Pietro (Erik Tonelli), giovane di bell'aspetto ed aspirante attore, guadagna la scena insieme alla scoppiettante cugina Maria (Tosca D'Aquino), che lo vede titubante potenziale acquirente dell'abitazione, propinata da una cinica agente ridens la quale riesce in corner a centrare l'obiettivo di vendita mascherando maldestramente le caratteristiche negative dell'alloggio paventandole come imperdibili pregi. Non tardano quindi a palesarsi soprannaturali commistioni fra il terreno ed il trascendente. Il nugolo di spettri, fatto di cinque talentuosi e navigati nell'arte del teatro, incapsulato in una rarefatta dimensione collocata fuori dal tempo, in uno spazio compresso, è perfettamente visibile e udibile unicamente dall'aspirante attore. Questo ne determina un feeling esclusivo che lo transiterà fuori dalle sue insicurezze di imberbe omosessuale affatto spregiudicato. Il carattere di reciproco equo scambio, tuttavia, farà si che l'attoriale compagnia venga a sua volta liberata dal confino altrimenti perpetuo, grazie all'ausilio del giovane che non si lascia intimorire dalla paurosa stranezza della situazione ma la cavalca e la determina tramite un ascolto attivo ed un sentire autentico del soprannaturale con cui si trova ad interagire. Come sempre la leggerezza della commedia ben strutturata in cui il maestro, regista e drammaturgo della pièce, Ferzan Özpetek, immette elementi a lui cari mescolando divertimento, lacrime e dramma come nella vita, amalgamandoli attraverso un misterioso gioco di opaca rifrazione. L'adattamento scenico di uno dei suoi più complessi successi cinematografici, Magnifica Presenza, riesce a restituirci il senso mistico e quantico dell'ultraterreno in forma apparentemente frivola. Consigliato! La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 13 dicembre 2024 |
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