Gradevole rievocazione con alcuni dei protagonisti della commedia sexy all'italiana.
Alvaro Vitali, nel ruolo irriverente e scanzonato di Pierino, occupa un posto d'onore, con le sue battute sferzanti e il suo (mai domo) spirito impunito. Il romano è accompagnato da attori minori ma praticamente onnipresenti nei principali film di settore: Sandro Ghiani, ad esempio, che ricordiamo quale efficace caratterista nel perenne ruolo di sardo ingenuo e talvolta non particolarmente reattivo a fianco di Lino Banfi, Diego Abatantuono, Adriano Celentano, Renato Pozzetto, Jerry Calà in film quali "Il bisbetico domato", "Mia moglie è una strega", "Un sacco bello" (tutti del 1980), "Fracchia la belva umana" e "Pierino il fichissimo" (entrambi del 1981); Sergio Di Pinto, romano popolano, per non dire verace, spalla ricorrente in tantissimi lungometraggi, fra i quali "Io tigro, tu tigri, egli tigra" (1978), "Delitto al ristorante cinese" (1981), "Delitto in Formula Uno" (1984) e il notissimo "W la foca" (1982); Carmine Faraco, certamente il più noto dei tre, attore poliedrico dalle tante vite (che abbiamo particolarmente apprezzato nel suo recente spettacolo "Figlio di un rock"): noto principalmente per il tormentone "L'uomo dei pecché", con il quale è letteralmente esploso in trasmissioni quali Zelig e Colorado, il caratterista vanta partecipazioni residuali nei film sexy (nel citato "W la foca" è protagonista di una scena cult dove fa cigolare il letto assieme a Michela Miti), mentre è certamente noto per la sua partecipazione a lungometraggi autorali, sempre a vocazione ilare, quali, tra gli altri, "Ricomincio da tre" (1981), "In viaggio con papà" (1982) e "Così parlò Bellavista" (1984), a fianco di attori di prim'ordine quali Massimo Troisi, Alberto Sordi, Luciano De Crescenzo. Questo gruppo di attori, che pare assortito senza alcuna pretesa di organicità, riesce invece a colpire nel segno, grazie ad incastri abili che generano una commedia irreverente e sboccata ma certamente gradevole, nella quale, oltre a rievocare alcuni tormentoni di quei film (il primo dei quali, "Col fischio o senza?", furbescamente rubricato nel titolo dell'opera), vengono omaggiati lungometraggi che di sexy avevano ben poco ma che oggi sono connotati della blasonata etichetta cult (tra questi, "Ritorno al futuro" e "Il Tassinaro"), e sono addirittura offerti insospettabili spunti riflessivi afferenti alla patologia dei ragazzi che si chiudono in camera (meglio nota come sindrome di Hikikomori) e alla comicità che cambia grazie (o per colpa) di attuali dogmi inappellabili legati al politicamente corretto. Sul palco compaiono altri attori a vocazione caricaturale: due donne particolarmente vulcaniche, un bimbo di 9 anni a cui spetta il difficile compito di gestire in solitaria i primi momenti, due caratteristi che paiono omaggiare ognuno differenti elementi della comicità demenziale dell'indimenticato Bombolo e, soprattutto, Valentino Fanelli, vero mattatore della serata, capace di non scomparire di fronte ai più noti colleghi, incredibilmente abile a gestire il pubblico, spesso coinvolto incursionando la quarta parete, non di rado improvvisando tout court. Il successo della commedia è testimoniato sia dal tutto esaurito, sia dalla presenza, tra gli astanti, della tuttora affascinante Nadia Bengala, già Miss Italia 1988, tra le maestrre più seducenti della indimenticata saga di Pierino. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 29 novembre 2024. |
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