Home Recensioni Album Haken - The Mountain

Haken
The Mountain

A volte mi  metto nei panni di giovani ragazzi, giovani band appassionate di rock progressivo, che vogliono provare a dire la loro in un campo difficile come quello della musica prog. 
Ma cosa si può dire oggi di nuovo, o almeno di originale dopo che sono usciti, oramai quasi tutti circa 40 anni fa e più, capolavori come “Selling England By The Pound” dei Genesis, “Close To The Ege” degli Yes, “In The Court Of The Crimson King” dei King Crimson? Inevitabile fare i vari paragoni, a volte si sentono gruppi non all’altezza, altre volte gruppi a cui è difficile non puntare il dito ed accusarli di plagio, ma spesso escono fuori giovani band che usano l’astuzia e riescono ad uscire a testa alta da ogni paragone. I britannici Haken sono una di queste band, loro il rock progressivo lo conoscono eccome, riescono a prendere circa 45 anni di storia e la riassumono in circa 60 minuti, shakerando in maniera fantasiosa, come Tom Cruise nel film “Cocktail”, gran parte della storia del prog e lo fanno con intelligenza, fantasia e con una grande preparazione tecnica e strumentale, che in questo genere è uno degli ingredienti principali.

Ma sarebbe troppo semplice solo questo, gli Haken cercano di allargare ancora gli orizzonti, con piccole dosi creative e zappiane e uno sconfinamento verso il prog metal e logicamente i Dream Theater vengono chiamati in causa. Attivi dal 2007, giungono con  The Mountain al loro terzo traguardo. Già con “Aquarius” del 2010 e con “Visions” dell’anno successivo, la band si è imposta come una band molto originale e particolare, con due lavori ben fatti sotto tutti i punti di vista e con The Mountain, dimostrano di aver fatto tesoro delle esperienze acquisite in pochi anni di carriera e di aver raggiunto una padronanza di ogni mezzo a loro disposizione, tecnica, fantasia, talento compositivo e grande cultura musicale. “The Path” è breve intro con pianoforte e voce, molto vicino ai primissimi Queen,  che apre le porte a “Atlas Stone”, introdotta da un pianoforte, ma il brano poi cresce e raggiunge alti livelli, con cori maestosi, armonie ed intrecci vocali alla Gentle Giant e guitar solo virtuosi.

Ma è con “Cockroach King” che si arriva ad uno degli episodi più creativi del cd, voce ed armonie vocali alla Yes e spesso l’ugola di Ross Jennings si avvicina a quella di Jon Anderson. Il brano cresce e si trasforma di minuto in minuto, aprendosi in melodie ariose che cedono poi il passo ad una simpatica marcetta cabarettistica e nel mezzo interventi jazzistici, sonorità del Frank Zappa più accessibile ed altre che sconfinano nel metal. Brano alquanto bizzarro e stravagante, da cui è stato estratto anche un simpatico video che ritrae la band in versione Muppets e nei momenti vocali la posa dei pupazzi è simile alla storica copertina di “Queen II”. Ogni brano è doveroso di menzione e “In Memorian”  è più breve, ma ugualmente geniale, con  una parte iniziale pianistica e sinfonica, poi grande prog moderno, metal progressive in piccole dosi e momenti dissonanti, “Because It’s There” inizia con voce a cappella a cui si aggiungono poi altre voci che creano un effetto molto affascinante ed armonie vocali suggestive, poi arpeggi chitarristici ed il basso di Thomas Mac Lean che dà un tocco raffinato e di classe.

Altro momento folle e fantasioso è “Falling Back To Earth”, circa 12 minuti di geniale follia, un puzzle variopinto con frammenti jazz, post rock, progressivi, metal e con armonie vocali e refrain melodici e non mancano accostamenti ancora una volta a Frank Zappa ed ai King Crimson degli anni 80. Dal brano successivo in poi la  musica degli Haken ritorna ad essere più lineare con “As Death Embraces”, lento brano per solo pianoforte e voce, con “Pareidolia”, brano di circa 11 minuti tra prog metal ed influenze mediorientali stile Orphaned Land e con “Somebody”, 9 minuti di rock progressivo sofisticato e malinconico, si chiude la versione standard del cd. Nella versione limited ci sono altri due brani, “The Path Unbeaten”, breve strumentale lento e malinconico che riprende il tema del primo brano e “Nobody”, acustico e melodico. Uno splendido esempio di rock progressivo fantasioso ed egregiamente interpretato da una giovane band che proviene dall’Inghilterra, lì dove il rock progressivo è nato!!

 

 

90/100




Ross Jennings
: Voce
Richard Henshall: Tastiere e chitarra
Charles Griffiths: Chitarra
Thomas Mac Lean: Basso
Raymond Hearne: Batteria
Diego Tejeida: Tastiere

Anno: 2013
Label: Inside Out/Century Media/Universal
Genere: Progressive Rock

Tracklist:
01. The Path
02. Atlas Stone
03. Cockroach King
04. In Memoriam
05. Because It's There 
06. Falling Back To Earth
07. As Death Embraces
08. Pareidolia
09. Somebody

Banner

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.