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Dopo il grande successo ottenuto nella passata stagione Elena la matta, torna sul palco della Sala Umberto. L'opera, liberamente ispirata al libro di Gaetano Petraglia, archivista di Stato che scopre diversi documenti che riguardano la realmente vissuta protagonista del racconto, ripercorre le tappe della travagliata vita di una donna ribelle e tenace, ebrea, forte oppositrice del regime fascista, separata dal marito e, per tali motivi, considerata “pazza”. Dalla documentazione raccolta e dalle testimonianze orali dei sopravvissuti, nasce il testo La matta di piazza Giudìa, ripreso nella drammaturgia di Elisabetta Fiorito e curato nella messa in scena dal regista Giancarlo Nicoletti: una rappresentazione nella quale il personaggio storico viene offerto al pubblico sfrondato dai falsi miti e rappresentato nella sua crudezza, ma traboccante di emozioni e umanità. Il manicomio, l’arresto, l’allontanamento da Roma e dai figli, la deportazione in un campo di sterminio, segnano le tappe della drammatica esistenza di Elena , una donna che a causa dei suoi comportamenti “sopra le righe” viene emarginata, criticata, non ascoltata ed internata in ospedali psichiatrici, considerata e soprannominata “matta” solo perché non omologata ai comportamenti femminili dei suoi tempi. Un destino, peraltro, comune a molte donne che hanno avuto, nel corso della storia, il coraggio di andare oltre il conformismo e le ingiustizie, sfidando gli stereotipi di genere e le convenzioni dell’epoca. A dare corpo e voce ad Elena, una superba Paola Minaccioni, ammaliante e trascinante in un monologo dove la volitiva trasteverina (origine sottolineata oltre che dagli eventi storici narrati anche dall’utilizzo di un delicato dialetto romanesco che funge quasi da rafforzativo per ogni concetto esposto) incanta e coinvolge raccontando di se e delle altre donne che hanno intrecciato la sua tragica esistenza: da Lola la prostituta finta spagnola al confino, a Ada chiusa con lei in manicomio con l’accusa di avere “pensato liberamente”, da “madrema” all’amorevole cognata, passando per le compagne di avventura (o sventura) con lei internate solo perché ribelli di fronte ai soprusi maschili. La travolgente interpretazione della Minaccioni non concede momenti di pausa, così come il suo personaggio è sempre “su di giri”: una donna umile che vende stracci per sopravvivere, ma con una grandissima forza e determinazione, sprizzante rabbia incontrollata davanti alle ingiustizie (perfettamente rappresentata dalla protagonista non solo con il linguaggio, ma soprattutto con movenze che trasformano quasi il suo corpo e danno forma alle emozioni). Un adattamento drammaturgico praticamente perfetto che si accompagna in sincrono col disegno luci di Gerardo Buzzanca ed alla regia di Nicoletti, senza tralasciare l’ottimo adattamento musicale curato dai due musicisti (Valerio Guaraldi alla chitarra e autore delle musiche e Claudio Giusti al sassofono), presenze quasi eteree sul palco insieme ad Elena. Tutto lo spettacolo sprigiona talento: dalla verace battuta in romanesco, alla canzone popolare (davvero emozionante l’esecuzione della canzone Le mantellate), in una commovente rievocazione di eventi del passato sottratti al dimenticatoio con la forza e l’attrattiva che il teatro riesce a creare. Il tributo che il pubblico regala agli interpreti ed a tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione dello spettacolo è un grande riconoscimento all’attento lavoro di ricerca e realizzazione di uno spettacolo che non lascia indifferenti, capace di parlare di libertà, riscatto, comportamenti non allineati, mostrandone il lato più crudo, ma anche la potenza della rivalsa. “Elena la matta” merita tutto l’apprezzamento ed il successo passato e presente. La veemenza del testo e la performance dei tre artisti sul palco (nonché tutto il lavoro svolto dietro le quinte) regalano al pubblico un’ora e mezza di sensazioni, non sempre gradevoli per il loro contenuto drammatico, ma ricche di fortissima ed inebriante intensità. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 4 novembre 2025.
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PAOLA MINACCIONI Il 16 Ottobre 1943 le SS Naziste rastrellano il ghetto di Roma, deportando ad Auschwitz oltre 1000 ebrei della comunità romana. Fra questi c’è una donna, Elena Di Porto, che fino alla sera prima ha provato ad avvertire gli abitanti del ghetto del pericolo imminente.
Sala Umberto |









