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Ciarlatani è una lettera d’amore al mondo della narrazione: al teatro, al cinema, e soprattutto alle storie che raccontiamo, a noi stessi e agli altri, dove il vero non è poi così vero, e il falso non è mai del tutto falso.
La vita stessa, dopotutto, è un grande spettacolo dove tutti mettono una maschera, come dissero Pirandello e Shakespeare, solo due dei nomi il cui pensiero e opera sono intrecciati nel nucleo di questa rappresentazione. La storia di Ciarlatani si apre con un sogno: Anna Velasco (Blu Yoshimi), figlia del criptico regista Eusebio Velasco, ha appena vinto il David di Donatello, lei che fin da bambina tanto desiderava divenire un’attrice. Ma, appunto, è solo un sogno, e in realtà la giovane fatica a farsi riconoscere nel mondo dello spettacolo, andando da provino a provino, pur di trovare il personaggio che la porterà alla ribalta. La seconda linea narrativa è ambientata in una stanzina di ospedale, dov’è stato ricoverato Diego Fontana (Silvio Orlando), un regista di film e serie commerciali, il quale gode di un certo successo. Tuttavia, dopo essere quasi morto in un incidente d’aereo, ha avuto un’epifania: la sua missione di vita non è continuare sulla via del successo da blockbuster, ma realizzare l’ultima artistica sceneggiatura del suo maestro (nientemeno che Eusebio Velasco). Tuttavia, c’è al contempo anche una terza storia, che si frappone tra i due come un irruento intervallo: l’autore del testo teatrale (Davide Cirri), o, per meglio dire, un suo simulacro, che si difende da accuse di plagio davanti al pubblico e al resto dei suoi co-attori, mescolando nomi reali e fittizi di persone e luoghi, in un momento di completa rottura della quarta parete, dove però non si è mai certi quanto sia veritiero e quanto reinventato. Com’è bipartita la trama della rappresentazione, così è anche lo spazio: la storia di Anna è ambientata in uno spazio minimalista, su un palco spoglio dove gli oggetti di scena e fondali sono portati dagli attori stessi attraverso le tende della quinta, oppure calati dall’alto; a descrivere all’occhio dello spettatore gli scenari attorno ad Anna, a spiegare i suoi moti interiori, ci pensano gli altri tre attori (specie Francesca Botti), microfoni alla mano, in veste di narratori. Di contro, l’azione scenica della storia di Diego è ristretta alla sua camera d’ospedale, posta in un cubicolo che si muove tramite rotaie avanti e dietro il palcoscenico, con minime incursioni sul proscenio: un luogo separato da un telo dallo spazio della giovane attrice, due vite accomunate dal mondo artistico che inabitano, eppure parallele. Come già detto, l’intero spettacolo è una grande lettera d’amore al teatro e al cinema: per questo, il testo è pieno di riferimenti ad autori e opere, maggiori e minori, che fanno parte della storia di questo cosmo. Si passa da Anna che si ripete il monologo finale di Irina delle Tre sorelle di Cechov per darsi la carica, a lei che recita la conclusione di 4:48 Psychosis di Sarah Kane per scaricare le proprie frustrazioni su sua madre. Abbiamo Diego, che ricorda la trasmissione della Rai Piccoli fans degli anni ’80 e che nei suoi discorsi col proprio produttore menziona spesso la stella planetaria Veronica Del Rey, nome crasi tra la diva del cinema anni ’40 Veronica Lake e la cantante-attrice Lana Del Rey.; e questi sono solo alcuni dei riferimenti più espliciti, dei tanti anche sotterranei e mimetizzati all’interno del testo. Ma se è vero che Ciarlatani è una lettera d’amore, esso non si trattiene da una sferzante satira del proprio amato, ormai molto più dedito ai guadagni facili invece che all’arte, e se anche crea opere più artistiche, è sempre nel tornaconto di ottenere notorietà, far parlare di sé. Gli attori sono stati eccezionali nella loro resa dei personaggi, un totale di dieci in tutto, tra principali e minori, caratterizzati ciascuno da un proprio vestiario, che va dal casual streetwear, ad abiti di gala, ai costumi dei personaggi recitati dai loro personaggi. Orlando e Yoshimi, in particolar modo, sono stati molto apprezzati dal pubblico per la loro verve comica, alla base del 90% delle risate in sala, ma anche nei loro momenti più riflessivi e sobri, dove svelano ferite e complessità dei due protagonisti e il perché della loro simbiosi con l’arte teatrale. Plauso anche per Cirri e Botti, da premiare per il loro camaleontismo, passando da personaggi e personalità completamente agli antipodi nel corso di pochi secondi. Non c’è stato momento in cui la platea si è potuta considerare annoiata. È proprio questa bravura che rende così amaro il distacco: si spengono le luci e lo spettatore pensa “Ma come, è già tutto finito?” La soluzione a tale mestizia è semplice: tornare di nuovo a teatro per entrare di nuovo in un mondo né del tutto finto né del tutto veritiero. Andate a vedere Ciarlatani: non ve ne pentirete.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 4 novembre 2025
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CIARLATANI di Pablo Remón traduzione italiana di Davide Carnevali da Los Farsantes
con Silvio Orlando e con (in ordine alfabetico) Francesca Botti, Davide Cirri, Blu Yoshimi scene Roberto Crea luci Luigi Biondi costumi Ornella e Marina Campanale assistente alla regia Raquel Alarcón regia Pablo Remón direttore di scena Luigi Flammia datore luci Christian Pizzingrilli fonico Gianrocco Bruno sarta Piera Mura management Vittorio Stasi direzione generale Maria Laura Rondanini produzione Cardellino srl in coproduzione con Spoleto Festival dei Due Mondi, Teatro di Roma – Teatro Nazionale

Lo spettacolo CIARLATANI, sotto la regia di Pablo Remòn, sarà al Teatro Carcano di Milano dal 4 al 9 novembre. Il regista di Madrid porterà sul palco la presenza espressiva di Silvio Orlando, accanto a Francesca Botti, Davide Cirri e Blu Yoshimi, in uno spettacolo che invita il pubblico ad una riflessione sulla professione che vive per antonomasia la sindrome dell’impostore: quella dell’attore. Quattro attori daranno vita a dieci personaggi, tra cui Anna, attrice in attesa di una nuova occasione per emergere, e Diego, regista di successo vittima di una crisi artistica dettata dalle complicazioni e dall’indifferenza del nostro tempo. Durante la narrazione lo stile dell’espressione teatrale si intreccia con il linguaggio di quella romanzesca e quella cinematografica, in un riflesso dell’incrocio tra le vite dei due protagonisti. Pablo Remòn racconta della vita d’artista, dell’altalena costante tra frustrazione ed esaltazione, mostrando come il teatro e il cinema possano essere tanto luoghi di fuga quanto di rifugio, ma anche luoghi di successo e di fallimento, in una grande metafora della vita.
Note dell’autore e regista Pablo Remón ciarlatani 1. agg. colloq. Chi finge ciò che non è o non sente. 2. n. e f. desus. Attore di teatro, specialmente di commedie 1.- Ciarlatani racconta la storia di due personaggi legati al mondo del cinema e del teatro. Anna Velasco è un’attrice la cui carriera è in fase di stallo. Dopo aver recitato in piccole produzioni di opere classiche, ora lavora come insegnante di pilates e nei fine settimana fa teatro per bambini. Tra soap opera televisive e spettacoli alternativi, Anna è alla ricerca del grande personaggio che la farà finalmente trionfare. Diego Fontana è un regista di successo di film commerciali che si sta imbarcando in una grande produzione: una serie da girare in tutto il mondo, con star internazionali. Un incidente lo porterà ad affrontare una crisi personale e a ripensare la sua carriera. Questi due personaggi sono collegati dalla figura del padre di Anna, Eusebio Velasco, regista di culto degli anni ’80, scomparso e isolato dal mondo. 2.- Ciarlatani sono anche diverse opere in una: ognuno di questi racconti ha uno stile, un tono e una forma particolari. Il racconto di Anna ha uno stile eminentemente cinematografico, con un narratore che ci guida, e in cui sogno e realtà si confondono. La storia di Diego è un’opera teatrale più classica, rappresentata in spazi più realistici. E infine c’è, a mo’ di pausa o parentesi, un’autofiction in cui l’autore dell’opera a cui stiamo assistendo si difende dalle accuse di plagio. Queste storie sono raccontate in parallelo, si alimentano a vicenda, sono specchi degli stessi temi. L’insieme è costruito con capitoli in parte indipendenti, che formano una struttura più vicina al romanzo che al teatro. L’intenzione è che Ciarlatani sia una narrazione eminentemente teatrale, ma con un’aspirazione romanzesca e cinematografica. 3.- Infine, Ciarlatani è una commedia in cui solo quattro attori viaggiano attraverso decine di personaggi, spazi e tempi. Una satira sul mondo del teatro e dell’audiovisivo, ma anche una riflessione sul successo, sul fallimento e sui ruoli che ricopriamo, dentro e fuori la finzione.

TEATRO CARCANO Corso di Porta Romana, 63 - Milano
tel: 02 55181362 www.teatrocarcano.com ORARIO SPETTACOLI da martedì a venerdì ore 19.30 sabato ore 20.30 domenica ore 16.30
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