Discorsi senza punto mentre la verità ciao
Roma, Teatro Trastevere, dal 18 al 19 gennaio 2025

Dove potrebbe mai, il Diavolo in persona, indurre in tentazione l'uomo apatico? Cosa potrebbero avere in comune un leone ed una gazzella in una realtà immaginaria che li porta ad essere amici?

In questo percorso tra il serio ed il faceto, i temi esistenziali sono affrontati in una realtà evidentemente distopica. I personaggi, che non sono sempre umani e taluni persino inanimati, hanno tutti una caratteristica fondamentale: sono vivi!
Le diverse sequenze sceniche sono portate in primo piano sul palco attraverso un movimento sempre circolare e cadenzato da un suono fisso, come un orologio a scandire il tempo che passa quale inesorabile esattore dell'esistenza, ponendo in evidenza i diversi personaggi assieme ad elementi semplici che caratterizzano la scena specifica.
Una scelta di movimento che sembrerebbe ritmare le vicende quasi a suggerire allo spettatore lo sfogliare dei post di un social, soffermandosi di quando in quando ad osservare.
Il viaggio attraverso le diverse storie ci porta dalla ilarità alla riflessione, immaginando ora di esser un astro oppure una parte di un corpo, un animale od una coppia in terapia.
Quel che lega questi protagonisti è la esistenza stessa in tutti i suoi aspetti, dalla tragedia alla  bellezza, dall'istinto al desiderio, dal senso di colpa alla necessità di riscatto sino allo stupore.
Siamo di fronte ad uno sguardo su aspetti della realtà che trascendono l'uomo, per ritrovarsi a più livelli di lettura senza mai prescindere del tutto dall'elemento umano stesso ma piuttosto completandone il viaggio, attraverso  sue alte vette e più ampi abissi. 
Esempio eclatante ne è il diavolo (Nick Russo) che prova a tentare il più apatico essere umano esistente (Federico Rubino), descrivendo con efficace umorismo e piglio ironico il continuo inseguimento dei desideri che nell'atto stesso di realizzarsi si eclissano, non lasciando quella soddisfazione attesa a lungo, in un percorso sicuramente sperimentato da molti degli spettatori presenti.
Così come altro esempio magistrale è il divertente gomito (Erica Del Bianco) che assieme ad un terrorizzato ginocchio (Gledis Cinque) cercano conferme dalle altre parti del corpo di una gravidanza inattesa in una scena esilarante che esprime perfettamente la forza della vita che irrompe riuscendo a scardinare ogni condizione e convinzione preesistenti.
Sono ritmi incessanti, con dialoghi non sempre semplici per lo "speach" intenso, associato a tratti ad un elevato carico emotivo.
I quattro interpreti riescono ad essere sempre puntuali ed efficaci nel trasmettere una ampia gamma di emozioni in tempi ristretti e con cambi totali di atteggiamenti, rimanendo sempre "centrati" nei personaggi spesso totalmente differenti per caratteristiche e momenti rappresentati, riuscendo a far arrivare ogni emozione in modo completo all'uditorio come solo i grandi attori sanno fare.



Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 18 gennaio 2025.





DISCORSI SENZA PUNTO MENTRE LA VERITÀ CIAO

con
Gledis Cinque
Erica Del Bianco
Federico Rubino
Nick Russo

Testo di Rodolfo Ciulla e Aureliano Delisi
Regia di Pier Vittorio Mannucci
Aiuto regia di Gledis Cinque
Scenografie di Nick Russo

Dopo il successo di Quando arriva Briseide (Selezione In-Box 2024-25) e Il Compleanno di Niki (Roma Fringe Festival 2024) PaT – Passi Teatrali torna sulle scene romane con Discorsi Senza Punto Mentre la Verità Ciao, vincitore della I edizione del concorso “PaT - Passi Teatrali” per la drammaturgia italiana contemporanea. Il testo, scritto a quattro mani da Rodolfo Ciulla e Aureliano Delisi, ha vinto anche il premio di drammaturgia contemporanea "Shakespeare is now" (2019) ed è stato finalista a "Drammi di forza maggiore" (2021).
Discorsi si interroga sul senso della vita: perché siamo qui? Qual è il significato ultimo della nostra esistenza? E che cosa dobbiamo farne – di questa e delle altre che, forse, verranno? Queste domande hanno assillato l’umanità fin dall’alba dei tempi, pungolando le menti di filosofi come Kant, Kierkegaard e Schopenhauer, scrittori come Dostoevskij, Proust e Ligotti, e umoristi del calibro di Douglas Adams e dei Monty Python. Discorsi riprende lo spirito di questi ultimi, dando vita a un susseguirsi di vicende surreali apparentemente scollegate: ma le apparenze, si sa, ingannano. A porsi la domanda delle domande troviamo un ginocchio e un gomito, un diavolo e un uomo apatico, un supereroe e sua moglie, un leone e un’antilope, la Terra e il Sole. Personaggi diversi eppur attanagliati dallo stesso desiderio bruciante di trovare una verità assoluta, che continua, sempre e in modo frustrante, a sfuggire di mano.
“Discorsi” mi ha colpito come una folgore: è spiazzante, esilarante, stimolante, e tante altre cose che finiscono in “ante.” È un testo-iceberg, con una molteplicità di livelli di lettura e una complessità che sono nascosti a un primo sguardo, ma emergono con prepotenza con il passare dei minuti. Discorsi abbraccia la poliedricità della natura (umana e non), raccontandola in tutte le sue forme, e alternando con maestria leggerezza e dramma per raccontare la cosa più semplice e complessa che ci sia: la vita. Una vita fatta di ostacoli, cadute, sforzi che sembrano destinati a non finire mai. Una vita vissuta di corsa, senza fermarsi mai, inseguendo un traguardo che pare allontanarsi sempre più: una maratona.
Questa è l’idea che ha guidato la messa in scena dello spettacolo: i personaggi come maratoneti, corridori senza volto che solcano le strade della vita. Le loro identità sono fugaci, effimere: etichette che ci appiccichiamo addosso senza sapere perchè, abbandonate nel magazzino di ruoli creato della società contemporanea, in cui tutti possono essere tutto e finiscono, paradossalmente, per non essere niente. La vita è il ruolo che ci assegniamo, o quello che decidiamo di prenderci? O, forse, la vita va oltre i ruoli, ma siamo divenuti incapaci di farne a meno, spinti dal nostro desiderio di incasellare, categorizzare, ridurre l’orribile incertezza che ci circonda per creare un ordine illusorio? Scegliendo di essere qualcosa – qualunque cosa scegliamo la finitezza dell’essere e rinunciamo alle infinite possibilità del non-essere, sacrificando la proteiforme capacità umana di reinventarsi ancora, e ancora, e ancora.
(Note del regista Pier Vittorio Mannucci)

Teatro Trastevere

Via Jacopa de' Settesoli, 3
Info 3283546847
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www.teatrotrastevere.it



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