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Glauco Cartocci

Glauco Cartocci non è un cantante, ne tanto meno un musicista o un compositore (o meglio, non lo è di professione). Ma è uno scrittore, lo scrittore più Rock che abbiamo in Italia in questo periodo. L’uscita del suo nuovo lavoro Com’era Nero Il Vinile, romanzo pieno zeppo di riferimenti alla musica degli anni ’60 e ’70 risulta per noi un’occasione ghiottissima per scambiare quattro chiacchiere con lui. Che non saprebbe segnalarci un talento italiano emergente tra i colleghi, ma che per la paura di finire su un’isola deserta con Pappalardo e Malgioglio, vorrebbe portarsi dietro almeno 20 dischi.

- A&B -
Ciao Glauco, innanzitutto benvenuto sulle pagine di artistsandbands.org. Il tuo ultimo libro è Com’era Nero Il Vinile, un romanzo dove musica Rock e investigazione si fondono perfettamente. Ce ne vuoi parlare?
- Glauco Cartocci-
Certo: innanzitutto grazie infinite di ospitarmi e grazie della tua gentilezza. Il libro è il mio primo romanzo, dopo un saggio e un libro di "racconti", anche se sui generis (L'Uomo Dei Rockodrilli).
La figura di Floyd Hendrix, l'investigatore del rock, mi ha dato l'opportunità di inserire i temi a me cari in una trama gialla (o meglio "nera"). La musica non è solo colonna sonora, ma parte integrante della narrazione. Come è accaduto in molti casi in passato (ad esempio Fratello Cadfael per Ellis Peters) il contesto da thriller è una scusa per parlare di qualcosa d'altro. Per alcuni è il medioevo, per altri l'antica Roma, per me... il variopinto mondo del Rock’n’roll. Ci sono parecchi rimandi anche alla situazione sociale degli Anni '60 e '70 e agli ideali giovanili dell'epoca, in special modo quel periodo brevissimo (‘67-‘69) in cui ci si illuse che il mondo poteva essere cambiato tramite il potere della musica. Però non crediate che la lettura sia pesante o profondamente sociologica, alla fine il tutto scorre con un discreto ritmo: Hendrix incontra personaggi di ogni genere, da vecchi santoni hippies a una coppia di rappers, nonché una bellissima batterista nera (che suona sempre nuda) e che gli compare in sogno... inoltre non è una lettura esclusivamente per nostalgici, perché ho avuto entusiastici commenti anche da ragazzi di 14 anni che mi hanno confidato di essersi accostati a determinati artisti tramite i miei libri... una bella soddisfazione, credetemi!


- A&B -
Sei un fan dichiarato e accanito di Beatles e Jethro Tull. Come ti sei avvicinato alla loro musica, ma soprattutto come hai vissuto quella stagione, che sembra essere irripetibile ?
- Glauco Cartocci -
Beh, i quattro di Liverpool sono stati il primo amore, e mi hanno salvato da un'adolescenza da secchione... Loro e tutto il primo rock, quello degli Who, dei Cream, degli Animals... Nel 1969 poi, approfittando di un "vuoto di potere", la band di Ian Anderson ha afferrato il mio cuore, per non mollarlo più. Certo, come dici tu, quella stagione sembra irripetibile e nonostante mi ci sia impegnato più volte, mi riesce difficile "innamorarmi" di nuovo di un gruppo Rock... probabilmente gli ultimi a sconvolgermi sono stati i Police e i Simple Minds. Invidio i ragazzi che riescono ad accostarsi con entusiasmo, che so, ai Linking Park o altri nuovi "eroi", ma mi chiedo sempre quanto costoro potranno durare. La grossa differenza con oggi è che nei tardi sixties la tecnologia non c'era, e i Beatles o i Pink Floyd dovevano arrangiarsi con i mezzi abborracciati e spesso caserecci per creare suoni che adesso chiunque può fare con un semplice software. Loop mediante nastri tagliati e appiccicati, echo boxes torturate, reverse speech, varispeed... la loro fantasia era infinita. Per non parlare dell'epoca Progressive, il momento in cui i rockers capirono che potevano rivaleggiare con gli strumentisti classici. Ecco, come la metti la metti, quei periodi non torneranno logicamente più, perché la situazione è radicalmente diversa. Ma prima o poi spero che qualcuno "rivoluzioni" di nuovo il panorama. Io le mie due o tre rivoluzioni le ho viste, aspettiamo fiduciosi...

- A&B -
Il Caso Del Doppio Beatle è probabilmente la tua scrittura più famosa, che ti ha portato anche a molte apparizioni televisive. Difatti la leggenda che avvolge tutt’oggi la figura di Paul McCartney è ancora forte e di attualità almeno quanto l’aspetto musicale. Dicci la verità: Paul è vivo o morto?
- Glauco Cartocci -
A Roma si dice "più ci studio e meno ci capisco" e questo è il mio caso, come credo lo sarebbe per chiunque si accostasse senza pregiudizi a questa straordinaria vicenda. L'unica cosa certa è che va smontata la tesi spesso sostenuta (ad esempio da Red Ronnie, ma furbescamente "appoggiata" anche da Sir George Martin) in base alla quale il tutto possa essere stata una burla architettata da un Dj americano. Se burla fosse (e questa è una delle ipotesi, The Great Hoax) nessuno al di fuori dei Beatles stessi avrebbe potuto ordirla, perché gli indizi, tanti e innegabili, l'hanno inseriti loro, personalmente, nei dischi. A quale scopo non si sa. Alla fine, però, il mio compito non è propendere per l'una o l'altra interpretazione, ma dare al lettore uno strumento per formarsi un'opinione... ammesso che sia possibile, tanto intricato è il mistero. Infatti nel libro traccio due quadri (anzi tre) riassuntivi finali, nonché fornisco una carrellata sulle ultime teorie venute fuori dal dibattito in rete (che ogni giorno si arricchisce di ipotesi- incredibile per una storia di 40 anni or sono). Inter nos, posso dire che io ritengo al 60% che Paul sia vivo, al 30% che sia stato sostituito (morto o vivo che sia), e la percentuale non è bassa. Infine esiste un 10% di possibilità (sempre nella mia opinione) che sia successo qualcosa di veramente straordinario, al di là delle possibilità umane. Ma come capirai quest'aspetto viene trattato solo marginalmente, dato che la natura di un "saggio" è quella razionale e pseudoscientifica.



- A&B -
Qual’è tra gli emergenti in Italia, il miglior scrittore del momento secondo te?
- Glauco Cartocci -
Sinceramente mi cogli impreparato, perché le mie ultime letture non hanno riguardato autori italiani. In letteratura sono molto meno esterofilo che in musica, anzi il mio scrittore preferito è Italo Calvino, ma il caso ha voluto che di recente abbia letto solo Ian McEwan, Paul Auster, Margaret Atwood... sto leggendo Il Gioco Dell'angelo di Carlos Ruiz Zafon, ma lentamente, perché quando scrivo qualcosa di mio mi riesce difficile seguire altri autori (anche se ovviamente molto migliori di me!!!)

- A&B -
Due anni fa, insieme ad altri 2 autori (Giancarlo Gasponi e Marco Lodoli) hai dato vita a Roma- Il Fascino Dell’eternità. Che rapporto hai con la capitale, soprattutto sotto l’aspetto musicale ?
- Glauco Cartocci -
Preciso che il libro, come altri precedenti, è principalmente opera del mio caro amico Giancarlo, fotografo di grande livello: le fotografie del libro sono le vere protagoniste, introduzioni o descrizioni ci sono solo per completezza, ma sono convinto che il libro sarebbe bellissimo anche con le sole foto. Dal punto di vista musicale la Capitale non mi trasmette molto, purtroppo non amo le canzoni romanesche e meno che meno gli inni vendittian-calcistici... Credo sia stata grande l'epoca del Piper Club, ma io vissi solo gli ultimi anni (ero troppo piccolo, quando Julie Driscoll e Brian Auger suonavano lì...), però se mai ci sarà una seconda avventura di Floyd Hendrix, ho già deciso che si svolgerà nella Città eterna... ve lo immaginate l'occhio di un rocker in un ambiente tanto diverso dalle brume londinesi? E anche qui potrà trovare tracce di Rock, anche se molto sotterranee...

- A&B -
Nel tuo spazio personale sul blog Poche Chiacchere ti diverti molto ad analizzare i testi di grandi classici del rock. Chi tal punto di vista lirico, trovi ancora attuale tra i gruppi degli anni ’60 e ’70?
- Glauco Cartocci -
Bellissima domanda, sai? Spesso sono in difficoltà, perché mi rendo conto che determinate liriche, come ad esempio quelle di Pete Sinfield dei primi Crimson, suonino oggi molto legate al periodo, quella sorta di "sballo poetico" in cui ogni accostamento era legittimo, ogni frase senza senso poteva essere inserita, in attesa di un esegeta volonteroso. Ovviamente, riportate al contesto, ci sono grandi capolavori... e pur tuttavia ritengo che molti testi di Pete Townshend, di Paul Simon, di Joni Mitchell siano attualissimi e risultino ancora coinvolgenti. I Beatles, dal canto loro, hanno creato una forma di nonsense che rende i loro testi del periodo psichedelico immortali. Amo molto anche Morrison, che è... Morrison, basta la parola. E per finire citerei sempre Ian Anderson, che è una miniera di liriche intelligentissime, anche se qua e là difficili da interpretare per chi non è di linguamadre.



- A&B -
Ti definisci “compositore e suonatore per hobby”. Ma non sappiamo né quale strumento né cosa ti piace suonare e comporre. Parlaci un po’ di questo tuo “dark side”.
- Glauco Cartocci -
Iniziai con la chitarra, come tutti, nel 1967. A 30 anni (troppo tardi) imparai un po' di batteria, che ho suonato fino a ieri, ma ovviamente cominciando tardi non si diventa mai bravi. Me la cavicchio, ho gusto, ma quando vedo i batteristi "veri", tecnici (Hey, ciao, Andrea...) resto sempre sbalordito.
Compongo testi in inglese dal lontano 1976 e musiche, allora preminentemente con l'aiuto di una 12 corde Eko che ho ancor oggi (anche se un po' "sderenata"). Poi con l'avvento delle tastiere midi e dei campionatori mi sono fatto un notevole numero di CD autoprodotti in cui suono tutto, con l'aiuto di un cantante (Max) e di mio fratello Riccardo che suona la solista molto meglio di me. Il genere, ovviamente, è Rock/Pop con un minimo di Progressive. Pur non essendo affatto un virtuoso di nessuno strumento, ritengo di cavarmela bene come autore, e sono soddisfattissimo della mia produzione, che comunque resta per uso personale (= no spaccio, solo modica quantità). Poi ho un figlio che suona, classica e Rock, e migliorerà moltissimo (anzi lo sta già facendo) lo standard di famiglia.


- A&B -
Concludiamo ringraziandoti, chiedendoti una lista di 5 dischi che ti porteresti su un’isola deserta e perché.
- Glauco Cartocci -
Solo 5???? e come si fa, già ne ho preparati 20 per l'Isola... e poi se sulll'Isola ci trovo Malgioglio o Al Bano o Pappalardo come li combatto? Vabbeh, passamene 9:
1. Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, dei... indovina un po'. (Non c'è bisogno di dire il perché!)
2. Songs From The Wood, Jethro Tull (ce ne sono molti dei Tull che amo, ma questo per me è il capolavoro)
3. Selling England By The Pound (ma come si fa a sceglierne uno solo dei Genesis? e Peter Gabriel "solo" lo lascio a casa?)
4. Strange Days dei The Doors. (meno epico del primo, ma più omogeneo)
5. A Saucerful of Secrets dei Pink Floyd (caposaldo della psichedelia, anche se, sfidando le ire dei benpensanti, confesso che oggi come oggi ascolto più volentieri "A Momentary Lapse Of Reason")
6. Thrak dei King Crimson (il capolavoro dell'era Belew, la musica del futuro... I Crimson sono l'unico gruppo che è sempre nuovo, lustro dopo lustro)
... e qualche voce femminile no?
7. Never Forever di Kate Bush
8. Miles Of Aisles di Joni Mitchell (doppio live, così ne ho 2 al prezzo di 1... altrimenti Hejira.)
9. Streetnoise di Julie Driscoll & Brian Auger (un disco unico, poco conosciuto, ma magico)
(... vorrà dire che gli Yes, i Procol Harum e i Police me li farò portare da Leone di Lernia quando viene sull'isola a rimpiazzare qualcuno che abbandona...)

Grazie mille Fabio!


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