Uno spettacolo di Leonardo Manzan
Roma, Teatro India, 24 luglio 2025

Provocatorio e autoreferenziale, un ironico gioco basato su una grande presa in giro del mondo dell’arte e forse anche degli astanti, un “teatro museale”, come definito dallo stesso Leonardo Manzan, dove l’artista mette in mostra se stesso identificandosi in un’opera d’arte.

Dopo aver mescolato teatro e rap ed aver oscurato il palcoscenico con un muro di 12 metri, il giovane autore e regista, già distintosi alla Biennale di Venezia, stupisce ancora il pubblico proponendosi quasi come in un autoritratto e sorprendendo gli spettatori presentandosi sul palco (allestito con un piedistallo) impersonando se stesso come un "capolavoro" salendo, completamente nudo, su quel piedistallo che troneggia al centro del palcoscenico, trasformato per l’occasione in un vernissage.
In una recente intervista Manzan aveva già rivelato, a grandi linee, questo originale progetto dichiarando “Mi piacerebbe tornare sul palco mettendomi in scena su un piedistallo, presentandomi al pubblico come un’opera d’arte”. Una forma di “teatro museale”, per avvicinare l’arte contemporanea al teatro in un mix di condivisione di spazi e di atmosfere. “Lo spettacolo di Leonardo Manzan” è proprio questo: una visita guidata in quello che potrebbe essere un museo per ammirare un’opera d’arte con tanto di custode e audio guida. Si perché la rappresentazione si ascolta attraverso delle cuffie, in quanto il protagonista, praticamente immobile sul suo basamento, si limita a qualche leggero ammiccamento durante i giochi organizzati con il pubblico, e si lancia in un breve balletto finale, anche in questo caso, senza abbandonare la sua posizione “up”.
In cuffia si ascolta ovviamente la voce dell’autore che, dopo una breve introduzione esplicativa sulle forme d’arte visive (dalle pitture rupestri alla famosa banana di Cattelan), si lancia da perfetto narcisista nella celebrazione di se stesso e della sua genialità manifestata fin dalla tenera età. Un esercizio di esibizionismo che tiene il passo con l’audacia della performance fisica (rimanere nudo per più di un’ora per farsi ammirare dal pubblico), propedeutico per evidenziare il paradosso dell’arte ed il rapporto tra l’opera e l’artista. L’ascolto in cuffia continua poi con una quasi interrogazione del pubblico, invitato ad alzarsi in risposta a domande disparate: dall’età al reddito, dalle scelte politiche al titolo di studio, in un gioco un po’ perverso intrecciato con gli ignari astanti che si prestano in questo su e giù dalla sedia, ignari dello scaltro retroscena che tutta l’interazione nasconde (e che ovviamente qui non rivelo). Non mancano: una pausa sigaretta durante la quale i fumatori sono inviati sul palco non solo per soddisfare il loro bisogno di tabacco, ma anche per ammirare da vicino la “statua Manzan”; le battute sul solito Pierfrancesco Favino e la critica all’Opera d'arte Leonardo Manzan, ovvero due ipotetici visitatori del vernissage che discutono sulla validità dell’esposizione e su quali emozioni o riflessioni dovrebbe suscitare. Un balletto sulla musica di Battiato e un'asta durante la quale vengono messi in vendita pezzi dell’opera e del suo creatore sanciscono la fine della rappresentazione.
“Lo spettacolo di Leonardo Manzan” è certamente una rappresentazione originale e fuori dagli schemi; spiazzante e dissacratrice con un filone ironico e pungente che riesce a tenere il pubblico attento e desideroso di sapere come potrà mai andare a finire. Una forma di spettacolo assolutamente originale ed innovativa anche se (a parere di chi scrive) non adatta a tutti. Alla fine dello spettacolo si esce un po’ perplessi, forse disorientati, ma convinti di aver assistito ad un’opera teatrale difficile da superare in termini di novità e creatività.

 

 



Uno spettacolo di Leonardo Manzan

di e con Paola Giannini
Leonardo Manzan
Rocco Placidi
regia
Leonardo Manzan
produzione
La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello

In questa mostra che diventa spettacolo, Leonardo Manzan espone sé stesso come opera d’arte e offre così un cabaret di assurdità, paradossi e provocazioni narcisistiche in una performance convintamente autoreferenziale. Uno spettacolo contro i luoghi comuni dell’arte contemporanea, una parodia dell’autofiction che riflette sul problema del culto di sé in assenza di sé, sul dramma di chi dice io senza nessuno che gli risponda tu e sulla mediocrità che si autocelebra.

(Fonte: comunicato stampa)

Teatro India
Lungotevere Vittorio Gassman 1
Roma
progetto
INDIA CITTA' APERTA


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