Torna Arjen Lucassen, poliedrico musicista e creatore del progetto Ayeron. Stavolta i fan più datati e nostalgici andranno in visibilio.
Il lavoro in questione è infatti il degno successore del precedente e fortunato “The Human Equation”. Più elaborato, adeguato ai tempi che corrono e ricco di nomi (unicamente) eccellenti, il doppio disco dalla durata complessiva di circa 102 minuti ha per tema una metafora. Questa, ambientata nell’immancabile panorama futuristico, tratta della distruttività progressiva che ha luogo nell’instaurarsi del rapporto simbotico tra umano e tecnologia. Una “Rock Opera” (ormai le chiamano tutte così!), che più che avere una qualche valenza compositiva che possa far gridare al miracolo possiede il grande merito di saper mettere insieme in modo riuscito caratteristiche diverse di illustri nomi diversi del panorama metal mondiale. D’altronde si sa, quando ci si ritrova ad avere a che fare con nomi del calibro di Hansi Kursch, singer dei leggendari Blind Guardian, Jorn Lande (Ex Masterplan, Malmsteen) e Bob Catley (Magnum), tanto per citarne alcuni, è difficile sbagliare. Se poi questi vengono assimilati allo stile Ayeron e affiancati a elementi di immensa classe ed esperienza consolidata come Daniel Gildenlow (Pain Of Salvation), Jonas Renkse (Katatonia), Anneke van Giersbergen (ex-The Gathering), Steve Lee (Gotthard) e Derek Sherinian (ex Dream Theater), c’è realmente di che entusiasmarsi. Lo stile dei brani, pur mantenendo un filo conduttore personale e caratteristico, va a toccare i punti cardine del metal più melodico e classico sino a quelli del metal più moderno e iper prodotto. Tutto ciò senza mai andare a discapito di brani tanto ispirati quanto efficaci. Si va da canzoni dalla tipologia più nota ed esplorata in brani come “Web Of Lies” e “River Of Time”, nella quale troviamo un Hansi Kursch in forma strepitosa, a canzoni dalla durata notevole come l’opener “Age Of Shadows”, “The Earth Extinction” e “The Sixth Extinction” nei quali troviamo un po’ di tutto pur senza che la cosa si riduca all’essere una mero collage di stili diversi messi assieme per assecondale l’eterogeneità dei musicisti coinvolti. I brani più lunghi sono quelli che esaltano meglio le doti tecniche ma senza mai tralasciare quella buona dose di espressività che rende speciale ogni disco targato Ayeron. Capolavori che sanno di futurismo, brani essenziali quanto moderni e intensi sono invece l’orgasmica “Comatose”, “Connect The Dots” e “Unnatural Selection”. Strepitoso il gioco di Debrayage imbastito dalla chitarra di “Liquid Eternity”, la cui melodia compare per iniziare e concludere le varie fasi del brano, come un’idea latente in varie (pensierose) digressioni, per poi rimanere nella testa dell’ascoltatore anche una volta che scompare. Sembra che un burattinaio lontano dalla scena ne guidi saccentemente l’utilizzo portando lo spettatore al vaneggio più spietato. Oltre otto minuti di piacevole follia. Grintosa e suscettibile di apprezzamenti anche da parte di chi il metal non lo ama in modo particolare è la grintosa “Ride The Comet”. Discorso a parte meritano invece le due magnifiche ballad folk “Web Of Lies” e “The Truth Is Here”, brani che propongono quel genere di metal che sino a pochi anni fa spopolava e che qui viene proposto con successo a ulteriore testimonianza del fatto che, anche quando si guarda indietro, il metal riesce sempre a colpire nel segno con imbarazzante disinvoltura. Passerella in quest’orgia di nomi importanti anche per Simone Simmons (Epica), Ty Tabor (King’s X), Floor Jansen (After Forever), Ed Warby (Gorefest), Tom Englund (Evergrey) e Tomas Bodin (The Flower Kings). Consiglio vivamente l’ascolto di questo disco. Semplicemente bello. 85/100
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Vocalist: Anno: 2008 Sul web: |