, dall’altro si muove su uno spessore quasi impalpabile per permettere al corpo parola-voce di irradiarsi. In questo, la scelta dell’elettronica in particolare e del minimalismo in generale è stata una scommessa, che secondo tanti abbiamo vinto.
- A&B - Da qui a domani è senza ombra di dubbio un disco non di facile ascolto. Se non si è totalmente immersi nell’esperienza sonora che il lavoro offre il rischio è di ritrovarsi spiazzati. Lei come consiglierebbe di approcciare ad un lavoro del genere? - Miro Sassolini - Personalmente non lo trovo così difficile e spiazzante. È un disco “nudo”: per questo va desiderato, corteggiato e amato. Un’interazione che richiede tempo. Se decidete di ascoltarlo, assicuratevi di entrarci dentro. Sentitelo. Vi scoprirete nudi a pensare quanto una parola, un suono, una voce possano essere seducenti.
- A&B - In contemporanea all’uscita del disco sappiamo che Daniele Vergini ha lavorato a delle clip grafiche per dare delle immagini alla canzoni, come se la musica alla fine facesse da colonna sonora ad una specie di cortometraggio. Quando potremmo vedere questi video? - Miro Sassolini - I video di Daniele Vergni sono già on-line sulle piattaforme più importanti. Niente di così elaborato. Abbiamo la fortuna di avvalerci della preziosa collaborazione di Daniele, un artista poliedrico che si occupa anche di video: questo ci permette di utilizzare la dimensione visual al meglio. Quando ascolto un brano sul web ho bisogno di immagini che lo supportino altrimenti quello che ritengo essere un video mi sembra solo una (pessima) traccia audio. Le piattaforme sono nate per essere visual e noi le sfruttiamo per quello che dovrebbero essere. Chiaro che il contributo di Daniele, che sarà decisivo durante i concerti, riguarda anche una ricerca sua personale che s’intreccia alla nostra. La silloge video di Vergni non è un dunque cortometraggio di cui il disco diventa semplice colonna sonora ma è il risultato di una ricerca mediante la quale il videoartista sonda il confine tra videopoesia e videoclip musicale.
- A&B - Sappiamo che in questi giorni sta lavorando ad un tour invernale per portare dal vivo le canzoni dell’album, può darci qualche anticipazione? - Miro Sassolini - Stiamo preparando tutto con la massima cura. Saremo in tour dal prossimo autunno in poi, il nostro management sta lavorando al calendario dei concerti che nelle prossime settimane sarà reso noto, ufficializzato. Al momento questa è l’unica informazione che posso dare.
- A&B - Lei è considerato, a ragione, uno dei personaggi chiave della new wave italiana, essendo stato per anni cantante dei Diaframma. Immagino che una domanda del genere le sia stata poste decine di volte, ma la prego di raccontarci ancora una volta l’atmosfera che si respirava a Firenze e in tutto lo stivale ad inizio anni ’80, quando il movimento prese piede. - Miro Sassolini - Domanda di routine, ogni volta devo inventarmi un nuovo linguaggio per dire più o meno le stesse cose. Credimi, non ho più parole, le ho usate tutte...
- A&B - Capisco...Probabilmente Firenze è stata la “città capitale” della new wave nostrana, dato che oltre ai Diaframma ha visto arrivare al successo band come Litfiba, Neon (solo per citare i nomi più noti). Che rapporto aveva lei con queste formazioni ? C’era unioni di intenti o sana rivalità? - Miro Sassolini - Firenze era una città relativamente piccola, ci conoscevamo tutti e frequentavamo gli stessi locali, suonavamo insieme, soprattutto con Litfiba e Moda, per ovvi motivi discografici. Per quanto mi riguarda nessuna rivalità con alcuno, ho sempre avuto più o meno buoni rapporti con tutti.
- A&B - Ha raccontato molte volte anche della fine del suo rapporto con i Diaframma. Ma c’è qualcosa a distanza di anni che magari non è stato detto, magari una puntualizzazione sulla vicenda? - Miro Sassolini - Sostanzialmente no, ho detto tutto quello che c’era da dire: è una storia senza ricami, narra di cantanti, di musicisti che lasciano una band in piena ascesa per scelte personali. Accade frequentemente.
- A&B - Lei comunque è stato molto attivo anche per tutti gli anni ’90 e ’00. Cosa ci può dire dei progetti Van Der Bosch (da lei fondato) e (P)neumatica, con la quale ha inciso un’EP? - Miro Sassolini - Il progetto Van Der Bosch è stato il mio primo tentativo di fare musica partendo da un punto di vista diverso; ho cercato di scavalcare il classico canovaccio musicale usando la scrittura come input iniziale. Un’esperienza estremamente laboriosa e impegnativa. Fondamentale però perché mi ha permesso, anni dopo, di realizzare il disco Da qui a domani. Adesso sono consapevole, so che il metodo funziona alla grande! Con i (P)neumatica dell’amico Maurizio Rocca mi sono divertito a cantare due pezzi in un loro progetto musicale che, per varie ragioni è uscito soltanto dopo diverso tempo e solo in download. Esperienza che ricordo con grande affetto.
- A&B - C’è qualcosa del suo passato che se potesse tornare indietro, cambierebbe? Insomma, qualche rammarico. O farebbe tutto quello che ha fatto, eventuali errori compresi? - Miro Sassolini - Non so, forse avrei dovuto far uscire il progetto Van Der Bosch quando era il momento ma non l’ho fatto. Probabilmente avrei potuto riaffacciarmi sul mercato discografico un po’ prima, ma ho conosciuto Cristiano Santini soltanto nel 2007 e Monica Matticoli tre anni fa. Persone così fanno la differenza, sono le anime che stanno tra l’essere e il pensare di essere. Tutto sommato mi è andata molto bene. Sto bene così e non ho grossi rimpianti.
- A&B - Signor Sassolini, siamo arrivati a fine intervista. Le lascio totale carta bianca per esprimere qualche pensiero. Grazie per la sua disponibilità. - Miro Sassolini - Seguite il nostro tour, non ve ne pentirete. Grazie a te.
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