Il Teatro Carcano ospita per sette giorni, a partire dal 25 novembre, una straordinaria carrellata di eventi in occasione della Giornata Internazionale per l'eliminazione della Violenza contro le Donne, quali reading, monologhi, happening, testimonianze e talk interattivi, con l'obiettivo di promuovere un approfondimento condiviso e una ricerca unanime di soluzioni per contrastare il fenomeno di ogni forma di violenza di genere. Nato dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio, il libro che l'autrice Serena Dandini scrisse in collaborazione con la ricercatrice del CNR Maura Misiti, da cui è tratta la rappresentazione, trae ispirazione da decine di storie vere e, come ristoro ad un averno senza tregua, l'amabile attrice, conduttrice, scrittrice e autrice televisiva italiana, ha immaginato un accogliente paradiso popolato dalle medesime, ormai cadaveri, ma vive nello spirito e libere finalmente di esprimere la loro energia emozionale. E' stata una di quelle volte in cui, per assistere ad una pièce, si è reso necessario praticare una seduta di training autogeno finalizzata al controllo della gestione emotiva, poiché l'astante in questione, quello chiamato al compito di commentarne il contenuto, è parte dello stesso in qualità di vittima potenziale. Non è facile decidere deliberatamente di presenziare ad un'opera, riconoscendone l'inestimabile valore catartico, senza tuttavia avere la lucida opportunità di intravedere, sia pure in lontananza, la fine del torvo ipnotico turbine grondante di rosso sangue. L'oppressore che vessa, percuote ed uccide, ma che soprattutto compie il gesto più aberrante rubando la libertà d'azione in tutte le sue declinazioni, troppo spesso abita con noi, in seno alla famiglia, oppure orbita all'interno della nostra vita per scelta consapevole malgrado sia evidente la valenza minacciosa che questa presenza racchiude. Il killer, sovente, non sa di esserlo e nessuna osa contrariarlo nelle sue perfide manifestazioni, perché, magari, assecondarne le gesta metterà la potenziale vittima al riparo da fatali reazioni. Il carnefice, tuttavia, potrebbe decidere di tenderci un agguato nascosto dietro un albero mentre facciamo footing a Central Park, nel cuore della Grande Mela, decretando arbitrariamente che quell'allenamento, durante il quale indossiamo le nostre fiammanti sneakers k2 ultra ammortizzate di color viola, sarà l'ultimo. Delitti annunciati, occasioni mancate per le quali la società, il sistema, le istituzioni avrebbero dovuto mettere in campo delle azioni preventive e repressive volte a salvare delle vite umane e di conseguenza ad arginare il fenomeno che è palesemente diventato incontenibile. Sodalizio speciale quello che lega la scrittrice e protagonista all'ineguagliabile Lella Costa, utile ad innescare un circuito virtuoso della durata di 120'. Nessuna retorica ha accompagnato questo spettacolo, parcellizzato in monologhi declamati da 13 commosse lettrici tangibilmente coese nell'intenzione di sensibilizzare il pubblico attraverso la parola che germoglia in frase, che germina in concetto, che sboccia in idea, che propaga virtù, la quale è alla base del rispetto nel vivere quotidiano. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 26 novembre 2024 |
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