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Originariamente conosciuti come Heirborne, i Light furono molto popolari in Indianapolis, specie dal vivo, per gran parte degli anni '80. A dispetto della copertina, opera surreale che tradisce l'influenza del Roger Dean più visionario, questo album non esprime il prog degli immaginifici Yes di metà anni '70, sostanziandosi, invece, in una pregevole fusione di pop e prog di chiaro stampo anglosassone. "Do What You Gotta Do" e "It's For You" (la seconda è inutilmente divisa in due parti, spezzata, peraltro, dal cambio lato) richiamano le ballate degli Alan Parsons Project più melodici e accessibili, mentre i Supertramp con ancora Roger Hodgson nei ranghi sono evidentemente elevati ad archetipo in "Tryin' To Reach You" e in "Say What You Mean": il primo pezzo sembra pescato pari pari da "Breakfast in America" (e, da solo, vale l'acquisto dell'intero 33 giri); l'altro subisce l'ascendenza di "Crime Of The Centuury", pur nella sua vocazione vagamente blues. Estemporanee influenze floydiane di stampo onirico, segnatamente a firma del Richard Wright più riflessivo, sono rinvenibili in "Wild Goose Chase" (brano purtroppo fin troppo breve), mentre il prog sinfonico di stampo epico la fa da padrone in "Light Of The World" e, sempre il gruppo di Woolfson e Parsons, stavolta nella sua attitudine magnetica ed onirica, esercita chiaro ascendente in "Move On, Move Up". A parte il brano che fornisce il titolo all'album, mero prologo introduttivo, nonché "Won't You Come Home", ballata fin troppo stucchevole, l'unico momento debole, questo esordio esprime un considerevole potenziale da classifica, contesto dal quale, invece, la band si tenne lontano suo malgrado, nonostante, peraltro, le vendite considerevoli del titolo, pur nel solo Stato di appartenenza. Risulta peraltro sorprendente anche l'incapacità dell'organico di pubblicare un secondo lavoro. I singoli membri sono purtroppo scomparsi nel nulla, eccezion fatta per il tastierista Jeff Lantz e il batterista Steve Walker, entrambi relegati al ruolo di turnisti negli anni successivi: la collaborazione più rilevante del primo fu quella al servizio di Brian Wilson, per "No Pier Pressure", suo album solista del 2015, mentre il secondo lavorò, tra gli altri, per i cantanti Sharon Redd e Skip Mahoney, rispettivamente adusi ai generi disco e soul. |
John McDowell III - bass, vocals
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