Home Recensioni Album L'acquisto del vinile usato. Postfazione (riflessioni sulle croniche patologie del musicofilo e/o audiofilo)

L'acquisto del vinile usato. Postfazione (riflessioni sulle croniche patologie del musicofilo e/o audiofilo)

Dopo aver trattato l'argomento afferente al comportamento da attuare in tema di reperimento dei vinili usati (l'articolo, a mia firma, si trova QUI), è il caso ora di porsi una domanda fatidica: si può acquistare lo stesso disco ventitré volte?
Certo che si può, io l’ho fatto ad esempio: infatti, al momento, sono alla ventitreesima copia vinilica di Tubular Bells che entra in casa mia.
Di più: quasi la metà dei dischi che possiedo (in tutto circa quattromila, neanche uno sproposito) l’ho acquistata più d’una volta, spesso sei o sette, e anche di più, appunto.


Mike Oldfield - Tubular Bells

Sarò malato? No, sono un audiofilo (Che poi le due cose siano una, possiamo discutere: sono un tipo tollerante e anche di ampie vedute, io. Basta che non mi tocchiate i dischi). 
In effetti, molti di questi album li avevo in vinile e poi sono passato al cd; sin qui, una cosa normale. Quindi ne è uscita una versione rimasterizzata e anche questo magari si può capire. 
E poi è ricominciata la scimmia del vinile che a certi livelli suona molto meglio, basta saperlo far suonare: avere un impianto da sessantamila euro vale certi acquisti; altrimenti è come acquistare il macchinone e poi lamentarsi del prezzo della benzina. 
La cosa diventa problematica quando si acquista lo stesso disco per l’ottava o nona volta, per avere l’edizione particolare: il vinile originale, l’edizione giapponese, la copertina diversa (!), e altre amenità del genere. 
E non è tutto: di un bel po’ di titoli (oltre settecento) ne possiedo più di una copia; in alcuni casi tre, e persino cinque o sei. Senza contare le copie ancora intonse, chiuse nel cellophane ad aspettare chissà quale epifania (pratica peraltro comune nell’amena – umpf! – comunità di collezionisti).


Gentle Giant - Octopus, gatefold (esterno) edizione inglese


Gentle Giant - Octopus, gatefold (esterno) edizione italiana


Gentle Giant - Octopus, gatefold (interno) edizione inglese 


Gentle Giant - Octopus, gatefold (interno) edizione italiana

Tutto questo sembrerà strano, ma non lo è. C’è gente che si tiene in casa tre cani o undici gatti... voglio dire, non te ne basta uno? Cosa ha un gatto che non abbia qualunque altro gatto? È un gatto! E se consideriamo che i gatti mangiano e sporcano e i dischi no, chi è lo strano allora?
Tuttavia, ammettiamo pure che i gatti siano belli e facciano compagnia (quantunque cercare la compagnia di un gatto sia già un po’ preoccupante, figuriamoci quattro, cinque o multipli di dozzine…): ma forse che la stessa cosa non si può dire dei dischi? Avere tre edizioni diverse di uno stesso disco è un piacere, e chi obietta che suonano tutti la stessa musica, forse non ha presente che i gatti fanno tutti ‘miao’. 
Ora, io immagino che un gatto non sia solo una cosa che miagola (quantunque trovi preoccupante condividere la psicologia di un collezionista di gatti, assai più che l’acquistare più volte lo stesso disco, per dire): ogni gatto ha un pelo e degli occhi suoi particolari e magari non miagolano nemmeno tutti allo stesso modo (che ci sarà di emozionante in tutto questo, non lo so, ma tant’è). Ma è una cosa che vale molto di più per i dischi.
Di Acquiring the Taste dei Gentle Giant ad esempio ne ho tre copie ed è più o meno la regola delle cose che preferisco: la classica in vinile (un lp suona sempre diverso da un cd e se vuoi sentire come suonava all’epoca e come DEVE suonare non c’è scelta; e poi vuoi mettere il glamour della confezione?), e due edizioni in cd, una giapponese e una tedesca. E ne ho pure vendute altre cinque diverse, giusto per dire che un po’ di resipiscenza ogni tanto mi prende. Quella tedesca suona meglio, ma quella giapponese ha la copertina riprodotta con più cura e precisione, e il vinile… beh è il vinile; eh beh, è un mondo difficile, e così me le devo tenere tutte e tre.


Gentle Giant - Acquiring the taste

E poi è una idea ben strana che si prenda un disco per ascoltare la musica. Cioè, prendere un album e ascoltarlo, ci può stare. Ma se non ci metti la copertina, le illustrazioni, l’etichetta, che ti resta? Le persone che amano la musica lirica, ad esempio, vanno all’opera. Per sentire l’esibizione dal vivo?
Non solo: dubito accetterebbero di sentirla con una tenda nera che copre il palcoscenico. Da questo punto di vista è molto più strana la gente che si mette in casa un quadro o una stampa, dal momento che non è che ci si possa mettere davanti aspettandosi che suoni. Per cui un disco è sempre meglio di un quadro. E se consideriamo che Cézanne, per dirne uno, ha dipinto una ventina di volte lo stesso quadro… E che dire di Picasso? Visto uno, visti tutti. E se poi vogliamo parlare delle poesie di Salinas o dei libri di Camilleri o dei film di Bergman… Per tacer delle scarpe per le donne. . 
E poi lo strano sono io: quantomeno, si ammetta che "abbiamo tutti i suoi problemi".


Yes - Cofanetto

Certo, questa faccenda delle edizioni diverse propone qualche grattacapo. Mi è capitato tre o quattro volte di dover telefonare a casa per sapere se avevo una certa edizione di un titolo dei Queen o di Elvis Presley (avessi poi detto Von Karajan...). Le ironie si sono sprecate. La settimana scorsa ad esempio mi sono ricomprato il vinile di Moondance di Van Morrison, per poi scoprire che ce l’avevo già. E mi è anche capitato di comperare lo stesso disco tre volte (Irrlicht di Klaus Schulze) e non ascoltarlo per intero nemmeno una, ma dipende dal fatto che è un disco palloso in un modo inenarrabile.
E non è neanche l’incidente più buffo che mi sia capitato. Una volta acquistai (dal Giappone) una pregiata edizione di un album degli East of Eden, dediti a suonare, tra le altre cose, i sassofoni sumeri, salcazzo cosa fossero (e lasciate perdere ogni curiosità: non ne vale la pena, date retta ad un cretino; penso volessero prendere per il culo il pubblico, il che era evidentemente un problema per il pubblico. Se invece facevano sul serio, allora il problema era tutto loro. Ma non mi sono mai preso il disturbo di chiarirlo). Per farla breve, ascolto il cd appena arrivato e ad un certo punto mi sovviene un curioso déjà vu: ‘ma io questa la conosco…’ dove e qualmente l’avessi mai sentita mi occupò la mente per una mezz’oretta, sino a che con terrore mi girai a guardare gli scaffali: lo STESSO cd stava già lì, neanche ricordavo da quanto…


Yes - Tales from Topographic Oceans, gatefold esterno

Tornando alle edizioni multiple, immagino bene che i più non ne distinguerebbero una dall’altra – all’ascolto, dico; spero che almeno nell’artwork apprezzino le differenze – ma è un problema dei più, certo non mio, che le differenze le sento eccome; su questo almeno saremo tutti d’accordo.. 
Bene, Tubular Bells è per l’appunto il disco che ho acquistato di più in vita mia, ma è anche quello che amo e ho ascoltato di più, oltre ad essere uno dei primi cinque dischi che ho acquistato, guarda caso, ai primi di dicembre di 42 anni fa.
Perché ricomprarlo? Beh, questa edizione è half speed mastered e in più è arricchita dalla più recente versione rimixata, mai pubblicata in vinile (in cd ovviamente, sì, ed ovviamente l'ho già acquistata... altre tre volte. E il bello è che ci ho anche guadagnato sopra una cinquantina di euro). Certo, non sarà la migliore copia prodotta ma se non l’ascoltavo non potevo saperlo e comunque suona meglio di altre (pregiate) edizioni che possiedo e che per stavolta potrò vendere, così sarò un poco meno strano.


 

 


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