L'attualità del messaggio di Verga risulta evidente nello spettacolo I Malavoglia in scena al Teatro Quirino dall'11 marzo.
La messinscena è affidata a Guglielmo Ferro, figlio di Turi protagonista della medesima rappresentazione per la prima volta nel 1982, regista che da anni si dedica alla drammaturgia contemporanea, adottando una tecnica minimalista e di respiro europeo che mira, nel rispetto del valore letterario del testo di Verga, ad una trasposizione teatrale più attuale. L'opera, nel panorama letterario italiano, ha rappresentato il manifesto del verismo, la corrente letteraria che si sviluppa nel sud Italia tra gli ultimi decenni del XIX secolo e i primi del XX e che, insieme, al Naturalismo in Francia e al Realismo in Russia ed in Inghilterra, si basa sul principio filosofico del Positivismo. Questa trasposizione teatrale centra il racconto sugli eventi che segnano la vita della famiglia di pescatori di Aci Trezza, piccolo paese siciliano nei pressi di Catania, presentando personaggi uniti dalla stessa cultura, ma divisi nelle loro scelte di vita e risucchiati in un destino tragico ed ineludibile. Insieme a Mastro Don Gesualdo e a La Duchessa di Leyra, infatti, il romanzo I Malavoglia faceva parte del cosiddetto "ciclo dei vinti", opere che affrontano il tema del progresso considerato dal punto di vista dei "perdenti". La riscrittura teatrale si focalizza sulla Natura (madre/matrigna) che scandisce i passaggi chiave dello spettacolo: le tempeste, le morti in mare, il colera, la vendita della barca Provvidenza, la perdita della casa. Nella storia si inserisce anche un altro tipo di violenza, quella sociale, che coinvolge il giovane nipote di padron 'Ntoni. Indubbiamente è il cinismo a farla da padrone, in quella forma che passa alla storia della letteratura come la "morale o l'idea dell'ostrica" che vive sicura solo fino a che resta attaccata allo scoglio dove è nata, così l'uomo è sicuro solo fino a che resta fedele al suo destino. Ma quando comincia a farsi illusioni cercando di migliorare la propria condizione, va incontro alla fatalità che spesso infrange le speranze di emancipazione e soltanto quelli che si adattano alla loro situazione possono salvarsi. A proposito del messaggio verghiano, è stato lo stesso Enrico Guarnieri, promotore dello spettacolo, che ha dichiarato in una intervista che "quando un grande autore affronta problematiche inerenti all'agire umano e il pensiero dell'uomo, affronta temi eterni e dunque resta sempre di estrema attualità". L'uomo è sempre uguale nel suo modo di essere e nei suoi pregi e difetti, nell'affrontare i drammi che la vita pone di fronte e nelle violenze che non si riescono a fermare e un esempio concreto è il clima di guerra che si sta respirando in questi giorni. Spettacolo non leggero, ma questo adattamento teatrale ha il pregio di mantenere un ritmo serrato, mai noioso. Da lodare la scelta del linguaggio: marcata inflessione dialettale siciliana senza mai scivolare nel dialetto stretto che sarebbe stato di difficile comprensione per un uditorio attinto dalla compagine capitolina. Scenografia essenziale ma di effetto che relega gli eventi drammatici ad ombre dietro ad un telone, come ad evocarne la crudezza senza mai "ferire" i sentimenti del pubblico in sala. Bravi gli attori tutti, da padron 'Ntoni al giovene Alessi. Rappresentazione adatta sia ad un pubblico adulto, sia a quello più giovane, soprattutto a coloro, tra questi ultimi, che a scuola si approcciano allo studio del Verismo e di Verga (ed effettivamente, il teatro era colmo di nuove generazioni, verosimilmente scolaresche, che si consiglia di interessare caldamente alle prossime date. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del'11 marzo 2022. |
I Malavolgia Teatro Quirino
|