Il palcoscenico rappresenta se stesso: sul palco di un improbabile teatro il regista intellettuale snob Maurizio (Gianluca Giudi) aspetta il tecnico delle luci per le prove dell'opera pirandelliana "Il gioco delle parti". Arriva Carmine (Giampiero Ingrassia) operaio indolente e con poca voglia di lavorare, che perdipiù, soffre di vertigini e ha paura di salire sulla imponente scala che troneggia al centro della scena. La svogliatezza di Carmine lo condurrà a trovare stratagemmi per evitare di fare il suo lavoro e attirando la curiosità di Maurizio riuscirà ad invertire i ruoli: sarà Maurizio a salire sulla scala per montare le luci e Carmine riscriverà il copione, trasformandolo in un thriller in salsa pulp. Ma ciò che sembra un semplice ribaltamento delle parti, nel finale si trasformerà in qualcos'altro, scivolando dalla commedia alla tragedia e rivelando segreti dell'anima, questi si in puro stile pirandelliano. Edoardo Erba, autore dei testi, rilegge il grande scrittore siciliano in chiave noir; il ruolo di vittima e carnefice si aggrovigliano fino a rendere irriconoscibile l'uno dall'altro. Spettacolo divertente, psicologico e innovativo: strappa al pubblico molti sorrisi abituandolo ad una leggerezza che però, nel finale tutto a sorpresa, si trasforma in compassione per la vittima (Maurizio o Carmine?). Da elogiare l'interpretazione dei due protagonisti, già collaudati come coppia artistica da anni (li abbiamo già apprezzati nello spettacolo del 2017 "Serial killer per signora") che si calano nei rispettivi ruoli alternando stati d'animo allegri e tristi, phatos e ilarità, modulando sapientemente gesti e vocalità. Due grandi talenti del teatro e figli d'arte e una regia impeccabile non possono che dare vita ad uno spettacolo interessante e accattivante che forse, anche Pirandello, seppure così "riveduto e corrotto" avrebbe apprezzato per la sua novità e genuinità. |
Maurizio IV
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