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Central Unit

Dopo ben 6 anni di assenza sono tornati con un nuovo disco in studio i Central Unit, dal titolo I see You. Per l’occasione abbiamo incontrati alcuni membri della band che ci hanno parlato della lavorazione del nuovo album e del fermento musicale della Bologna anni ’80.

Alberto Pietropoli: Sax, flauto e voce
Roberto Caramelli: Sampler e cori
Riccardo Lolli: Voce e tastiere
Enrico Giuliani: Basso
Andrea Ventura: Batteria, percussioni, campionamenti

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- Recensione di: I See You - 2010

- A&B -
Ciao Riccardo, benvenuto su A&B. Da poche settimane è uscito il vostro nuovo album, dal titolo I see you, giunto dopo 6 anni di assenza dalle scene. Cosa avete fatto in questo lasso di tempo?
- Riccardo Lolli [Central Unit] –
Per quanto mi riguarda ho fatto un paio di figli… nel poco tempo che rimane tra famiglia ed un altro lavoro che la mantiene, ho fatto la colonna sonora per un cortometraggio e mi sono impegnato molto per mettere in piedi uno spettacolo teatrale con l’attore/musicista Bob Messini. C’è comunque da dire che i nostri tempi per la preparazione di un album sono sempre dilatati, non avendo scadenze da contratto. I mesi passano in fretta… oltre ai tempi tecnici per la produzione fisica del cd, cerchiamo di fare del nostro meglio per ottenere risultati di qualità, ed in questo caso abbiamo aspettato 4/5 mesi solo per avere Gianni Gitti al mastering. Forse molti lo ricordano alla produzione del primo album degli Skiantos, e dei Confusional Quartet. Al di là del valore tecnico, abbiamo da lui avuto una valida conferma del nostro operato dal punto di vista artistico dell’album nel suo insieme.

- A&B -
Il disco presenta molte sfumature, pur avendo un forte impianto rock progressive. Come lavorate alle canzoni e soprattutto, ci sono delle abitudini particolari quando entrate in studio di registrazione?
- Riccardo Lolli [Central Unit] –
Lavoriamo in uno studio nostro con attrezzature nostre… l’unica abitudine è non avere problemi di orario e costi. Lasciateci almeno questo vantaggio, visto che abbiamo grosse difficoltà nel trovarci tutti insieme avendo ognuno altre attività, e vivendo nei luoghi più disparati! Generalmente un brano nasce da un’idea fermata su un demo da chiunque di noi. Tengo ferma una traccia (singola di sax o tastiera, o collettiva) e ci costruisco sopra un arrangiamento, che spesso aggiusto o sostituisco una decina di volte, ogni volta sottoposto al giudizio generale. Poi si correggono gli strumenti che necessita aggiustare, e l’ultimo passaggio è quello di Andrea alla batteria.
- Andrea Ventura [Central Unit] –
E’ stato un lavoro sperimentale quello che ho fatto e i risultati mi sono piaciuti. Da quelle registrazioni in poi ho sempre lavorato così in qualsiasi ambito.
- ho registrato una batteria principale.
- ho registrato una batteria secondaria che si incastrasse con la prima (non utilizzando cassa e rullante che erano sempre e solo nella principale) ma altri strumenti come tom, piatti, hihat ecc.)
- ho registrato una terza parte in stile percussivo spesso con piatti o tom, o solo con il rullante tipo marcia militare, o a volte con percussioni o oggetti casuali - tipo scatole – che suonasse poliritmica, cioè con tempi diversi che si incastrano, di solito suonando con le bacchette ma a volte con le varie spazzole o mallets sinfonici, oppure con le mani.
Il tutto ovviamente che potesse essere perfettamente incastrato tra le batterie elettroniche e percussioni campionate di Riccardo.


- A&B -
I Central Unit sono indiscutibilmente un gruppo storico della scena underground italiana, essendo attivo sin dai primissimi anni ’80. Che ricordi hai come musicista di una piazza calda come la Bologna di 30 anni fa?
- Riccardo Lolli [Central Unit] –
Io sono entrato nel gruppo dieci anni fa dopo la defezione del fondatore Natale Nitti che ha dovuto abbandonare Bologna per lavoro, e nel 1982, quando i Central Unit entravano nelle classifiche europee con Saturday Nite, avevo quattordici anni… Passo la palla a Roberto.
- Roberto Caramelli [Central Unit] –
Grandi aspettative verso il nuovo decennio, il punk che aveva mosso le acque stagnanti del rock barock, la new wave che imperava ovunque, le radio private, e soprattutto la prima generazioni di strumenti musicali accessibili, che consentivano quasi a chiunque di fare musica. Comunque ricordiamo Radio Città, la scuderia Italian Records (a noi sembravano un po' fighetti, ma forse valeva anche il reciproco: non ci siamo mai spiegati perché non ci abbiano mai chiesto di fare dischi con loro, nonostante le amicizie con Oderso Rubini e Giovanni Natale, che sbrodolavano per i nostri amici Tuxedomoon), gli Skiantos e i Windopen Rock, il primo concerto dei Tuxedomoon in Italia, organizzato da noi nel dicembre dell'80, il comune che aveva soldi da spendere per grandiose manifestazioni estive (Contaminazioni dell'82 fu l'ultima, poi finirono i soldi e l'assessore alla cultura Sandra Soster sparì con un egiziano), e c'era molta gente che sognava di poter vivere di musica.

- A&B -
La critica da tempo vi ha affibbiato l’appellativo di “Porcupine Tree italiani”. Pur essendo un complimento che credo vi faccia piacere, trovate che sia riduttivo per spiegare la vostra proposta?
- Riccardo Lolli [Central Unit] –
Forse può essere riduttivo per i Porcupine Tree… scherzi a parte, ammiriamo molto Steven Wilson per la sua capacità di costruire uno stile personale all’interno di una musica di grande spessore, e personalmente a livello epidermico mi godo i suoi album come un ragazzino alle prese con i Pink Floyd. Come lui, anche noi abbiamo un background di ascolti più disparati; vorrei avere la sua tenacia ed il suo tempo a disposizione per produrre album diversi in quantità (No-Man, IEM, Bass Communion ecc.). Mi viene da dire che a noi, da italiani, forse scappa qualche venatura melodica in più: ma la mia natura canterburiana la tiene a bada…


- A&B -
5. C’è qualche band della scena bolognese di questi ultimi anni che ti ha impressionato particolarmente? Più in generale, c’è una formazione che magari meriterebbe più visibilità, di essere apprezzata su larga scala?
- Riccardo Lolli [Central Unit] –
A Roberto (Caramelli) piacciono parecchio i Franklin Delano; io sono invece sostenitore degli Oopart che con grande scioltezza fondono progressive e surf anni ’50 passando per atmosfere horror asiatiche… Alberto Pietropoli è da sempre nella formazione dei Bononia Sound Machine, il cui ultimo album è stato prodotto negli USA da alcuni membri dei Tower Of Power. Last but not least i Part Of Me, che con un nome ed un background omaggiante i Tool hanno prodotto due cd con uno stile personale e veramente notevole. Sono molto contento di essere stato ospitato con qualche tastiera nell’ultimo album, che credo stia per uscire.

- A&B -
La copertina di I see you è stata disegnata dal Maestro Carpinteri e mostra un poliziotto che sembra cercare con una torcia qualcosa nel bosco in piena notte. Ci puoi spiegare il significato?
- Riccardo Lolli [Central Unit] –
Il titolo I see you è nato dopo aver visto la copertina. Oltre al gioco di parole con la pronuncia inglese di C U, il poliziotto forse sta pensando “Ti vedo. Ti ho beccato.” Con riferimento all’alieno multitesta presente all’interno del digipack. Questa è la mia versione, e probabilmente non è quella giusta… Giorgio Carpinteri ci ha confessato di averci consegnato, dopo l’ascolto dell’album, un disegno già preesistente. Anche perché non disegna più e si occupa di altro, ma si rende sempre disponibile per le nostre copertine sin da quella del primo EP del 1982, da cui si può già capire la cura maniacale per il dettaglio che continua tuttora ad avere.

- A&B -
C’è qualche artista o bands con la quale vorreste collaborare in futuro, anche fantasticando?
- Riccardo Lolli [Central Unit] –
Avendo vissuto “da vicino” l’evoluzione dei Porcupine Tree sin dall’uscita e dall’ascolto dei primi album, ho avuto una sensazione di parallelismo con la mia personale evoluzione, e così qualche anno fa scrissi una mail a Steven Wilson. Abbiamo scambiato qualche opinione, ci ha dato un consiglio riguardo la qualità e quantità di suoni campionati ed è finita lì, ma non dispero… Fantasticando riempirei una lista infinita, da Robert Wyatt a Manuel Göttsching… per restare coi piedi per terra c’è un chitarrista straordinario che dalla Liguria, dopo anni di studi classici in Spagna ed esibizioni in tutto il mondo, è venuto a vivere a pochi chilometri da me: si chiama Alberto Capelli e spero di poterlo coinvolgere nei prossimi progetti.

- A&B -
Riccardo siamo giunti alla fine. Ringraziandoti della disponibilità, vuoi lasciare un messaggio ai fan della band?
- Riccardo Lolli [Central Unit] –
Grazie a te per l’opportunità di dire qualcosa, che ad onor del vero non mi è mai stata concessa in abbondanza, e forse c’è un motivo, chissà… La prima cosa che ci viene da gridare ai fan è: DOVE SIETE?…


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