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Coda
Sounds Of Passion

Ecco un caposaldo del new-prog, peraltro largamente ignorato in Italia, quando non sottovalutato: a memoria, non ricordo neanche una recensione dedicata a quest'opera sulle riviste specializzate degli anni '80, senza contare la latitanza della stessa nei negozi di dischi, quantomeno della Capitale. Per prima cosa, quest'organico sa suonare molto bene: sono al riguardo evidenti gli studi classici di Erik De Vroomen e Pip Van Steen, rispettivamente tastierista e flautista, mentre il chitarrista Jack Witjes dimostra di apprezzare lo stile di Steve Hackett e la pregevole sezione ritmica è sublimata da Mark Eshuis, batterista mai scontato che, tra le altre cose, fa larghissimo uso di ghost notes.
L'album si struttura in tre lunghi brani, nei quali l'organico profonde stili ed influenze assai diversi, largamente pescati dagli anni '70.
"Sounds Of Passion" è una suite di quasi 30 minuti ove è espressa la passione per gli anni '70, segnatamente di matrice Yes e Genesis, gruppi dai quali vengono attinti sia i sinfonismi e i barocchismi più magniloquenti, sia le situazioni più riflessive ed intimistiche. Sporadicamente, inoltre, si rinviene l'influenza di certo prog italiano, sostanzialmente ascrivibile al Banco del Mutuo Soccorso, sempre dello stesso periodo storico.
"Crazy Fool And Dreamer" e "Defended", i due brani cantati dell'album, peraltro pregevolmente, sono maggiormente figli degli anni '80: esprimono entrambi un'iniziale vocazione pop che si trasforma in termini piuttosto epici nel proseguo, sempre previo largo uso di cambi di tempo, interruzioni, riprese, stacchi e quant'altro riconducibile agli stilemi propri dello specifico genere.
Fatta eccezione per l'introduttiva "Prologue" e per il canto gregoriano collocato all'interno di "Crazy Fool And Dreamer", tedioso il primo e decontestualizzato il secondo, l'album esprime un'eccellenza del new prog in termini mai prevedibili e scontati. L'opera assume maggiore significato anche considerando gli scarsi mezzi a disposizione della band, tipici delle produzioni indipendenti della compagine underground.
Se si esclude l'Italia, per i motivi accennati in premessa, i Coda riscontrarono incredibili consensi all'estero, come dimostrano le numerose ristampe del loro esordio: esaurita la prima (ad opera della Boni Records), una seconda edizione in vinile venne pubblicata sempre in Olanda appena un anno dopo (dalla Dureco Benelux), mentre nel 1993, una terza stampa in formato 33 giri fu oggetto delle attenzioni della coreana Si-Wan Records.
In cd le cose andarono ancora meglio: una prima tiratura dell'opera venne affidata nel 1991 alle olandese SI Music, alla quale fecero seguito un'edizione curata dalla Pseudonym (ancora una volta, una label olandese) e una addirittura doppia per conto della giapponese e prestigiosa Belle Antique, entrambe del 2007. Nel 2023, infine, quest'ultima ha curato l'ultima stampa, stavolta singola.
Il secondo lavoro del gruppo, "What A Symphony", del 1995 - nel quale viene sempre espressa una pregevole attitudine sinfonica, stavolta strutturata su 4 lunghi brani - riscontrò ampio successo in Olanda e Giappone, pur all'interno del mercato di nicchia tipico del new prog.









Erik De Vroomen: Grand Piano, Synthesizer [Assorted], Organ [Hammond, Pipe], Mellotron, Clavinet, Performer [Emax, Emulator], Gong, Synthesizer [Moog Taurus Bass Pedals], Percussion [Assorted], Backing Vocals, Producer
Pip Van Steen: Flute, Piccolo Flute, RecorderMark Eshuis: Drums, Percussion
Auke De Haan: Alto Saxophone [Alto Sax]
Jacky Van Tongeren: Bass [Fretless], Backing Vocals
Jack Witjes: Electric Guitar, Acoustic Guitar, Lead Vocals, Backing Vocals
Mark Eshuis: Drums, Percussions

Anno: 1986
Label: Boni Records
Genere: prog

Tracklist:
Sounds Of Passion: 
a) Prologue 2:16 
b) 1st Movement 7:10
c) 2nd Movement 4:05
d) 3rd Movement 5:35
e) 4th Movement 10:00
Crazy Fool And Dreamer 4:25
Defended 6:43


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