Zorro
Milano, Piccolo Teatro Grassi, dal 23 gennaio al 16 febbraio 2025


Nello scintillio shocking dei costumi elvisiani anni '70, s'avvicendano i quattro protagonisti dimenandosi e discendendo cadenzatamente dalla platea al palcoscenico, rappresentato come landa desolata, adorna d'un cactus semovente parlante e di una cabina fototessera, cedendo il testimone del ruolo, mai fisso, al compagno che in precedenza aveva interpretato quello opposto.

Una controdanza (movimenti coreografici Alessio Maria Romano) in bilico tra il metodo Stanislavskij e l'intendimento Brechtiano, nella quale l'antitetico schieramento, scandito dal termine "segno", determina una illuminata presa di coscienza sulla condizione sociale umana. 
Un sagace scambio di battute deriva progressivamente in disquisizione sui pronomi personali e sulle operazioni aritmetiche, diventando l'espediente d'approdo al relativismo filosofico. I quattro archetipi, articolati in un dialogo impraticabile che si rivela monologo, sono rappresentati dall'alternanza del povero, del poliziotto, del muto e del cavallo, contrapposti come in un inarrestabile e vertiginoso carosello.
La necessità di riscatto che alberga nel pensatore, genera la nascita di eroi dalla condotta integerrima, semidei dal carattere umano e divino, frutto della primordiale esigenza di liberazione dalla condizione di costrizione, figlia dell'assenza di solidi principi morali, di probità, di equa spartizione da parte dei leaders politici, dei magnati, delle lobbies, diventando anch'essi archetipi. 
Zorro, non più giovanissimo ma audace, rappresenta dunque il negativo fotografico salvifico, di una sfavillante apparente policromatica realtà.
Illuminata la drammaturgia (di Antonio Latella e Federico Bellini) e la regia (di Antonio Latella) che frastaglia la scena di intenzionali riferimenti al potere racchiuso nell'arte del teatro, faro catarifrangente di incessante ispirazione e monito.
Paradigmatico.


La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 24 gennaio 2025



Zorro

di Antonio Latella e Federico Bellini
regia Antonio Latella
scene Annelisa Zaccheria
costumi e simboli personaggi Simona D’Amico
suono Franco Visioli
luci Simone De Angelis
movimenti coreografici Alessio Maria Romano
assistente alla regia Paolo Costantini
con
Michele Andrei
Paolo Giovannucci
Stefano Laguni
Isacco Venturini
produzione:
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

Un povero, un poliziotto, un muto e un cavallo si ritrovano in una sorta di terra di nessuno. Aspettano qualcuno che forse non arriverà, mentre discutono di alcune questioni sociali fondamentali: la distribuzione del reddito, le disuguaglianze, la povertà. Le delusioni del mito del progresso diventano allora oggetto di un dialogo tra personaggi apparentemente inconciliabili, che lentamente scoprono di avere in comune più di quanto pensassero. E poi c’è quel segno Z, che li spinge a scambiarsi i ruoli: come in una quadriglia, in cui ciascuno, a turno, prende il posto dell’altro. «La maschera di Zorro – spiega Antonio Latella, regista e coautore assieme a Federico Bellini – è un’evoluzione borghese dei nostri zanni. “Zanni” e “Zorro” iniziano con la stessa lettera: è lei la vera eroina. Hanno cercato di convincerci che gli ultimi saranno i primi e forse ci abbiamo creduto. Credo che la lettera Z racchiuda in sé tutte le implicazioni che possono derivare da questa frase» (fonte: comunicato stampa)


Piccolo Teatro Grassi

Via Rovello 2
220121 -  Milano
Tel: 02 21126116
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

ORARIO SPETTACOLI:

sabato, martedì e giovedì ore 19:30
mercoledì e venerdì ore 20:30
domenica ore 16:00




Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.