Caravaggio il maledetto
Roma, Teatro Ghione, dal 29 febbraio al 3 marzo 2024

Suggestiva interpretazione di Primo Reggiani, che ha saputo rappresentare in maniera altamente suggestiva il substrato interiore di un personaggio estremamente complesso come Caravaggio, trasgressivo, bellicoso, violento, irascibile, scandaloso.
Anche se quest'ultimo non era bello, è condivisibile la scelta registica di affidare il suo personaggio ad un attore affascinante, quale Reggiani è, come a sottolineare la valenza sottesa al contrasto tra bello e maledetto. Egli ha uno sguardo penetrante che incarna perfettamente, nelle sue allucinazioni, l'uomo stanco e delirante, rissoso, impertinente, a volte passionale e tuttavia libero da condizionamenti ed intromissioni quale Caravaggio innegabilmente era. Reggiani grida il bisogno di disegnare, anzi "fotografare" l'umana sofferenza, il buio e la luce, il bello esteriore, il brutto interiore.
A Fabrizio Bordignon è affidato il difficile compito di calarsi
nei panni di personaggi diversi, cosa che gli riesce con apparente disinvoltura e rinnovata maestria, peraltro mantenendo inalterata la sua credibilità interpretativa, catturando l'attenzione del pubblico in modo sorprendente
.
Francesca Valtorta, infine, interpreta la dignitosa e furba prostituta Lena, vera e propria musa del Caravaggio, riuscendo a contemperare la malizia della donna peccaminosa e la virginale attitudine che poi sarà trasposta su tela, vestendo i panni della Vergine Maria (il pittore l'aveva convinta a posare per lui, dicendole che tutti l'avrebbero esaltata, ammirandola in quelle vesti sacrali). L'attrice esprime perfettamente questo dualismo: sensuale ed enigmatica, commovente quando canta sussurrando gli stornelli romani, ribelle quando alza la voce e fugge dalle tentazioni.
A fronte di queste interpretazioni impeccabili, destano perplessità alcune scelte registiche di carattere tecnico: tralasciando considerazioni sugli stornelli romaneschi - che, pur interpretati impeccabilmente, appaiono decontestualizzati (storicamente, sono infatti collocati grosso modo nell'800, cioè circa 200 anni dopo gli eventi narrati) - resta senza spiegazione l'utilizzo di una scenografia troppo essenziale, finanche scarna, ove stracci e lenzuola si trasformano nelle opere più famose dell'artista. E' una scelta coraggiosa, certo, ma la stessa non è sublimata, gestendo le luci, da un doveroso gioco di chiaro-scuro, come ci si aspetterebbe parlando del noto artista lombardo, che proprio sull'alternanza rivoluzionaria tra luci e ombre avrebbe costruito il suo successo. Quanto sopra è parzialmente attenuato da ciò che viene proiettato sullo sfondo del palcoscenico, che promuove effettivamente una innegabile ed autonoma efficacia estetica.



Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 1° marzo 2024.




CARAVAGGIO IL MALEDETTO

libero adattamento di Ferdinando Ceriani
tratto da “Caravaggio, probabilmente” di Franco Molè
regia di Ferdinando Ceriani

con
Primo Reggiani
Francesca Valtorta
Fabrizio Bordignon


Caravaggio e quello che probabilmente può essere accaduto. Il fascino delle immagini, dei quadri composti come pronti per prendere vita, l’assoluta concretezza della luce, la forza evocativa dei bui improvvisi, le facce, quelle straordinarie facce impresse da sempre nella memoria. E poi la Roma cinquecentesca e eterna dove le epoche si sovrappongono e si fondono l’una nell’altra, Trastevere, San Luigi dei Francesi, i luoghi deputati che hanno segnato l’arte creativa del pittore, le ombre dei ricordi e gli incubi, l’amore e la morte che lo hanno perseguitato.Tutto questo è Caravaggio il maledetto, la storia di un artista che ha reso la sua vita arte e ha dato all’arte la vita, sempre in lotta con gli altri e con sé stesso, fino all’ultimo giorno quando, stremato, venne lasciato morire su una spiaggia vicino a Porto Ercole il 18 luglio 1610. Ora, si dice che prima di morire la nostra mente ripercorra i momenti salienti della vita e forse questo sarà accaduto anche a Caravaggio, steso sulle assi di un vecchio letto da pescatore. Chissà quali immagini, quali personaggi sono tornati a fargli visita in quegli istanti di dolore e di sgomento. I dettagli della sua morte ci sono sconosciuti e questo vuoto è il giusto spazio in cui può nascere un’opera teatrale con le sue verità e le sue verosimiglianze. In poco più di un’ora di spettacolo, Caravaggio, ormai morente, consumato dalla febbre, parla, racconta, ricorda alcuni frammenti della sua straordinaria esistenza. Sente delle voci, rivede squarci di quella Roma violenta e dissoluta in cui si è affermato, i suoi quadri prendono forma e vita sulle pareti della sua stanza e dai loro angoli più oscuri riemergono personaggi a lui cari, su tutti il Cardinal Dal Monte, il suo committente e protettore e Lena, la prostituta che ha dato il volto alle sue madonne.(Fonte: comunicato stampa) 

Teatro Ghione
Via Delle Fornaci, 37
00165 - Roma

Telefono: 06/6372294
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