Esperimento teatrale d'impatto con indicazioni agli spettatori su come comportarsi durante la rappresentazione e disvelamento finale, proposto in una location totalmente immersiva.
Storie di giovani vite, ricostruite attraverso la ricerca di materiale biografico, che prendono corpo in uno spettacolo dove ogni movimento, ogni sottofondo musicale o oggetto utilizzato, diventano una modalità espressiva di un disagio, di un malessere, o forse solo della voglia di riscatto per riuscire a gridare al mondo la propria dolorosa esistenza. Il tema affrontato nell'opera è indubbiamente forte: già parlare di disturbi della mente è complicato e per certi versi doloroso, se poi a questo si aggiungono vicende che coinvolgono personaggi famosi, il risultato può essere devastante. lo spettacolo è forte, coinvolgente e destabilizzante. I sei protagonisti interagiscono tra loro, ma il loro grido supera lo spazio teatrale per raggiungere il pubblico e quasi trascinarlo nella vicenda. La narrazione è cruda e impietosa. Il bianco degli abiti è asettico, quasi disumanizzante. Seppure in parte "romanzati" i dati biografici dei protagonisti sono coerenti con la narrazione ed emergono potenti nonostante il filtro della sofferenza e della malattia psichiatrica. I sei attori (Caterina Gramaglia, Camilla Ferranti, Alessio De Persio, Dario Masciello, Luca Di Giovanni, Leonardo Zarra) fortemente compenetrati nel loro ruolo, si muovono nello spazio ristretto compensandosi l'uno con l'altro, svelando la loro identità e mettendo a nudo il loro difficile e tormentato rapporto con la famiglia. Molti gli elementi che la regia (curata da Valentina Ghetti) riesce a far emergere dal testo: primo fra tutti il valore delle relazioni e la forza che deriva dallo stare insieme, dalla condivisione e dalla comprensione. La rappresentazione è un impietoso sguardo sui danni che la famiglia può provocare (con o senza intenzionalità) proponendo storie, non molto attuali, ma intrise di significati che non subiscono l'usura del tempo. Molte le riflessioni a cui l'autrice del testo invita e conduce in uno spettacolo che non lascia indifferenti, dove la follia forse non è tale e l'omologazione non rende "normali".
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 26 novembre 2024. |
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“Gli esclusi. Insane Situation Procedure” di Roberta Calandra adattamento e regia di Valentina Ghetti con Caterina Gramaglia Camilla Ferranti Alessio De Persio Dario Masciello Luca Di Giovanni Leonardo Zarra in collaborazione con Centro Culturale Mobilità delle Arti Roberto D’Alessandro e Obiettivo Roma
In un misterioso stanzone anonimo sei protagonisti si incontrano in un esperimento dai connotati inquietanti che li vede combattere per affermare finalmente la propria identità distrutta dalla Storia. Scopriremo che tutti e sei sono realmente esistiti e sono figli di famiglie illustri, distrutti psicologicamente da esigenze di potere politico o culturale: Rosemary Kennedy, Lucia Joyce, Benito Albino Mussolini, Aldo Togliatti, Giorgio Agnelli, Eduard Einstein… L’idea che muove questo progetto teatrale è quella che parte dall’indagine su alcuni personaggi, figli di celebri clan di potere economico e intellettuale, esclusi in qualche forma, quasi sempre quella del disagio mentale con conseguente internamento, dal loro contesto di origine. Eduard il figlio di Einstein, Lucia Joyce, Rosemary Kennedy, Giorgio Agnelli, Albino Daser, Aldo Togliatti hanno infatti subito una sorte analoga, andando a costituire una sorta di lato ombra delle rispettive famiglie di origine, sacrificando in nome di un ordine costituito talenti e sensibilità spiccatamente fuori dal comune. Quasi tutti possedevano una forte attitudine artistica, avevano una intelligenza fuori dal comune e spiccati talenti. Numerosi sistemi di indagine contemporanea, prime tra tutte le costellazioni familiari di Hellinger, evidenziano come l’esclusione deliberata dei membri di un clan abbia pesanti ripercussioni sui discendenti dello stesso. In questo testo si restituisce loro dignità e memoria. Ma lo scoprirsi analoghi nei vissuti e nelle percezioni, darà ai sei personaggi in cerca di esistenza un nuovo valore, intriso di riconoscimento, solidarietà e imprevedibilmente, amore. In una sorta di guerra senza esclusione di colpi i nostri protagonisti impareranno infatti a diventare sé stessi, costituendo un imprevedibile modello di realizzazione per tutti noi, per quelle zone intime e segrete che tendiamo a nascondere pur di apparire “normali” e che costituiscono invece la nostra più preziosa risorsa, quella che si esprime con l’anima. Sulla scena un esperimento all’interno di una stanza di un istituto psichiatrico, una stanza dove immaginari vetri nascondono gli scienziati-spettatori che osservano (e giudicano?) la follia presunta o reale dei protagonisti. Il siero placebo e gli stimoli a cui i nostri sei eroi verranno sottoposti li porteranno a raccontarsi, litigare, piangere sotto gli occhi vigili del pubblico in un'escalation di situazioni grottesche, dolci, commoventi al punto che i “pazzi" scimmiotteranno i "pazzi" per essere accettati dai "normali". (Fonte: comunicato stampa)
Teatro di Documenti via Nicola Zabaglia, 42 00153 Roma tel. 06/ 45548578 cell. 328/8475891
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