Chilometro_42
Roma, Teatro Spazio Diamante Sala White, dal 12 al 15 dicembre 2024

Quarantadue chilometri, una maratona, una corsa che può cambiare il mondo. Lo spettacolo, nato dalla penna di Giovanni Bonacci, racconta di una gara fatta non per arrivare primi al traguardo, ma per risvegliare gli animi di un'America assopita e contraddittoria.

"Chilometro_42" è un monologo arricchito da brani musicali eseguiti dal vivo, che racconta la storia e l'avventura di Kathrine Switzer, la prima donna a correre una maratona ufficiale, nel 1967.  Ad interpretare l'intemerata atleta è una passionale e bravissima Angela Ciaburri, che riesce ad esprimere totalmente tutte le paure, le incertezze, le umiliazioni, ma anche la fortissima voglia di riscatto di Kathrine. Il monologo scorre veloce, forte di una enorme componente emotiva che coinvolge il pubblico quasi in un tifo per la giovane donna che, sfidando tutte le restrizioni e convenzioni dell'epoca, riesce a cambiare il corso della storia dello sport femminile.
Angela Ciaburri, regista oltre che interprete dello spettacolo, non si risparmia: la sua interpretazione, dopo una prima parte di racconto, diventa realmente una maratona, una corsa in cui l'attrice si cimenta sul palco, riuscendo a dimostrare, oltre le doti interpretative, anche una non indifferente resistenza fisica.
Sicuramente efficace l'accompagnamento musicale eseguito da Munendo che contribuisce significativamente a ricreare l'atmosfera del periodo storico in cui la vicenda si svolge. Canzoni dell'epoca e sottofondo di effetti sonori, accompagnano il racconto, probabilmente poco conosciuto al grande pubblico, ma di enorme portata sociale.
"Chilometro_42" è un’opera valida ed accurata che riesce a trattare con leggerezza ed eleganza il tema della richiesta femminile di emancipazione e riconoscimento personale. Molto accurata la poetica del monologo che, non cadendo mai di ritmo, allontana qualsiasi momento di noia. Valore aggiunto della pièce è poi il messaggio sotteso che lancia allo spettatore: il dolore, la voglia di esistere come donna e non come appendice maschile, le lotte per il riconoscimento e per avere pari dignità con i maschi (bianchi) privilegiati.
Una rappresentazione complessa che riesce ad alternare ritmi lenti a momenti frenetici, buio e luce, drammaticità e gioia, rimarcati dalla voce e corporeità dell'artista e dai suoni di sottofondo. Variazioni che rappresentano i tanti momenti diversi vissuti dalla protagonista e che propongono un gradevole intreccio tra la storia personale di Kathrine ed il momento storico e sociale vissuto.
"Chilometro_42" appare quindi come un inno ed un plauso a tutte le donne che con la loro determinazione sono riuscite a dare un corso diverso alla storia. Spettacolo assolutamente da vedere.


 

Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 12 dicembre 2024.


CHILOMETRO_42

scritto da Giovanni Bonacci
diretto e interpretato da Angela Ciaburri
musiche ed effetti live by Munendo
supervisione partiture sceniche Erika Puddu
supervisione artistica Matteo Santilli
produzione Progetto Superficie

REGIA ANGELA CIABURRI

CHILOMETRO_42 è uno spettacolo che narra le tappe fondamentali della vita di Kathrine Switzer: la prima donna nella storia ad aver corso una maratona ufficiale.
Dalla prima infanzia alla pubertà, dal Liceo all’Università; Kathrine non è che il paradigma di una ragazza qualunque alla ricerca della propria identità. La vediamo affrontare i momenti cruciali della sua vita; le prime esperienze, la ricerca forsennata di modelli da seguire, la frustrazione nel non trovarli, la faticosa creazione di un proprio percorso, l’approdo nell’isola felice delle passioni.
E sarà proprio la sua più grande passione, la corsa, a renderla involontaria eroina di quella perpetua battaglia tra maschile e femminile.
La pièce è strutturata lungo tre piani narrativi, nei quali si avvicendano diversi personaggi, interpretati dalla stessa attrice: Kathrine, la narratrice, e altri, coprotagonisti di una biografia romanzata, che fa del passaggio da registri brillanti a registri drammatici il suo punto di forza.
Il tutto è accompagnato da un musicista dal vivo che, oltre a una vasta strumentazione "classica", utilizza una loop station. Qui la musica non fa da mera colonna sonora, ma si interseca, fa da contrappunto; più che un monologo è un dialogo tra linguaggi diversi.
La corsa, già di per sé, contiene una serie di metafore che vale la pena raccontare: “corsa” come viaggio, misura di se stessi, avvicinamento al trascendentale; nello spettacolo, infatti si corre: partiture fisiche, che declinano, in tanti modi diversi, questo sport nei suoi aspetti più tecnici e spettacolari. Ma, attraverso questo personaggio, che ha segnato profondamente il mondo dello sport ed il suo rapporto con la società civile, l’obiettivo è quello di interrogarsi su temi ancora scottanti, quali l’inclusione, il riconoscimento e la parità dei diritti. Qui, infatti, la corsa, più che oggetto della messa in scena, diventa allegoria: la ricerca della propria identità passando attraverso crepe, crisi e rotture.
Siamo negli anni 60’, nel paese più all’avanguardia al mondo - gli Stati Uniti - molte cose stanno cambiando e importanti eventi, dalla guerra in Vietnam alla “Marcia su Washington”, catalizzano lo sguardo dell’opinione pubblica. In quegli stessi anni, silenziosamente, si fa strada una questione che solo decenni dopo avrebbe conquistato l’attenzione che merita: la parità di diritti fra uomini e donne.
La partecipazione di Kathrine Switzer alla Maratona di Boston non intendeva essere un atto di disobbedienza civile; ma il semplice conseguimento di un sogno: quello di prendere parte alla più antica manifestazione sportiva americana. Dopo i primi chilometri, tuttavia, realizza di essere stata ammessa per errore e che gli organizzatori non accettano donne all’interno della gara; tale è la loro opposizione, che il Responsabile della Maratona- Jock Semple – scenderà personalmente in strada per escluderla (ricorrendo alla violenza fisica) fuori dal tracciato. Kathrine riuscirà a rimanere in gara e terminerà il percorso 3 ore più tardi, grazie alla tenace difesa del suo allenatore e alla sua straordinaria forza d’animo.
Era il 1967 e la sua iniziativa, coraggiosa e, almeno all’epoca, controversa, ebbe un effetto dirompente, sia nel successivo sviluppo del ruolo delle donne nello sport, sia, in maniera più vasta, nella lotta per l’emancipazione femminile in ogni ambito.
(Fonte: comunicato stampa)

SPAZIO DIAMANTE
Via Prenestina, 230/B
Roma RM
Da giovedì a sabato ore 21
Domenica ore 17
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