A trent’anni dalla prima rappresentazione, “Una stanza al buio” torna in scena con la direzione di Claudio Boccaccini, riproponendo tutta la sua carica di mistero.
Due soli attori sul palco, anche se i personaggi dell’intricata vicenda sono diversi: figure che aleggiano, sono parte integrante della storia, ma non appaiono, lasciando spazio all’immaginazione dello spettatore ed intensificando la suspense che l’opera emana. Il testo, carico di “non detto”, se da un lato incuriosisce il pubblico che solo durante il dipanarsi della rappresentazione comincia a capire la dinamica che si concretizza all’interno dell’appartamento tra i due protagonisti, dall’altro, in alcuni momenti, diventa un po’ troppo appesantito da una narrazione che non riesce mai ad essere lineare e chiara. Ne deriva uno spettacolo un po’ mono-tono senza particolari guizzi, fortemente psicologico e scrutante l’animo umano. La storia ruota infatti intorno alle dinamiche ed ai dialoghi fra l’uomo (etichettato negativamente come portiere dello stabile) e la misteriosa donna, sempre ambigua, mellifua e ammaliatrice, palesemente interessata a raggiungere uno scopo ai danni dell’ignaro e insicuro interlocutore. Lo spettacolo si articola in uno scambio di battute, ingarbugliati dialoghi, brevi litigi, che i due attori (Giulia Morgani e Stefano Scaramuzzino) padroneggiano sapientemente; l’opera si alimenta con i suoi personaggi mostrando i loro caratteri e, soprattutto, alcune debolezze (principalmente maschili) accanto a specifiche scaltrezze (spiccatamente femminili). Ne deriva un perverso meccanismo che però, a parere di chi scrive, non riesce a stupire o affascinare lo spettatore che, seppure in attesa di sapere come andrà a finire, non riesce a sentirsi sufficientemente “preso” dalla narrazione. Una scenografia statica (tutto si svolge all’interno di una stanza) ed un poco significante sottofondo musicale, non aiutano a ravvivare lo spettacolo che, seppure gradevole ed intrigante, lascia un leggero senso di insoddisfazione, nonostante il disvelamento finale e sorprendente dell'intera vicenda.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 19 novembre 2024. |
|
STEP MEDIA
Presenta
“UNA STANZA AL BUIO”
Di Giuseppe Manfridi Regia Claudio Boccaccini Con Giulia Morgani Stefano Scaramuzzino Aiuto Regia: Giorgia Rumiz Costumi: Antonella Balsamo
Questo la scena: un appartamentino un po’ retrò che uno scapolo impenitente, non per nulla malvisto da un condominio incline alla terza età, ha svecchiato trasformandolo in una garçonnière sul cui pavimento campeggia una sinistra sagoma di gesso. I contorni di una salma. Di chi? Per l’appunto, dello scapolo impenitente. Ed è qui che si introducono un uomo e una donna. Lui è l’amministratore dello stabile, ma da tutti considerato e trattato come il portiere; lei, ben più misteriosa, è forse un’avventuriera alla ricerca non si sa bene di che. O meglio: non lo si sa all’inizio, ma lo si capirà alla fine. Terzo personaggio: una femmina di notevole avvenenza che saprà rendersi protagonista della storia senza nemmeno bisogno di comparire in carne e ossa ma solo attraverso la propria immagine in video. L’azione si consuma in un arco di tempo reale mentre, dal piano di sopra, discendono le melodie mielose di una festicciole organizzata per brindare alla salute di due fidanzati plurisessantenni. Fra l’uomo e la donna s’avvia una schermaglia che pare da poco sul principio, ma che si farà sempre più maliziosa e, poi complice sin quasi alla scabrosità, e, da ultimo, impietosa. La dinamica che si avvia e si consuma, è quella di un plagio progressivo. L’esito, un colpo di scena. Anzi due. Forse, tre. (Fonte: comunicato stampa)
Teatro Belli di Antonio Salines Piazza di Sant’Apollonia, 11 Roma Info e prenotazioni: 065894875
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
|