Home Recensioni Album Palinurus Elephas - Fame di Niente

Palinurus Elephas
Fame di Niente

Taglia il traguardo del primo lustro di attività il quartetto pavese dei Palinurus Elephas con “Fame di niente”, lavoro di buona matrice indie-rock. C’è da dire che, le otto tracce contenute, traspirano d’ ispirazione fresca, come la cantina umida divenuta sala-prove, piuttosto che l’habitat naturale per salumi e formaggi.  Visto che non sono cresciuti in contesti marini, almeno palesano la voglia di chiamarsi come un inquilino dell’acqua salta, notoriamente pregiato e non banalizzato in lingua madre , bensì nell’idioma latino che ne valorizza le origini. Sebbene l’inizio non sia di gran movimento, decidono di caricare “A testa bassa” con lento fraseggio western e stesure di calibrata musicalità.  Però, grinta e contemplazione crescono con “Le piante” poiché sa stendere la struttura scritturale su lande energiche e leggermente ossessive.  Visto che , in quest’epoca, viviamo in un “Mondo cieco”, gustiamo la loro  autenticità pop con venature intraprendenti fatte di  efficaci trillati e canto  sostenuto. In quest’album, non c’è nulla che “Scappi” alla nostra attenzione: qui i tratti si fanno più incisivi, nonostante la variante ritmica a metà strada  spiazza con un’insolita apertura indie-rock. Dei Palinurus piace come sappiano partire placidi e saper aumentare i giri con apprezzabile vena  ispirativa. La riprova è tutta nella prima Bond-girl “Ursula Andress”, in bilico tra la disco ed il rock, dove il combo pavese sa estraniarsi con metodiche ricercate, che tendono all’originalità: sicuramente la miglior traccia della lista.  Dopo l’inciampo  testuale non proprio di gran finezza di “Il settimo giorno” , si  congedano al meglio, pizzicandoci con le chele serrate di un “Secondo cervello”, racchiuso in una sinapsi di neuroni rock-wave, condita da synth vintage  e drumming implacabile. Tuttavia, l’intento di “Fame di niente” è di incenerire frivolezze e inutilità per ricavarne un compost  nutritivo e di crescita, affinchè divenga l’humus evolutivo che sostenga la propria realtà, bisognosa di tanta vita concreta, scevra da sintetiche e fugaci evasioni paradisiache.  Solo cosi capirai se “te gusta l’aragosta”….

Formazione:
Fabio Bergamini: voce, chitarra
Carlo E. Dirotti: batteria
Andrea Matti: voce, tastiere
Paolo Balzarini: basso

Tracklist:
01. Testa bassa
02. Regina del mercato
03. Le piante
04. Mondo cieco
05. Scappi
06. Ursula Andress
07. Il settimo giorno
08. Secondo cervello

 


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