Immaginate un mulino in pietra a vista immerso tra i castagni dell’Appennino, in una brumosa giornata d’autunno. Uno spazioso ingresso in cui campeggia una batteria. Una camera con un letto e un pianoforte a coda che occupa quasi tutto lo spazio disponibile. |
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Un salotto i cui divani sono stracolmi di strumenti. E una grande cucina dove, per un mese intero, si ritrovano un cantautore, i suoi musicisti, i tecnici e gli amici che talvolta vengono a curiosare.
Questo è lo scenario, magico ed inusuale, in cui sono ambientati i 115’ minuti del film “Francesco Guccini. La mia Thule”, ideato e diretto da Francesco Conversano e Nene Grignaffini, prodotto da Movie Movie e Limentra in collaborazione con Coop Adriatica e Unipol Gruppo e coprodotto da Raffaella Zuccari, presentato ieri sera al cinema Odeon di Bologna e disponibile in DVD in edizione integrale dal 21 marzo, distribuito da EMI Music Italy. Nonostante la recente dichiarazione di voler abban donare per sempre le scene come cantautore, l’astro di Francesco Guccini sembra più luminoso che mai: in meno di quattro giorni la prevendita per l’anteprima nazionale del film ha fatto registrare il tutto esaurito. Giunto al termine della sua carriera artistica, il “Maestrone” – come lo chiamano gli amici bolognesi – ha voluto registrare nel mulino dei nonni a Pàvana il suo ultimo album, L’ultima Thule, pubblicato a fine novembre e già disco di platino dopo poche settimane per le oltre 100 mila copie vendute. Da questa registrazione nasce, “da una spinta sentimentale”, il progetto di Raffaella Zuccari e Nene Grignaffini di testimoniare con un film-documentario la genesi di un’opera artistica nell’atto stesso del suo farsi e fissare in un racconto momenti di vita vissuta degni di essere raccolti, preservati e condivisi con i tanti estimatori di Guccini che non hanno avuto la fortuna di poter essere fisicamente presenti durante quelle quattro settimane. Lo stile narrativo del film rimanda all’atmosfera e al concept del disco restituendo e confermando - nelle immagini, nei dialoghi e nella musica - la scelta di Francesco di eseguire le sue nuove canzoni in un ambiente familiare ed evocativo, dove ogni oggetto ed ogni elemento naturale si caricano di significati sempre nuovi. Nel film Francesco canta e si racconta, come se aprisse la porta della sua casa e della sua vita allo spettatore. E con la stessa affabilità si raccontano i suoi musicisti, fedeli compagni di viaggio da molti anni, e gli amici, come Luciano Ligabue e Leonardo Pieraccioni, facendo del film una sorta di opera corale che ricostruisce molti lustri della vita - sia privata, sia artistica – di uno dei più amati protagonisti della musica d’autore italiana. “Con il film non c’entro: l’hanno fatto loro. Cioè sì, c’entro perché passavo per di lì” scherza rivolto ai registi e produttori Francesco Conversano e Nene Grignaffini e alla moglie e coproduttrice Raffaella Zuccari durante la conferenza stampa di ieri sera. Anche per la presentazione del film Guccini ha scelto un luogo familiare “che dà l’impressione solita di casa conosciuta”: la Trattoria Da Vito a Bologna, dove ha trascorso tante sere della sua vita. Come per la registrazione dell’album: “Facciamolo in un posto che gli piaccia, in cui si trovi a suo agio, abbiamo pensato” dichiara Raffaella Zuccari e la scelta è caduta sul mulino di Pavana, proposto dai musicisti che ben conoscono la proverbiale pigrizia di Francesco. “Il mulino ha retto benissimo alla prova che abbiamo dovuto dare. Gli altri non conoscevano come conosco io quella casa, stanza dopo stanza, piano dopo piano. Sapevo per esempio che all’ingresso, dove c’era la batteria di Ellade, entravano i muli e i somari con i sacchi di grano sulla schiena. Di là, dove Flaco suonava la chitarra, c’era il magazzino dove accumulavano i sacchi di grano e un letto dove dormivano mio zio o mio nonno aspettando che il bottaccio si riempisse, perché il mulino ad acqua aspetta le bottacciate per aprire le paratoie e fare andare le macine”. Sul filo dei ricordi Francesco racconta momenti di vita legati alla sua infanzia intervallati con aneddoti legati alla registrazione del film. “Non è automatico che si instauri un bel clima tra troupe e attori: quattro settimane sono tante! Eppure si è creata una bellissima atmosfera” sottolinea il regista Francesco Conversano. Atmosfera che alla fine del racconto fa dire a Guccini: “Non mi sono neppure accorto di aver fatto un disco”. |