Etichettati sin dal loro esordio (in maniera abbastanza dozzinale e approssimativa) del 2007 come una versione più "indie" di Bruce Springsteen (anche loro vengono dal New Jersey e adesso condividono con lui anche il produttore di culto Brandan O'Brien), i The Gaslight Anthem tornano a due anni di distanza dal riuscito American Slang con un nuovo album di inediti dal titolo Handwritten. La formula stilistica del quartetto capitanato dal carismatico Brian Fallon è la solita che ha consentito loro di aver un buon successo planetario: rock da stadio melodicamente avvincente (come nel caso del bel singolo apripista "45") con un attitudine vintage e continui rimandi agli anni '60 e '70 (come si evince anche dalla copertina). Non mancano - come detto in apertura - i riferimenti al rock stelle e strisce degli anni d'oro, ed il fantasma del Boss aleggia tanto nella grintosa e muscolosa title track quanto nella successiva ed irresistibile "Here Comes My Man" (a parere del sottoscritto la migliore del lotto); Fallon è un buon autore ed un eccellente esecutore: la sua voce roca e profonda sporca a dovere il lavoro della band (a volte forse un pò troppo pulito in alcuni brani), sorretto però sempre da un muro chitarristico degno del rock più classicheggiante. Il disco è pieno zeppo di buoni brani, senza nessun riempitivo di sorta ma senza nemmeno nessuna vetta che faccia gridare al miracolo, i The Gaslight Anthem sono operai della musica e approcciano in maniera artigianale con tanta devozione e sono bravi anche ad emozionare con ballate del calibro di "Mae" o a far trasudare passionalità nell'acustica "National Anthem" (ma obbiettivamente quando performano brani dal taglio più punk pop come "Howl" le cose vanno peggio). Da segnalare nel resto della tracklist anche il bel blues "Keepsake" e "Too Musch Blood", episodio dalle tinte hard rock dove Fallon fa quasi il verso a Chris Cornell. Chiosando, Handwritten è un buon lavoro, curato, ben prodotto e di facile fruibilità: il gruppo di New Brunswick lavora di album in album, per migliorare la forma canzone in cerca del brano rock perfetto per le radio, e questa è la cosa che alla fine gli riesce meglio; ci sono ancora alcune incertezze stilistiche facilmente eliminabili con l'esperienza (al quarto album possiamo ancora concedergli qualcosa - alla fine sono ancora molto giovani e ci sono pure simpatici). Per il resto, se siete fan sfegatati dei vari Tom Petty, Springsteen e anche Pearl Jam, siete dinnanzi al disco che fa per voi, con le giuste proporzioni, chiaramente. 69/100
|
Brian Fallon: Voce e chitarra Anno: 2012 |