In un tempo che viaggia a velocità superluminale, scansa, teme l’invecchiamento come se fosse una colpa da nascondere, Beppe Severgnini si concede una sosta raffinata, ironica e profondamente umana grazie a "L’arte di invecchiare con filosofia", andato in scena al Teatro Carcano.
Più che uno spettacolo, una efficace lezione, capace di fondere il garbo della parola scritta con l’intelligenza vivace dell’oratoria, il tutto impreziosito da una regia invisibile quanto efficace. Con il piglio del giornalista esperto e la leggerezza del conversatore colto, Severgnini compone una partitura di riflessioni che intrecciano memoria e presente, dubbio socratico e saggezza quotidiana, lasciando spazio a tenere incursioni narrative, come quella dell’ideale nipotina Agata, personaggio simbolico che rappresenta lo sguardo puro e disarmante delle nuove generazioni.
È proprio nella combo tra Socrate e Agata, con l’aggiunta di una affiatata e scanzonata orchestra dal sodalizio trentennale, metafora di una vita vissuta con ritmo e coerenza che si compie il dialogo generazionale, interiore, sonoro. L’età che avanza non è un limite, ma un’ulteriore partitura da interpretare con intelligenza e stile. Severgnini cita, riflette, gioca con il tempo, con i filosofi antichi e le abitudini moderne, portando lo spettatore a ridere con garbo, a pensare senza retorica. La scena è sobria, essenziale, quasi editoriale: come una pagina ben scritta. Ma è la parola, nitida, ritmata, sincera a dominare, come un violino solista in un silenzio che ascolta.
Sofisticato!


La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 13 ottobre 2025



L'arte di invecchiare con filosofia
Il racconto di Socrate, Agata e il futuro a teatro

con Beppe Severgnini

musica dal vivo eseguita dal White Socks Quintet

Con l’aiuto di una nipotina di tre anni che insegna il disordine quotidiano (e mette i palloncini sul busto di Socrate), Beppe Severgnini riflette sul tempo che passa, invitandoci a «indossare con eleganza la propria età». Perché c’è un tempo per ogni cosa, e la generazione dei figli e dei nipoti ha bisogno di spazio e incoraggiamento: non di anziani insopportabili. Agata non sarà sul palco (ha impegni professionali all’asilo Montessori), ma la sua vivacità e il suo sguardo aiuteranno il nonno a raccontare, con serenità e ironia, gli anni complicati che stiamo attraversando.
La vita umana, insegna l’induismo, si divide in quattro periodi: il primo serve per imparare, guidati da un maestro; il secondo per realizzare sé stessi; il terzo per insegnare e trasmettere la conoscenza; l’ultimo, segnato da un progressivo disinteresse verso le cose materiali, per prepararsi al congedo. Molti, oggi, non lo ammettono. Nonostante l’età, continuano a sgomitare, spingere, accumulare. Inseguono cariche, conferme, gratificazioni sociali. Non sanno rallentare, ascoltare, restituire.
Don’t become an old bore, non diventare un vecchio barbogio: ecco l’imperativo. Beppe Severgnini invita a comprendere il potere della gentilezza, imparare dagli insuccessi, allenare la pazienza, frequentare persone intelligenti e luoghi belli, che porteranno idee fresche. «Cosa diranno di noi dipende da noi», spiega l’autore sul palco. «Le cose per cui verremo ricordati non sono le cariche che abbiamo ricoperto e i successi che abbiamo ottenuto. Sono la generosità, la lealtà, la fantasia, l’ironia. La capacità di farsi le domande giuste».
Il racconto teatrale parte dal bestseller Socrate, Agata e il futuro, ma va oltre. Inizia da un esilarante questionario (“Che anziano stai diventando?”), comprende letture e racconti (ah, quella conferenza all’asilo-nido!) e si avvale della musica del White Socks Quintet: Massimo al pianoforte, Iacopo al basso tuba, Alessio al clarinetto e sax, Claudio alla batteria e Romina (la figlia di Massimo) alla voce. Amici fiorentini sessantenni che si ritrovano dopo molti anni dagli esordi nella storica banda di Campi Bisenzio. Elegante nell’abito da sera (eh sì, con i calzini bianchi!), divertente e imprevedibile, il White Socks Quintet accompagna, con la musica dixieland, un racconto senza tempo (fonte: comunicato stampa).





Teatro Carcano

Corso di Porta Romana, 63,
20122 Milano
tel: 02 55181362

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