Una risposta a questa domanda la può fornire il nuovo spettacolo "L'arte della truffa" ove una regia briosa e un nugolo di attori brillanti ci catapultano in un contesto di coppia ove il marito onesto (Roberto Giordano), proveniente da una famiglia proba e molto religiosa, è accompagnato dalla moglie garibaldina (Carla Ferraro), una personcina a modo che possiamo definire tendente alla figura della truffatrice, pur condizionata dal modus comportamentale del citato coniuge. Il fratellastro di quest'ultima, il mattatore Biagio Izzo, si può certamente definire un truffatore professionista, ed infatti passa più tempo in carcere che a casa. Ad arresti domiciliari ottenuti, piombato nella casa di sorella e cognato, egli viene costantemente controllato da un appartenente alle forze dell'ordine (il carabiniere Ciro Paciullo), il quale, nella migliore tradizione della commedia dell'equivoco, appare nei momenti meno opportuni, nell'imbarazzo dei presenti. Il Cardinale (Arduino Speranza), altra figura fondamentale della pièce in esame, è invece la vittima della truffa. Sono tutti coinvolti, ognungo a suo modo, in un'operazione macchinosa ma assai comica, talvolta surreale, che scatenerà diversi effetti: benefici personali per il religioso ma anche un concreto aiuto per i bimbi disagiati del Kenia. Nel caso specifico, a modesto parere di chi scrive, quel proverbio di cui si è detto ad inizio recensione può certamente essere visto in un'accezione generalmente positiva. Risate assicurate. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 15 gennaio 2025. |
L'arte della truffa
|