E' l'America primordiale come effettivamente dovrebbe essere narrata, cioè in termini crudi, scabrosi, sanguinosi. C'è tutta la miseria umana immaginabile, nei 6 episodi che compongono il titolo (dal 9 gennaio su Netflix): un pot-pourri di omicidi, stupri, massacri, corruzione, tradimenti, intrighi, psicosi, deliri religiosi e qualsivoglia altra infima bassezza. Quanto sopra assume toni ancora più minacciosi grazie ad una fotografia oltremodo crepuscolare (anche quando la scena è girata in pieno giorno o nel candido scenario di una montagna innevata), così perseguendo il chiaro scopo di catapultare l'attenzione sulla drammaticità degli innumerevoli eventi brutali. Una regia straordinariamente dinamica, che mai segna il passo né rallenta, così evitando saggiamente di allungare gratuitamente il brodo (una debolezza che tipizza da sempre buona parte delle serie tv, comprese quelle di successo), valorizza una recitazione piuttosto esemplare da parte dell'intero cast (si segnalano al riguardo, la multi-espressività di Betty Gilpin, il disincanto di Saura Lightfoot-Leon e la lucida follia mistica di Kim Coates, fra i più attendibili cattivi mai interpretati), riuscendo anche a far perdonare una manciata di maldestre debolezze: il carattere poco credibile del personaggio Isaac Reed, l'attore Taylor Kitsch (che passa in maniera troppo repentina da un cinismo di stampo nichilista ad una resurrezione buonista a vocazione sentimentale); un branco di lupi che penetra dentro una catapecchia con l'intento di divorare due ragazzi, ignorando, nelle immediate vicinanze, almeno tre cavalli vivi e una manciata di cadaveri umani ancora caldi (appena fatti fuori proprio dal citato Reed); la pacifica Abish Pratt (interpretata dalla citata Lightfoot-Leon), mite donna mormone che si tramuta in una spietata guerriera pellerossa neanche fosse un alieno mutaforma (arrivando addirittura a farsi pitturare la faccia con i colori di guerra). |
American Primeval Betty Gilpin - Sara Rowell |