L'Empireo
Milano, Teatro Carcano, dal 30 ottobre al 2 novembre 2025

Ritorna al Carcano dopo la prima nazionale del gennaio 2025 L’Empireo (The welkin) di Lucy Kirkwood, per la regia di Serena Sinigaglia.

Con l’occasione viene pubblicata per la prima volta in Italia la bella traduzione integrale di Monica Capuani e Francesco Bianchi per i tipi di Cuepress.
La struttura narrativa richiama il famosissimo film “La parola ai giurati” (Twelve angry men, 1957), ma la somiglianza finisce lì. Il paesaggio evocato è quello del Suffolk, nel cuore dell’Inghilterra rurale del ‘700, tra le case a graticcio con i tipici tetti di paglia, ancora visibili a chi gira a cavallo o in biciletta da quelle parti. L’azione di sviluppa nell’arco di una giornata, durante il passaggio della cometa di Halley, siamo perciò nel gelido dicembre del 1758.  La scelta del tempo è funzionale al racconto, rendendo possibile l’evento scatenante e la suggestiva oscillazione del dramma tra la scienza che comincia a permeare i tempi con la sua autorità, la sapienza popolare e la superstizione; in sé non è essenziale, tuttavia permette all’autrice di usare grosse pennellate e tinte forti per sviluppare la sua tesi, creando forti contrasti nella narrazione. A questo si aggiunge una spiccata propensione all’umorismo, che rende a tratti più leggera la tragedia.  “I guess I've got quite a dark sense of humour." dice la Kirkwood in una intervista del 2009 all’ Independent. Qui però le “allegre” comari, perlopiù cooptate a tradimento nella giuria di donne che deve decidere se la condannata a morte è incinta o no, accendono un umorismo basale, divagante, tra scalmane e sesso, panni da lavare e bambini da nutrire. Niente di più lontano dal gruppo dei Twelve angry men di Sidney Lumet. Le loro conversazioni, i loro sentimenti primari non sono dissimili da quelle di una donna di oggi. Faticano a prendersi il potere, a gestirlo, anche se è meno di quello maschile; solo alcune sposano appieno l’importanza capitale del loro compito lasciando fuori della stanza in cui sono state rinchiuse il pensiero degli impegni quotidiani e le cure familiari che le attendono. Le giurate della Kirkwood non prescindono mai dal maschile, che è sempre presente a controllarle e, al contrario delle loro controparti cinematografiche, devono e vogliono confrontarsi in prima persona con l’assassina e con la sua storia, un elemento meravigliosamente femminile.
La relativa atemporalità della narrazione consente a Serena Sinigaglia una messa in scena essenziale, bianco-nera, in cui i personaggi “stanno”, in posizione praticamente fissa e frontale per quasi tutto lo spettacolo. Solo accenni minimi negli abiti neri alludono a differenze di età, di censo e rango e suggeriscono vagamente l’epoca. Il colore è confinato ai capelli, rossi fiammeggianti, biondi, bianchi o corvini, e sottolineano il carattere più o meno estroverso, o rabbioso, o riservato, o addirittura ripiegato su sé stesse con acconciature che vanno dal lussureggiante, allo scarmigliato, al composto in un pudico chignon o perfettamente lisciato e strettamente aderente alla testa.
Il testo originale è stato opportunamente asciugato dalla drammaturgia di Monica Capuani (la prima messa in scena britannica durava oltre tre ore), eliminando alcune scene e leggendo alcune didascalie con un effetto tra il coro greco e il plotone in marcia. La resa è chiaramente meno naturalistica, tuttavia i singoli personaggi escono a sbalzo dallo sfondo nero, in particolare l’avveduta e commossa levatrice Elizabeth, interpretata da una credibilissima Arianna Scommegna.
Tuttavia, questa è un’opera corale e come tale merita un applauso tutto il folto gruppo di attrici e l’unico attore in scena.  Un momento da ricordare, di altissimo pathos tutto femminile, ha attraversato il palcoscenico e la platea quando il gruppo delle donne ha intonato dolcemente un sommesso e dolente Running Up That Hill, memorabile canzone di Kate Bush.

Prosegue il meritevole percorso del Carcano attraverso il teatro contemporaneo al femminile. Il teatro britannico contemporaneo ci offre frequentemente opere di notevole spessore. Accanto ai testi di Caryl Churchill e di Sarah Kane ci piacerebbe vedere in scena in Italia altre opere della Kirkwood, in particolare il pluripremiato Chimerica, o rivedere The Children.
Chiudiamo la recensione con una citazione dal testo de L’Empireo che troviamo particolarmente adatta ai nostri tempi.

Quella non è giustizia, è una nuova ferita su una vecchia ferita, un altro torto da rimediare, un altro disastro che non si potrà mai ripulire!”

Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 30 ottobre 2025




L'Empireo
(The Welkin) di Lucy Kirkwood

traduzione Monica Capuani e Francesco Bianchi
dramaturg Monica Capuani
regia Serena Sinigaglia

con (in ordine alfabetico) Giulia Agosta, Alvise Camozzi, Matilde Facheris, Viola Marietti, Francesca Muscatello, Marika Pensa, Valeria Perdonò, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Chiara Stoppa, Anahì Traversi, Arianna Verzeletti, Virginia Zini, Sandra Zoccolan
consulenza allo spazio scenico Maria Spazzi

costumi Martina Ciccarelli
disegno luci Christian Laface
sound design Sandra Zoccolan
assistente alla regia Michele Iuculano
consulenza canora Francesca Della Monica
consulenza movimento Riccardo Micheletti

produzione Teatro Carcano, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Bolzano, LAC - Lugano Arte Cultura, Teatro Bellini di Napoli

produzione Fondazione Teatro Due, Parma

Militante, corale, avvincente. Riparte la tournée dello spettacolo con la regia di Serena Sinigaglia tratto dal testo della drammaturga inglese Lucy Kirkwood che affronta le questioni fondamentali della vita delle donne di ogni epoca.

Note di regia di Serena Sinigaglia

Amo l’epica, amo la coralità, amo la sfumatura tragicomica: L’Empireo è tutto questo insieme. E non basta: ti racconta una storia avvincente. È un testo contemporaneo che osa essere ambientato nel Settecento, precisamente nel marzo del 1759. Un testo contemporaneo, in costume? Non ci credo! Ebbene sì. Ma non basta ancora, anzi forse la caratteristica più importante: è il primo testo teatrale in cui mi imbatto che affronta le tematiche di genere e lo fa senza concedere nulla alla retorica e alla banalità. È secco, ruvido, vero, al pari della realtà. E poi dà spazio alle attrici, 19 personaggi di cui 17 femminili. Una bella inversione di tendenza rispetto alla media dei personaggi pensati e scritti per le donne.
La volontà mia e di Monica Capuani, che ha tradotto il testo e me l'ha fatto conoscere, è di mostrare opere come questa in Italia al fine di affermarne l’unicità e l’importanza assoluta. L'Empireo è uno spettacolo militante, avvincente, divertente, con un cast d’eccezione, che viaggia dentro la scrittura della Kirkwood, dentro ai corpi e agli umori delle 12 matrone, dell’imputata, del giudizio di un cielo tanto luminoso quanto impotente, nella vana speranza che una cometa passi e cambi la storia.

«… È proprio strano che conosciamo il movimento di una cometa lontana migliaia di chilometri più di come funzioni il corpo di un donna…»
L’Empireo, Lucy Kirkwood

Note della traduttrice Monica Capuani

L'Empireo è l’ultimo in ordine di tempo (la prima produzione, che ha debuttato al National Theatre di Londra all’inizio del 2020, è stata interrotta dalla pandemia) della grande drammaturga inglese Lucy Kirkwood, autrice di testi di grandissimo interesse e ottimo successo come Chimerica, The Children (in scena anche in Italia, diretto da Andrea Chiodi, con Elisabetta Pozzi, Giovanni Crippa e Francesca Ciocchetti), Mosquitoes.
L’Empireo è un testo estremamente monumentale e ambizioso: ambientato a metà del Settecento nell’Inghilterra rurale, racconta la storia di una giuria di dodici donne convocate da un giudice che non può giustiziare per omicidio una ragazza perché si dichiara incinta. La giuria femminile dovrà decretare la verità o meno di questa affermazione, e avrà in questo modo su di lei potere di vita o di morte. Da questo microcosmo femminile, emergono le questioni fondamentali e intramontabili della vita delle donne di qualsiasi epoca. Primo tra tutti, il trattamento iniquo che la legge scritta dagli uomini esercita ancora oggi sulle donne e sul loro corpo.



TEATRO CARCANO

Corso di Porta Romana, 63 - Milano

tel: 02 55181362
www.teatrocarcano.com

ORARIO SPETTACOLI

30 e 31 ottobre ore 19.30
1 novembre ore 20.30
2 novembre ore 16.30




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