Home Recensioni Album Anguish Force - Created 4 Self-Destruction

Anguish Force
Created 4 Self-Destruction

Gli Anguish Force giungono nel 2009 alla pubblicazione del loro quarto lavoro. Created 4 Self-Destruction è introdotto da una copertina dominata da un’attraente figura femminile che si staglia davanti alle macerie di una città statunitense: una creatura maleficamente soprannaturale, dalle grandi ali nere e dai lunghi capelli, coperta da pochi indumenti, tra cui spiccano un ciondolo a forma di pentacolo ed una giarrettiera nella quale è posto un pugnale. Anche il libretto è piuttosto elegante e vi sono presenti le foto dei musicisti ed i testi delle canzoni.
Pensiamo che l’album si possa considerare un concept, dato che descrive in dettaglio una storia ambientata tra il 2028 ed il 2035, ma che in fondo potrebbe essere perfettamente riposizionata ai giorni nostri, visto che è piuttosto attuale.
L’ascolto inizia con la breve intro “The Final Impact”, imperniata su un power aggressivo che porta velocemente a “Created 4 Self-Destruction”, un brano di protesta contro il progressivo inquinamento di acqua, aria e terra che non può che portare all’autodistruzione; il notevole power metal melodico “Babylon”, com’è evidente fin dal titolo, riguarda Babilonia, che secondo la profezia sarebbe crollata in sessanta minuti per via di un terremoto. Con “World of Wars” si evidenzia che la razza umana, capace solo di intraprendere guerre per la conservazione del proprio potere, verrà letteralmente estirpata, non avendo imparato niente dagli insegnamenti di millenni di storia; dopo i campionamenti iniziali il pezzo si avvia lento per poi evolversi in un cadenzato epic metal. Si passa quindi all’intenso speed metal “Nuclear Penalty”, caratterizzato da un coro particolarmente riuscito: una vera e propria tempesta nucleare contro gli uomini stessi, che ormai sono da considerarsi nemici del mondo che abitano.
Si giunge così ad un brano molto particolare, non solo perchè dura oltre sedici minuti, ma anche per la struttura musicale complessa ed assolutamente encomiabile: “Hkcainos (Cassandra’s Reign)” è la descrizione di un mondo dominato da una donna sanguinaria, un luogo di rovine e di dolore, privo di giustizia e di amore – ma in fondo è così diverso da ciò a cui assistiamo quotidianamente durante le nostre giornate oppresse dai ritmi consumistici della stragrande maggioranza dei cittadini italiani ed europei? Il pezzo si apre lento e cupo, facendosi dettare il passo da un coro possente, degno di quelli usati dai Judas Priest nel recente capolavoro “Nostradamus”; in seguito si fa cadenzato per poi prendere velocità prima di una conclusione nuovamente oscura, legata al coro ed alle tastiere.
Sull’orecchiabile speed “Cry, Gaia Cry” le tematiche rimangono all’incirca le stesse, infatti constatiamo amaramente che l’uomo si è ormai trasformato in bestia, in una terra priva di leggi ma ricca di violenza ed omicidi. “Don’t Stop Cryin’ (for the Rain)” contiene un’invettiva contro l’uomo, che dapprima ha creato tanta distruzione per poi lamentarsene, da perfetto ipocrita qual è; dopo il solismo d’avvio si fa strada il classic metal che assume inaspettati toni rock’n’roll, ben sostenuti da cori molto vicini al glam metal. C’è spazio ancora per un altro speed, “Apocalypse is Near”, in cui si profetizza che l’apocalisse spazzerà via una razza senza onore (quale appunto si può definire un popolo come il nostro, alla cui inesorabile decadenza assistiamo giorno dopo giorno) e per il veloce power “2035: the End of the World”, dove la fine di questo modello di “umanità” viene accelerata dall’improvviso arrivo di un meteorite che, se vogliamo, per certi versi possiede in sé un simbolismo di purificazione dall’infezione.

Il disco dura quasi un’ora, essendo formato da canzoni dalla durata medio-breve, a parte l’eccezione di cui abbiamo già discusso. Le composizioni sono ben strutturate e più curate dal punto di vista ortografico rispetto a quanto avvenuto in passato: la nostra ripetuta insistenza in merito non è da intendere come un’ossessione, ma soltanto come la soddisfazione che si prova nel constatare che un gruppo la cui tecnica musicale non è mai stata messa in discussione riesce a compiere un netto salto di qualità grazie ad una maggiore attenzione ai dettagli; non a caso, notiamo anche che le parti vocali non sono forzate come ci erano sembrate in passato.
Spesso sentiamo parlare di “album della maturità” e a nostro parere questo è proprio il caso di un CD che se da un lato perde – probabilmente solo temporaneamente - la pluridirezionalità che in passato aveva contraddistinto la formazione altoatesina (che si lanciava in modo convincente anche in sprazzi di violento thrash metal, riuscendo a disorientare l’ascoltatore) per dirigersi quasi esclusivamente verso il power-speed spezzato da qualche episodico rallentamento classic-epic metal, dall’altro acquista alcuni tocchi di orecchiabilità che non può guastare quando si ha a che fare con la musica propriamente detta: a tal proposito, non riteniamo sconveniente ricordare che qualsiasi forma di metal, dal settore più leggero a quello più brutale, non è un’accozzaglia senza senso di distorsioni o di velocità, come purtroppo molti giovani pensano, ma deve possedere una “forma-canzone”.
A conclusione, riportiamo una frase emblematica contenuta nel libretto: “Metal is for real warriors!!!”. Probabilmente in tanti storceranno il naso davanti a tanto arcaico orgoglio guerresco (non guerrafondaio, cosa ben diversa), ma in fondo al giorno d’oggi occorre mantenere uno spirito simile a quello degli antichi guerrieri per non farsi calpestare dal consumismo dilagante e dalla corruzione ad esso connessa, che di questi tempi è sotto gli occhi di tutti, in maniera ancora più sfacciata che in passato. Pertanto, almeno noi non ci scandalizziamo per un po’ di autentica ortodossia metallica, negli ultimi anni sempre più spesso discriminata – in una vera democrazia, parola tanto esaltata da chi non ne conosce assolutamente il significato, ci dovrebbe essere spazio per tutti e non solo per alcuni, come invece si usa dalle nostre parti – piuttosto consigliamo vivamente questo riuscito lavoro a tutti i seguaci di speed, power, classic, epic e prog metal o, più brevemente, a tutti gli appassionati di heavy metal pulsante e sanguigno.

81/100


Johnny Thunder: Voce, doppie voci
LGD: Chitarra solista e ritmica
Danny Hendrix: Chitarra solista
Robousis: Basso
Samoth Klerwin: Batteria

Anno: 2009
Label: My Graveyard Productions
Genere: Heavy Metal

Tracklist:
01. The Final Impact
02. Created 4 Self-Destruction
03. Babylon
04. World of Wars
05. Nuclear Penalty
06. Hkcainos (Cassandra’s Reign)
07. Cry, Gaia Cry
08. Don’t Stop Cryin’ (for the Rain)
09. Apocalypse is Near
10. 2035: the End of the World

Sul web:
Anguish Force
Anguish Force @MySpace

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