Album

Il Giardino
Medusa

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Scritto da Bartolomeo Varchetta Martedì 30 Maggio 2017 20:59

Secondo album per i cinque sassaresi che si cimentano in un misto di cantautorato pop, electro e alternative, saggiamente condito con marcate influenze rock. Nel complesso, l'incisione è decisamente fruibile e mostra quanto la formazione sarda sia cresciuta e maturata in questi anni, sia nelle composizioni, sia nelle esecuzioni. Le chitarre elettriche costituiscono la base di tutto l’album, protagoniste con riff e arrangiamenti tipici della tradizione di genere. Il risultato si concretizza in sonorità mai morbide, con i sintetizzatori usati come corollario alla genuina manualità dei musicisti. Sul fronte dei testi, siamo fortunatamente lontani da sdolcinate divagazioni sentimentali.

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Pain of Salvation
In The Passing Light Of Day

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Scritto da Bartolomeo Varchetta Mercoledì 24 Maggio 2017 22:00

Antefatto
Scoprii l’esistenza dei Pain Of Salvation per puro caso, quando nel 2002 figuravano come band di apertura al tour dei Dream Theater.

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L.E.D.
L'irriverente

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Scritto da Max Casali Mercoledì 24 Maggio 2017 21:44

Bisogna dare atto a coloro che, in un’epoca cosi frenetica, sanno fermarsi per imporsi delle sane riflessioni per escogitare nuove forme d’arte. Il trio pavese dei L.E.D riescono nell’intento proponendo l’e.p. d’esordio “L’irriverente”. E’ sicuramente un titolo in cui ci sguazzano non poco, poiché è il probabile, stizzoso commento che può suscitare  nell’ascoltare questo lavoro  difficilmente classificabile .

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Tiziano Mazzoni
Ferro e carbone

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Scritto da Max Casali Mercoledì 24 Maggio 2017 18:39

E’ un gran piacere constatare che, nella musica, si stiano abbassando le opulenze d’arrangiamento e mitigando i toni a favore di un discorso che arrivi al cuore della gente senza schierare urla e arroganza. Dischi come “Ferro e carbone” del pistoiese Tiziano Mazzoni fanno pace con la prepotenza, la soverchieria, il riluttante egoismo pregnante nella nostra società. Col suo terzo lavoro, il Nostro sa esprimere, attraverso un bel pop-folk cantautorale, una gamma di vari sentimenti con rispettosità ma anche con un certo peso quando occorre. Lo comincia con “Sciogli il cane”, sicuramente il pezzo più bello dell’album che nelle sonorità rimanda un po’ a Nino Buonocore. Unico appunto l’assolo di chitarra acustica a metà strada è poco incisivo. Gustoso anche “Il Volo” con testo più impegnato ed i i livelli degli strumenti sono eccellenti, nei quali spicca l’azzeccato assolo di armonica anche se, forse, troppo riverberato e sembra che suoni distante. Molto intimista, invece, “Rita e l’Angelo” , da apprezzare senza mezzi termini in un mondo dove si cerca solo la Hit da lanciare per radio. Il finale strizza l’occhio a “People get ready” , già coverizzata da Jeff Beck e Rod Stewart.

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Vicolo Inferno
Stray Ideals

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Scritto da Gianluca Renoffio Lunedì 22 Maggio 2017 20:51

Piacevole questo disco dei Vicolo Inferno che propone un hard rock tinto di heavy con timbri e sonorità tipiche degli anni 80 e 90. Ascoltandolo non si può non ricordare Deep Purple e Black Sabbath o i più recenti Pearl Jam e Metallica. Un mix di potenza, urla, sferzate vocali, ballad, chitarre “marce” ed una sezione ritmica nuova fiammante, formata da batteria e basso, che persegue sistematicamente lo scopo di tenere la cellula ritmica precisa e sospesa, per muovere lo stomaco dell’ascoltatore in attesa del successivo sviluppo.

Una musica non innovativa quindi, ma ben suonata e ben congegnata quanto ad alternanza tra momenti frenetici e tiratissimi, come “Unnmeables” e “Noise of Silence” e momenti di maggior introspezione contaminati da vene grunge come in “Rude Soul” o da istinti heavy prog come in “Crosses Market”, dove forse il mio gusto si è trovato a maggior agio.

Scorrendo i brani del CD vi si possono comunque trovare anche tentativi di superare schemi e stereotipi alla ricerca di una propria dimensione ed originalità: ecco quindi l’uso della voce femminile in “Two Matches” o ancor meglio la miscela di Southern Rock ed Heavy Rock di “Rough Hills” che promette di portare ad ulteriori evoluzioni.

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Salamone
Pericoli e ballate

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Scritto da Max Casali Lunedì 22 Maggio 2017 20:46

Nell’epoca dell’urlo, dello spintone, dell’angheria, c’è chi prova, invece, a farsi spazio con il sussurro suadente di un cantautorato di gran classe che ri-dona il gusto dell’ascolto pacato e sorprendente. Parliamo del siciliano Salamone che già col precedente “Il palliativo” aveva già dato adito a rumors lusinghieri e promettenti. Promesse mantenute anche con “Pericoli e ballate”, 10 acquarelli di città, storie, strade, personaggi, angolature di vita, brillantemente descritte con tocco delicato e talentuoso. Qui c’è la carezza narrativa della “Paris” dell’800, come l’omaggio , terribilmente attrattivo, per quel “Sor Piero” un personaggio sui generis che sapeva calamitare folle, benché bollato come uno sgangherato neuronico. Il tutto in toni soffusi e rispettosi, quasi a voler sfiorare l’indole di ognuno di noi senza essere mai soverchiante. E l’intento è pienamente centrato con una proposta che rimanda alle suadenti sonorità del passato, tra inserti di swing, blues e folk. Ci si crogiola nel gusto di assaporare echi deliziosi di Sergio Caputo in “Pericoli”, “Sandali” e “Vuoti a perdere”; quest’ultima in clima Be-pop che, a mio parere, si candida a prossimo singolo (dopo “Se non m’inganno”, squisitamente ciarliera e godibile), in quanto riesce a divertire, nonostante la drammatica tematica di migranti e barconi colabrodo.

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Claudio Simonetti's Goblin
Profondo Rosso

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Scritto da Gianluca Livi Giovedì 18 Maggio 2017 18:57

In copertina campeggia il vecchio logo dei Goblin e viene riportata la scritta "Original Soundtrack" nonché l'avviso "40th Anniversary Edition".
Parrebbe un'operazione di remastering ma, a ben vedere, sopra al citato logo, compaiono nome e cognome di Claudio Simonetti e sul retro non c'è traccia alcuna dei vecchi membri, a parte il citato tastierista.

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Ella Goda
Ella Goda

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Scritto da Max Casali Domenica 14 Maggio 2017 17:34

Ci son voluti all’incirca 1500 giorni di gestazione per il primo lavoro omonimo degli Ella Goda. Arrivano dal bergamasco, sono attivi da 4 anni e la loro proposta è decisamente accattivante che raccoglierà consensi. E’ un album che, per semplicità , s’inquadra nel power-pop ma non è propriamente cosi. Conierei, piuttosto, col marchio “lord-pop”, in quanto il sound ha sfumature signorili di pop ma anche di rock, piazzato in giuste dosi. L’opera parte col singolo “La cura Schopenhauer”, basso severo per introdurre un pezzo che ha il suo fascino nelle latenti trombe e l’arpeggio lontano di chitarre con l’azzeccata alzata di un’ottava nella tonalità. Si prosegue con “La mia eredità” in cui si rende omaggio al padre del singer Brian , per aver ereditato la sua navigata chitarra che conserva un sound fascinoso: e si sente. Ora, signori, un inchino prego! Per una ballad da brivido: “Qualcosa di astratto”, una delle migliori che siano passate in questi ultimi tempi. Elegante, viscerale, moderatamente accorata, con sfumature vocali dei fascinosi Radio Dervish. Invece, “Quattro anni” è traccia vivace e spensierata che evidenzia la constatazione che nella vita di provincia possono passare tutti gli anni che vuoi ma, gira-gira, in una piccola realtà, i pensieri tornano uguali a prima. Con gli Ella Goda si assorbono anche concettualità di spessore: dal già citato Schopenhauer ( il quale dimostrò che col solo ausilio delle parole si possano innestare cambiamenti e cure nelle persone ), alla poesia di Marco Ardemagni titolata in “Uomo e cosa” con la quale il cantante Brian Zaninoni ne rimane folgorato a tal punto da scriverne l’omonima canzone, costruita su un giro di piano che s’attacca come una zecca e si stacca solo passando a “Che cosa rischiamo”, un dolce power-pop appoggiato su riff chitarristico e andatura circolare.

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Casa
Variazioni Gracchus

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Scritto da Alex Marenga Domenica 14 Maggio 2017 17:28

Che il progetto di Filippo Bordignon, in bilico fra situazionismo e “performazione”, attraversasse in modo imprevedibile vari generi di “popular music” utilizzando forme e soluzioni originali era un dato acquisito. Ma quest’ultimo lavoro si distacca decisamente dalle sperimentazioni sulla scrittura musicale, sui testi e sull’improvvisazione che collocava i Casa entro il perimetro dell’avantgarde rock. Da sempre fautore dell’interazione fra diverse discipline artistiche in “Variazioni Gracchus” Bordignon si ricollega ad un tardo racconto di Franz Kafka (“Der Jäger Gracchus”). Il lavoro si presenta come una entità coerente, come avviene nelle compilazioni di musica classica, ed è costituito da tre composizioni articolate in movimenti e variazioni. Il tentativo di Bordignon è ambizioso, forse anche troppo, e rompe decisamente con il passato, seppur variegato, dei Casa. Pur marcato come disco dei Casa “Variazioni Gracchus” si presenta come disco solista del leader, che rimasto come compositore unico si affida ad esecutori di matrice accademica.

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Cranchi
Spiegazioni Improbabili

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Scritto da Max Casali Domenica 07 Maggio 2017 18:43

E’ sempre valido ed attuale quel vecchio adagio che recita :”Squadra vincente non si cambia”.  Lo pensa pure Massimiliano Cranchi che, nel  suo quarto lavoro “Spiegazioni improbabili”  conferma la stessa band del precedente ma cambiano, bensì, certe delineazioni liriche e sonore, per tentare di raccontare la difficoltà di descrivere vicende personali, ma con la lente distanziale che il ricordo comporta.

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