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JAZZMI 2023

 

Sembra lontanissima la prima edizione di JAZZMI, avvenuta nel 2016. Già nella prima edizione abbiamo assistito a concerti emozionanti legati ad altrettanti autori famosi da tutto il mondo, ma anche di nuove scoperte, tra cui un freschissimo Jacob Collier (allora per la prima volta in Italia), un altrettanto giovane Gregory Porter nonché il primo tour italiano come solista del trombettista Christian Scott e quello solista del tastierista degli Snarky Puppy, Bill Laurence. Senza parlare di artisti internazionali del calibro di Ron Carter, Richard Galliano, John  Scofield, Robert Glasper, John Pizzarelli e ovviamente gli italiani tra cui un concerto coinvolgente di Paolo Fresu assieme a Uri Caine e molti altri. Insomma, come diceva un’espressione coniata a quel tempo, “tanta roba”.
Negli anni successivi (l’edizione del 2020 è stata comunque conseguita con un programma ridotto e con autori prettamente italiani che prevedeva oltretutto un tam-tam mediatico tra le varie organizzazioni locali) sui palchi organizzati da JAZZMI hanno continuato ad esiibirsi artisti di grosso calibro italiani e stranieri, in concomitanza a giovani talenti che nulla hanno da invidiare ai loro colleghi più famosi.
Ideato e prodotto da Triennale Milano Teatro e Ponderosa Music & Art, in collaborazione con Blue Note Milano, sotto la direzione artistica di Luciano Linzi e Titti Santini, quest’anno l’ottava edizione di JAZZMI riporta Milano al centro del jazz. Dal 12 ottobre al 5 novembre tanti concerti nei teatri, nei club e negli spazi alternativi di Milano. E poi film, mostre, eventi speciali e molto altro. Una kermesse con una programmazione di 25 giorni e oltre cento concerti previsti.
Per l’anticipo nello scorso luglio (poi riprogrammato al 5 novembre causa maltempo) era stato prescelto Makaya McCraven, batterista statunitense che ha sempre fatto del suo mix sapiente di sound, amalgamando in maniera originale e coinvolgente jazz, funk, soul e dub e che quest’anno è attesissimo grazie al successo derivato dal suo ultimo album “In These Times”, realizzato giusto un anno fa.
Il nuovo anticipo sarà quindi il 14 e il 21 settembre, prima del Festival, in cui torna il contest “Jam The Future, Musica for a New Planet”, progetto innovativo in collaborazione con Volvo, di cui ricorre quest’anno la Va edizione e in cui Jazz band under 35 si sfideranno con le loro composizioni originali dedicate a temi di attualità. Dopo di ché si parte il 12 ottobre al teatro della Triennale con l’Antonio Sanchez Quartet (batterista messicano fra l’altro collaboratore di Pat Metheny da più di 20 anni) e che vede tra l’altro la presenza di un altro famoso pianista, Gwilym Simcock (fra l'altro anch'esso collaboratore di Metheny nel suo ultimo quartetto). Dal giorno succesivo una carrellata di artisti si esibiranno alternandosi sui palchi di vari teatri e club milanesi, tra cui il nuovo Christian McBride’s New Jawn, Roberto Gatto (con un progetto dedicato a Tony Williams),  Ashley Henry (giovane pianista britannico; il suo ultimo album “Beautiful Vinyl Hunter” è stato nominato album dell’anno 2019 da BBC 6 Music), Gilberto Gil (uno dei padri della musica popolare brasiliana), l’immancabile Paolo Fresu con Omar Sosa (bellissmi e toccanti i loro album natid a questa fortuita collaborazione). Poi ancora il sax di Kenny Garrett e la tromba di Fabrizio Bosso, Cory Henry (altro polistrumentista collaboratore anch’esso degli Snarky Puppy), un bassista e due chitarristi d’eccezione: Marcus Miller, Mike Stern, John Scofield e via via fino al nostro amatissimo Sergio Cammariere e a un ennesimo progetto internazionale della tromba italiana più famosa al mondo, ossia Enrico Rava, con Andrew Cyrille e William Parker e molti altri artisti che hanno già calcato i palcoscenici di mezzo mondo.
Probabilmente le maggiori aspettative si concentrano su tre nomi che chiuderanno la rassegna a novembre, ossia il già nominato Makaya McCraven, l’indiscutibile pianista giapponese più famosa e talentuosa, Hiromi e la star del canto jazz della generazione Z, ossia Samara Joy.
In definitiva un’edizione ancora più ampia e variegata con l’ambizione di tracciare la mappa di una musica senza confini e raccontare il nostro tempo attraverso le molte forme che il jazz assume in ogni parte del mondo. Un festival che vuole essere anche un’occasione di incontro e di armonia tra le culture.

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