
Tra i vari “gioielli” che il compianto Mattia Torre ci ha lasciato, andando via troppo presto, c’è "Migliore", questo monologo, ormai iconico, cucito addosso vent’anni fa al suo amico, concittadino e coetaneo Valerio Mastandrea che lo ripropone in questi giorni - a suo dire per le ultime volte prima di cederlo ad altro interprete - nella culla d’esordio.
Pare infatti che il talento della Garbatella senta ormai d’aver dato (ma immaginiamo anche preso) tutto ad Alfredo e alla sua metamorfosi e sia ormai pronto a seguire la pièce, che senz’altro avrà ancora vita lunga, sotto un’altra veste, quella della regia. Alfredo Beaumont (impossibile non pensare nella scelta del nome ad Alfredo Germont, il protagonista de La Traviata) è un uomo medio (normale?!) dei nostri tempi (ma forse più degli inizi del secolo), solo, insicuro, remissivo ai limiti della vessazione in famiglia, nel proprio condominio e soprattutto sul posto di lavoro (di evidente fantozziana memoria gli incontri tra il protagonista e il vertice dell’azienda in cui egli è impiegato) dove si realizzano desideri di lusso per clienti senza limiti di spesa e si tengono gli addetti al call center, tra cui Alfredo, in continua apprensione, paventando necessari, impellenti tagli al personale. Un goffo sinistro, del tutto accidentale, imputabile a bontà e disponibilità - caratteristiche che in un mondo perfetto chiameremmo qualità! - trasforma la linea della vita di Alfredo che da retta diventa parabola ed ecco che quello che al pubblico inizialmente pare un percorso verso la liberazione diventa via via una corsa irrefrenabile che passando per l’assertività va oltre, fino al cinismo, all’arrivismo, alla spietatezza… insomma al miglioramento! Ecco allora che la società apre al nostro tutte le porte del successo: la crescita professionale, la conquista delle donne, il benessere fisico, il timore reverenziale del vicinato. Tutto ciò al piccolo prezzo di un’anima e di una coscienza stravolte e colorate delle tinte morali più fosche e abiette. Per un’ora, come sempre accade con Torre, si ride e si pensa. L’infaticabile osservatore, romanamente dissacrante di Boris, Dov’è Mario? e Figli, fortemente comico e però gentile e mai sguaiato, grazie ad un testo potente davvero e a un Mastandrea oggi più maturo e meno cinematografico di un tempo (l’attore si supera soprattutto nei cambi di tono e di timbro, indispensabili per i discorsi diretti tra Alfredo e il resto del suo mondo), ci mostra, sì, una “parabola” ma nel suo doppio significato: di apologo, quasi allegorico e di traiettoria, dalla paradossale condizione di inadeguatezza del come si dovrebbe essere, secondo valori comunemente riconosciuti come positivi, all’adeguatezza ottimale dell’uomo cattivo. Non è detto che Torre scrivesse per mandare messaggi ma se così fosse ci dovremmo forse interrogare sull’eventuale inevitabilità dello schianto finale, a termine tragitto. A parere di chi scrive, la risposta è sotto gli occhi di tutti: se di parabola si tratta, tra l’ascesa e la discesa dei due rami deve per forza esistere un vertice. A margine una nota di plauso va allo straordinario disegno luci, senza il quale Mastandrea perderebbe l’unico, preziosissimo alleato e con esso una gran fetta della riuscita dell’opera.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 15 gennaio 2025.
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MIGLIORE dal 15 gennaio al 4 febbraio 2025
VALERIO MASTANDREA
Scritto e diretto da Mattia Torre Produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo credit fotografico Arianna Fraccon
Migliore è la storia comica e terribile di Alfredo Beaumont, un uomo normale che in seguito a un incidente (di cui è causa, di cui sente la responsabilità e per cui sarà assolto) entra in una crisi profonda e diventa un uomo cattivo. Improvvisamente, la società gli apre tutte le porte: Alfredo cresce professionalmente, le donne lo desiderano, guarisce dai suoi mali e dalle sue paure. Migliore è una storia sui nostri tempi, sulle persone che costruiscono il loro successo sulla spregiudicatezza, il cinismo, il disprezzo per gli altri. E sul paradosso dei disprezzati, che di fronte a queste persone chinano la testa e – affascinati – li lasciano passare. Mattia Torre, è nato a Roma il 10 giugno 1972. Frequenta il Lycee Chateaubriand dove conosce Giacomo Ciarrapico, Pietro Sermonti e Andrea Sartoretti. Si diploma in Francia nel 1991 e si iscrive alla facoltà di sociologia di Roma. Nel 1994, insieme a Giacomo Ciarrapico scrivono il loro primo spettacolo, “Io non c’entro” che debutta al teatro Tordinona. Nasce la Compagnia del Cianti e negli anni successivi scrivono e mettono in scena “Tutto a posto” (1996), “Piccole anime” (1998) e “L’Ufficio” (2001). Nel 1998 partecipa come attore nel film di Giacomo Ciarrapico “Piccole anime”, una sorta di making of dello spettacolo, presentato poi al Torino film festival di quell’anno. Nel 1999, poco dopo il servizio civile all’Arci, parte per l’Albania come volontario in un campo profughi kosovaro. Scrive quindi “Faleminderit” (“Grazie” in albanese), una sorta di diario e di appunti sull’esperienza vissuta. Nel 1999 insieme a Giacomo Ciarrapico partecipa alla scrittura della serie “Baldini e Simoni” andata in onda su Raidue. Nel 2000, con Luca Vendruscolo e Massimo De Lorenzo, partecipa alla riscrittura del film “Piovono mucche”, la cui precedente versione vinse il Premio Solinas nel 1996. Il film sarà poi girato nel 2001 con la regia di Luca Vendruscolo e Mattia interpreterà uno dei protagonisti. Nel 2003 scrive “In mezzo al mare” e vince la rassegna “Attori in cerca d’autore” ideata da Ennio Coltorti. Il monologo è interpretato da Valerio Aprea. Nel 2004, per la stessa rassegna scrive “Sopra di Noi” con Cristina Pellegrino e Carlo De Ruggieri. Lo stesso anno scrive “Infernetto” con Giorgio Tirabassi e Daniele Costantini, spettacolo che andrà poi in scena al teatro Brancaccio. Tra il 2003 e il 2004 scrive la serie tv “Cuori rubati” (insieme a Luca Vendruscolo) e “Love bugs”. Nel 2004, all’interno della rassegna teatrale “LET – Liberi esperimenti teatrali” Mattia propone “In mezzo al mare” in versione lunga, sempre con Valerio Aprea, e i due monologhi brevi “Il topo” e “Il figurante” con Carlo De Ruggieri e Massimo De Lorenzo. Tra il 2004 e il 2005 scrive il monologo “Migliore” per Valerio Mastandrea che debutterà al teatro Piccolo Jovinelli. A partire dal 2004 entra a far parte della squadra di autori del programma di Serena Dandini “Parla con me” per Raitre. (fonte: comunicato stampa)
Orari spettacolo mercoledì 15, giovedì 16, sabato 18, martedì 21, venerdì 24, martedì 28 gennaio, mercoledì 29, giovedì 30, venerdì 31 gennaio, sabato 1 febbraio ore 21:00 venerdì 17, mercoledì 22 e giovedì 23 gennaio ore 19:30 sabato 25 gennaio ore 16:30 domenica 19, 26 gennaio e 2 febbraio ore 17:00

Teatro Ambra Jovinelli Via Guglielmo Pepe, 45 Roma
tel: 06 83082884 – 06 83082620 fax: 06 4457221 e-mail:
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web site: https://www.ambrajovinelli.org/
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