Checco Zalone torna a Roma dopo l'esperienza al Brancaccio dello scorso marzo, riproponendo il collaudato spettacolo Amore + IVA: due le serate inizialmente organizzate (28 e 29 agosto), poi andate prevedibilmente esaurite ed estese a quattro (1° e 2 settembre). L'attore manifesta molteplici capacità, tra cui il pieno dominio del palco e la gestione assoluta di un pubblico esteso, pur a lui totalmente devoto, senza concedere alla curva dell'attenzione la minima flessione verso il basso. Il fatto che quanto sopra alimenti il suo ego smisurato, anche non troppo velatatamente, in realtà, è espressione di una debolezza perdonabile in ragione di un talento indiscusso e di una cifra espressiva che si rinnova ciclicamente, pur mantenendo invariati gli alvei tematici ove va a pungere il suo sarcasmo furente. Il pugliese, infatti, come da sua abituale creanza, offre uno show incentrato sulla esaltazione esasperata del politicamente scorretto: immigrati, omossessuali, anziani, politici, dittatori, cantanti, poveri, ricchi, finanche sé stesso, i suoi conterranei pugliesi nonché i musicisti che lo accompagnano sul palco, addirittura anche il Nazareno. Nessuno è esente dai suoi attacchi sfacciati ed insolenti, sparando egli a zero in ogni direzione con rinnovata e spavalda sicumera. Non c'è alcuna tregua, nella sua veemente irriverenza, che impatta su temi delicati ma prevedibili in maniera tutt'altro che delicata e sempre in termini imprevedibili, in bilico tra irrispettoso surrealismo e irriguardosa demenzialità. Chi va ad uno show di Luca Medici sa quindi molto bene cosa aspettarsi, ma vive con trepidazione la sorpresa di quale, tra i molteplici fronti a disposizione, egli andrà a bombardare. Detto ciò, l'aspetto interessante di questo spettacolo è rappresentato anche dal quantum complementare che lo stesso riesce ad offrire: non soltanto la irruenza zaloniana, quindi, ma anche gli interventi autoironici dell'attore Maurizio Bousso, che impersona lo stereotipo dell'immigrato come da becero immaginario collettivo (ma che, come si evince da nome e cognome, è in realtà italianissimo) e la capacità esecutiva di una band che funge da felice corollario di intrattenimento, grazie anche una chiara e collaudata osmosi interna. Nella compagine appena descritta, spicca un chitarrista solista di raro talento virtuosistico (al punto che, dal duo Egidio Maggio/Checco Zalone, ci si potrebbe aspettare in qualsiasi momento un'azzeccata parodia della blasonata coppia Eddie Van Halen/David Lee Roth), la incredibile voce di Alice Grasso, (ottima spalla attoriale ma anche, e soprattutto, pregevolissima cantante lirica), lo straordinario talento bicefalo della sassofonista Felicity, capace di esternare, da un lato la soffusa delicatezza del sax soprano, dall'altro la focosa impetuosità del sax tenore (a proposito, ci piacerebbe proprio intervistarla!). Quanto agli episodi non inediti, che in ogni caso non ci si stanca mai di rivedere, si segnalano il siparietto dell'immigrato (attinto dal lungometraggio "Tolo Tolo"), la favola lgbtq ambientata in Calabria (già interpretata al Festival di Sanremo del 2022) e i brani musicali "Gli uomini sessuali", "Samba del culo piatto", "Bocchigno rigato" (l'ultimo fa parte degli esordi dell'attore, a TeleNorba, ove si presentava come Luquinho, prima dell'avvento del ciclone Zalone). Nel parterre, tra gli altri, anche un divertitissimo Gigi Marzullo, sentitamente ringraziato per la presenza, poi immancabilmente perculato subito dopo. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 29 agosto 2023. |
Checco Zalone Produzione: Arcobaleno Tre, MZL
|